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Taranto Isolaverde, esasperazione alle stelle

E’ sempre altissima la tensione tra i lavoratori di ‘Taranto Isolaverde’, la società partecipata della Provincia di Taranto, che lo scorso 6 luglio il consiglio provinciale ha deciso di mandare in liquidazione. La protesta inscenata ieri da una trentina di lavoratori, che hanno manifestato sulla strada statale 106 mentre quattro di essi si sono incatenati in un edificio pericolante, minacciando di darsi fuoco con bottiglie di benzina, rischia infatti di allargarsi a macchia d’olio già oggi se non interverranno fattori nuovi e positivi.

La questione è sempre la stessa: i 230 lavoratori della società partecipata hanno incassato l’ultimo stipendio ad aprile e sono in solidarietà al 50% sino a novembre: in parole povere, portano a casa ogni mese tra i 250 e i 300 euro. Ma ad oggi mancano anche quelli, visto che la Provincia, che essendo il socio unico della società partecipata è l’unica preposta al pagamento degli stipendi, sostiene di non avere più le risorse per pagare gli stipendi ai lavoratori e per continuare ad erogare i servizi di cui si occupa “Isolaverde”.

Il fatto è che stante così le cose, la Provincia potrebbe (o dovrebbe) dichiarare il dissesto finanziario, cosa che però non avviene, visto anche che i cittadini continuano a pagare regolarmente le tasse (per un ammontare di 11 milioni di euro che tra l’altro servono anche e soprattutto a finanziare le attività della società Isolaverde). Alcuni dei quali tra l’altro non figurano tra quelli essenziali previsti dalla legge 56/2014 di riforma dell’Ente Provincia, la Legge Delrio, che prevede pesanti tagli alle Province e che ammontano per Taranto a 19 milioni e 400 mila euro (14 milioni e mezzo relativi al 2015, cui si aggiungono altri 5 milioni per il 2014, pena il commissariamento dell’ente). “Il bilancio della Provincia di Taranto – è scritto nella delibera approvata in Consiglio lo scorso 6 luglio – si troverà suo malgrado in una situazione di grave disequilibrio finanziario tale da condurre allo stato di dissesto”.

Nella delibera viene ricordato come lo scorso 10 giugno l’assemblea ordinaria degli azionisti della “Taranto Isolaverde S.p.A.” evidenziò la situazione di criticità della stessa e “l’impossibilità di presentare un piano di impresa sostenibile con l’attuale assetto finanziario e normativo del Socio Unico, per cui non permangono le condizioni giuridiche ed economiche per la prosecuzione della sopravvivenza della società stessa”. Per questo il Consiglio Provinciale ha deliberato di “dare mandato al Presidente della Provincia, Martino Tamburrano, a porre in essere gli atti per la messa in liquidazione della società ‘Taranto Isolaverde SpA’ anche al fine di non aggravare ulteriormente l’esposizione debitoria della società stessa”.

Resta però da chiarire anche la questione riguardante la liquidità economica dell’ente. Che non appare così chiara. Come riportammo nelle scorse settimane infatti, il sito della Ragioneria di Stato in merito alle finanze dell’ente ionico sostiene abbia una disponibilità di ben 45 milioni di euro. A cui vanno a sommarsi, sempre secondo il sito della Ragioneria di Stato, gli 11 milioni di euro derivanti dal pagamento da parte dei contribuenti ovvero dei cittadini di Taranto e provincia, delle così dette tasse di scopo di cui sopra. A questa somma vanno sottratti i famosi 19,4 milioni di euro da restituire allo Stato e i 18,5 milioni di euro che la Provincia ha da parte per pagare gli stipendi dei dipendenti. All’appello, dunque, mancano all’incirca 18,5 milioni di euro, centesimo più centesimo meno: “dove sono finiti e dove finiscono questi soldi?” si chiedono da tempo i sindacati confederali, lo Slai Cobas e la Faica Cub (sigla che ieri ha organizzato la protesta). A questi vanno inoltre aggiunti i famosi 950.000 euro provenienti dal residuo del ciclo dei rifiuti: quei fondi, come evidenziato nella riunione in Regione di dieci giorni fa, potevano essere reinvestiti in un progetto che però non è stato mai realizzato: come mai non è dato sapere.

Tra l’altro il cronoprogramma del riordino delle funzioni – come ha spiegato alla fine di aprile la Corte dei Conti sezione nazionale delle autonomie – non è stato rispettato, con la conseguenza che a 400 giorni dall’entrata in vigore della legge le funzioni non sono state né scorporate né trasferite. Il passaggio in realtà si sarebbe dovuto compiere a tre mesi dall’entrata in vigore della legge intestata all’attuale ministro delle Infrastrutture. Alla mancata riorganizzazione delle funzioni degli “Enti di area vasta” – questo il nome delle “nuove” Province – si sono aggiunti poi i tagli, notevoli, della legge di Stabilità 2015 – chiamati “contributi alla finanza pubblica” -, che ha imposto agli enti provinciali una “riduzione della spesa corrente pari ad 1 miliardo (1.180 milioni) di euro per il 2015, 2 miliardi per il 2016 e 3 miliardi per il 2017” (dati Corte dei Conti). A tutto questo si è aggiunto il ritardo delle Regioni ad approvare le proprie leggi di riordino delle funzioni delegate o trasferite alle Province.

E proprio dalla Regione e da Roma potrebbero arrivare alcune risposte positive. Lunedì a Taranto il sottosegretario alla Pubblica istruzione, la senatrice Angela D’Onghia, ha promesso tempi celeri per la statizzazione del “Paisiello”. L’istituto di alta formazione musicale potrebbe “aiutare” a salvare, almeno sino al 30 giugno 2016 quando si chiarirà in via definitiva il destino delle provincie in base alla legge Delrio, la società partecipata perché se il “Paisiello” dovesse essere statalizzato (vi sono diversi disegni di legge che giacciono da tempo in Parlamento, tra cui quello dell’on. Donatella Duranti di SEL da oltre un anno), a quel punto la Provincia potrebbe destinare i 3,5-4 milioni di euro all’anno previsti per il “Paisiello” a favore della società in house garantendole un altro anno di sopravvivenza. Ma se così non sarà anche lo storico istituto musicale è destinato a scomparire, privando Taranto e la Puglia di un’eccellenza unica, dando un ulteriore colpo mortale alla sopravvivenza della Cultura in questo territorio. Da ottobre infatti, ci sarà un ridimensionamento dello stipendio dell’80% per i 54 dipendenti e dopo un anno, i docenti verranno licenziati, con la conseguente scomparsa del liceo musicale. Certo è che i tempi per questa operazione appaiono lunghi, visto che si parla all’incirca di un anno.

Un aiuto importante potrebbe arrivare dalla Regione Puglia, visto che il governatore Emiliano ha promesso di interessarsi della vicenda e di risolverla entro i canonici 75 giorni previsti dalla legge per evitare i licenziamenti in caso di società in liquidità. Il presidente della Provincia Tamburranno tempo addietro ha accusato la Regione di non aver mantenuto le promesse e di aver preso in giro l’ente ionico e i suoi lavoratori. Negli ultimi due mesi si è infatti spesso parlato della possibilità di reimpiegare la maggioranza dei lavoratori di ‘Taranto Isolaverde’ nel progetto “Difesa del suolo”, per la realizzazione di opere per la messa in sicurezza del territorio prevenendo gli allarmi meteoreologici. Spetta infatti alla Regione il compito di finanziare per 3 milioni e 600 mila euro tali interventi. Il problema, di non poco conto, è però che sin dallo scorso gennaio da Bari è stato ribadito che si doveva realizzare un percorso seguendo precisi standard dettati dalla Regione stessa: anche in questo caso, “stranamente”, nulla è stato fatto.

Per nuove mansioni da far svolgere agli operai si è anche pensato di coinvolgerli nella vigilanza idrogeologica e nel piano regionale di contrasto alla Xylella, il batterio che sta decimando gli ulivi pugliesi, in quanto l’Arif non riesce a soddisfare le attività previste dall’incarico ricevuto con i suoi dipendenti. Ma anche su questo aspetto al momento ancora nulla si è mosso. Così come è ancora in piedi il percorso intrapreso dall’assemblea dei sindaci svoltasi ad inizio luglio, convocata appositamente per condividere un “percorso sinergico tra tutti i comuni per garantire i servizi di manutenzione e pulizia di strade ed edifici”, per reimpiegare un massimo di sessanta unità lavorative della società Isolaverde. In pratica, la strategia prevede che i vari enti civici appaltino una serie di servizi che non riescono ad erogare, impiegando negli stessi i lavoratori della ‘Taranto Isolaverde’, garantendo così per la casse della Provincia un risparmio economico tra il 30 e il 40%. Ciò detto, il tempo stringe e ai lavoratori va garantita immediatamente la retribuzione a loro spettante: parliamo di poche centinaia di euro che vanno rese quanto prima, onde evitare di portare la gente ad uno stato tale di disperazione che inevitabilmente rischia, prima o poi e senza alcun preavviso, di superare la fatidica linea di non ritorno.

Gianmario Leone (TarantoOggi)

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