Un enorme calderone in cui sono finiti inquinamento ambientale, salute umana e responsabilità istituzionali e imprenditoriali a tutti i livelli. «Non ultima – ha spiegato stamane in conferenza stampa Lazzàro – la salubrità dei prodotti agricoli, l’immagine delle nostre tipicità con marchio Taranto e la semplice possibilità di poter liberamente portare avanti la propria azienda zootecnica come, invece, è tuttora vietato nel raggio di 20 km attorno alle ciminiere Ilva per il rischio diossina». «L’obiettivo di Confagricoltura Taranto – ha sottolineato il presidente – è uno solo: che alla fine dell’iter processuale venga affermato con forza che l’ambiente e chi vi opera vanno tutelali e non inquinati. Dunque: chi inquina paga, penalmente e civilmente».
E per dare ulteriore “sostanza statistica” alla propria posizione, Lazzàro ha ricordato i recenti dati economici contenuti nel Rapporto Taranto 2015 e diffusi dalla Camera di Commercio: «Il settore agroalimentare tarantino – ha affermato – è il miglior comparto economico in Puglia, con una crescita che si attesta al più 18,9% del valore aggiunto. E tuttavia, sul versante dell’export, si registra una fase a singhiozzo: l’importante incremento nel 2012 (+19,8%) è stato più che annullato da successivi cali del 19,7% e del 3,5% rispettivamente nel 2013 e nel 2014. Abbiamo curiosità e speranza di poter scoprire se anche tra questi numeri altalenanti e le risultanze del processo “Ambiente Svenduto” esista un nesso di causalità oltre che, come mi pare evidente, temporale. Ci siamo costituiti parte civile nel processo per difendere il mondo agricolo, almeno quello che rappresentiamo, e il ruolo fondamentale che esso svolge in direzione di un ambiente sano e un’economia sostenibile. Va ribadito, tuttavia, che la nascita della new-co Ilva renderà vana ogni pretesa risarcitoria, per cui riteniamo necessario che il governo, dopo i tanti interventi normativi disposti, si faccia carico anche di questo aspetto con un provvedimento ad hoc».
Dal punto di vista più strettamente processuale, è l’avvocato Donato Salinari a rappresentare e difendere Confagricoltura Taranto con l’obiettivo – ha chiarito – di “collaborare all’accertamento dei fatti ed ottenere l’integrale risarcimento dei danniper i danni causati dall’inquinamento ambientale e dagli effetti collaterali che questo ha provocato”. «Non v’è dubbio – ha ricordato il legale citando i contenuti della costituzione di parte civile di Confagricoltura – così come ritiene il Legislatore alle norme indicate e contestate agli imputati, che questi ultimi, con la loro plurima e concorsuale condotta si siano resi responsabili di comportamenti gravi, riprovevoli ed altamente lesivi dell’immagine, del decoro, della struttura organizzativa e del patrimonio economico degli associati. A causa dei comportamenti illeciti tenuti dagli imputati si è verificato un danno di immagine ed economico per Confagricoltura Taranto oltre che degli associati della stessa associazione con evidente ed ingiusto profitto da parte dei soggetti imputati».
«La responsabilità – ha rimarcato l’avvocato Salinari – emerge non da elementi astratti ma da elementi oggettivi di indagine, compreso l’atteggiamento tenuto in modo volontario e premeditato da parte degli imputati, i quali erano ben consapevoli del danno che stavano provocando e dell’ingiusto profitto che stavano conseguendo. Confagricoltura Taranto ed i suoi associati hanno subito un danno notevole, valutato in dieci milioni di euro, e per questi motivi essa si è costituita parte civile al fine di tutelare gli interessi dell’impresa agricola in ogni sua forma, della proprietà e della conduzione agricola degli agricoltori associati. L’iter processuale è ancora lungo – ha infine commentato Salinari – ma «il rinvio a giudizio di tutti gli inquisiti e due condanne con rito abbreviato certificano che la magistratura inquirente ha lavorato in modo opportuno e che noi abbiamo visto giusto nel volerci costituire parte civile nel processo».
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