TARANTO – E’ stato una sorta di orrendo déjà-vu quello che abbiamo avuto ieri durante la “Giornata di lavoro: le attività poste in essere dal Commissario Straordinario per le bonifiche di Taranto sul SIN e sull’area di crisi ambientale, ai fini della bonifica e della riqualificazione del sistema fisico, ambientale e culturale”. Perché parliamo di orrendo déjà-vu? Perché al di là della lodevole iniziativa di divulgazione sullo stato di attuazione dei lavori previsti dal protocollo d’intesa del 26 luglio 2012 “per interventi urgenti di bonifica ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto” aperta all’intera cittadinanza, riguardanti il porto, il rione Tamburi, l’area industriale di Statte (area P.I.P.) e il Mar Piccolo, ciò che ieri pomeriggio stonava, e non poco, era il contesto generale.
Sia come sia, è assolutamente inaccettabile che oggi dobbiamo sorbirci la morale da chi una coscienza non ce l’ha mai avuta o, peggio ancora, dobbiamo credere alle favole e alle buone promesse, o all’improvvisa riconversione mentale e personale di intere componenti della classe politica e dirigente tarantina. Siano essi esponenti del governo, dei partiti locali e dell’attuale consiglio comunale o provinciale e finanche regionale; siano essi i segretari generali dei sindacati o gli imprenditori aderenti a Confindustria; siano essi esponenti della Marina Militare o della Curia tarantina; siano essi Ordini professionali (con vecchie volpi o giovani rampanti pronti a seguire le orme dei “padri fondatori”) o taluni presunti giornalisti; o esponenti di una società civile oramai moribonda ad un passo dalla crisi isterica collettiva.
Ieri nell’Aula Magna dell’ex Caserma Rossarol c’era tutto questo e molto altro ancora. C’erano tutti coloro che hanno contribuito in luoghi, tempi e modi diversi, a distruggere la memoria collettiva di Taranto (e non solo quella). Oggi sembrano tutti bravi, belli e buoni. Tutti innocenti, tutti dalla parte di Taranto, tutti amici. Ma nelle loro coscienza hanno armadi pieni di scheletri che fingono di non ricordare e non riconoscere. E grazie alla complicità di ognuno di loro tutto questo resta velato da un’ombra. Ma noi abbiamo buona memoria e non abbiamo dimenticato e non dimenticheremo tutto ciò che è stato e che è ancora. Lasciatevelo dire: fate una pena immensa. Ad maiora.
Gianmario Leone (TarantoOggi)
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