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Ilva, Rappa (Fiom): “Il Governo convochi un tavolo istituzionale”

Rosario Rappa, segretario nazionale della Fiom, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione

Al termine dell’udienza preliminare per l’inchiesta sul disastro ambientale all’Ilva, oggi il Gup del Tribunale di Taranto ha deciso 44 rinvii a giudizio, due condanne con rito abbreviato e confermato l’ammissione della costituzione quali parti civili della Fiom provinciale e nazionale. Le condanne comminate, in particolare, confermano l’impianto accusatorio del processo che partirà dal 20 ottobre prossimo.

La Fiom-Cgil – che ha sempre considerato quelle definite “morti bianche” veri e propri omicidi sul lavoro ed è intervenuta a sostegno dell’azione penale anche in questo processo – auspica che, come avvenuto con la condanna in primo grado, il 2015aggio 2014, dei più importanti manager della siderurgia pubblica nazionali e i direttori dello stabilimento di Taranto succedutisi dalla fine degli anni 60 alla prima metà dei 90, e ritenuti responsabili della morte di circa trenta lavoratori, si giunga anche in questo processo a una celere decisione sulle linee di indagine già tracciate, per pervenire alla punizione dei colpevoli ed assicurare sia il diritto al lavoro che il diritto alla salute.

Inoltre, la Fiom auspica una soluzione dei contrasti tra esecutivo nazionale e giudici, con il gip del tribunale di Taranto che ha sollevato la questione di legittimità davanti alla corte Costituzionale del decreto ‘Salva Ilva’ emanato dal governo e attualmente all’esame del Parlamento, che – come ha scritto il gip nel provvedimento con cui ha sospeso il giudizio sulla richiesta Ilva di dissequestrare l’altoforno 2 a valle del decreto del governo – permette “l’esercizio dell’attività di impresa pur in presenza di impianti pericolosi per la vita o l’incolumità umana senza pretendere dall’azienda l’adeguamento degli stessi alle tecnologie di sicurezza”.

Infine, alla vigilia della verifica dell’applicazione dell’Aia e di fronte al ricorso alla corte svizzera delle eredi di Emilio Riva che blocca il trasferimento di 1,2 miliardi sequestrati dalla procura di Milano, è necessario che il governo convochi un tavolo istituzionale che coinvolga anche gli enti locali, la Regione Puglia e le organizzazioni sindacali per scongiurare il rischio della chiusura dello stabilimento, con le conseguenti ricadute su tutta la siderurgia italiana – a partire dagli stabilimenti del gruppo Ilva – e il conseguente blocco di tutte le operazioni di bonifica e conseguente risanamento ambientale.

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