Taranto Isolaverde, spiraglio dalla Regione
TARANTO – Si apre un piccolo spiraglio nella vertenza della società partecipata della Provincia, ‘Taranto Isolaverde’. La Giunta regionale ieri ha approvato – su proposta del presidente Emiliano che ha la delega all’Ecologia, l’aggiornamento del piano provinciale dei rifiuti di Taranto. Come richiesto dalla stessa Provincia, la Regione ha accettato di modificare il Piano provinciale dei rifiuti, per la promozione di interventi straordinari di rimozione dei rifiuti abbandonati e dei rifiuti contenenti amianto sulla viabilità extraurbana comunale e provinciale, anche utilizzando le società in-house provinciali per gli interventi. La Regione ha quindi acconsentito alla modifica del piano, precisando che le risorse (circa 900 mila euro sugli oltre 27 milioni di euro complessivi) sono già a disposizione della Provincia di Taranto, che attua il piano nelle modalità che ritiene più opportune e conformi alla normativa.
“La Regione Puglia – ha dichiarato ieri il governatore Emiliano – in tempi rapidi ha rimodulato la somma di 900mila euro che era già nella disponibilità della Provincia di Taranto per la pulizia delle strade. Quello che la Provincia di Taranto ha chiesto è stato fatto tempestivamente”. Ecco dunque confermato quanto dichiararono tempo addietro i dirigenti della Regione Puglia. Ed il mistero dei famosi 950.000 euro spariti, almeno politicamente, non ha più motivo di esistere. Ora tocca alla Provincia utilizzare quei fondi e convertirli in lavoro per i dipendenti di ‘Taranto Isolaverde’. A tal proposito ieri si è svolto un incontro in Prefettura, definito “assolutamente inutile e paradossale” dallo Slai Cobas per il sindacato di classe, a cui ha brevemente partecipato anche il governatore Emiliano. Inutile perché appunto la Regione ha giù portato a termine tutti i passaggi burocratici di propria competenza.
La somma in questione infatti, è veicolata al suo utilizzo pratico (quindi ai progetti della Provincia), non certo per pagare gli stipendi dei lavoratori, alcuni dei quali da giorni protestano da diversi giorni. Hanno occupato un deposito sulla statale 106 sostando all’interno di un edificio fatiscente, adiacente agli spogliatoi. Due di essi hanno anche iniziato uno sciopero della fame e della sete. Altri operai e rappresentanti sindacali da giorni tengono invece un sit-in all’esterno della Prefettura.
La questione è sempre la stessa: i 230 lavoratori della società partecipata hanno incassato l’ultimo stipendio ad aprile e sono in solidarietà al 50% sino a novembre: in parole povere, portano a casa ogni mese tra i 250 e i 300 euro. Ma ad oggi mancano anche quelli, visto che la Provincia, che essendo il socio unico della società partecipata è l’unica preposta al pagamento degli stipendi, sostiene di non avere più le risorse per pagare gli stipendi ai lavoratori e per continuare ad erogare i servizi di cui si occupa “Isolaverde”. In più, attendono anche la quattordicesima. Così come continua a restare un mistero il fatto che stante così le cose, la Provincia potrebbe (o dovrebbe) dichiarare il dissesto finanziario, cosa che però non avviene, visto anche che i cittadini continuano a pagare regolarmente le tasse di scopo (per un ammontare di 11 milioni di euro che tra l’altro servono anche e soprattutto a finanziare le attività della società partecipate, tra cui appunto ‘Taranto Isolaverde’).
Per oggi è previsto un incontro a Bari tra il presidente della Provincia Martino Tamburrano ed il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, nell’ambito dell’incontro con tutte le provincie per fare il punto della situazione. Il cronoprogramma del riordino delle funzioni – come ha spiegato alla fine di aprile la Corte dei Conti sezione nazionale delle autonomie – non è stato rispettato, con la conseguenza che a 400 giorni dall’entrata in vigore della legge le funzioni non sono state né scorporate né trasferite. Il passaggio in realtà si sarebbe dovuto compiere a tre mesi dall’entrata in vigore della legge intestata all’attuale ministro delle Infrastrutture. Alla mancata riorganizzazione delle funzioni degli “Enti di area vasta” – questo il nome delle “nuove” Province – si sono aggiunti poi i tagli, notevoli, della legge di Stabilità 2015 – chiamati “contributi alla finanza pubblica” -, che ha imposto agli enti provinciali una “riduzione della spesa corrente pari ad 1 miliardo (1.180 milioni) di euro per il 2015, 2 miliardi per il 2016 e 3 miliardi per il 2017” (dati Corte dei Conti). A tutto questo si è aggiunto il ritardo delle Regioni ad approvare le proprie leggi di riordino delle funzioni delegate o trasferite alle Province. E intanto i lavoratori aspettano.
Gianmario Leone (TarantoOggi)