Tp, ‘no’ alla bandierina per andare in bagno
La vertenza del call center Teleperformance rischia di assumere dei contorni paradossali. “Con la presente, le scriventi OO.SS. vi dichiarano l’assoluta indisponibilità nel procedere, da quanto anticipato da voi in briefing con i SV, in cui viene presentata la procedura per andare in bagno utilizzando ‘palette’ o ‘bandierine’ per segnalare o meno la presenza. Oltre a ritenere davvero ridicola questa procedura, vi comunichiamo la nostra indisponibilità dall’accettarla e dal farla seguire ai lavoratori: riteniamo che le energie di questo quadro dirigenziale siano rivolte a superare le difficoltà di questo momento e non impegnate nell’inventare procedure inutili, fuorvianti ed umilianti per i lavoratori. Premesso che inviteremo i lavoratori a non adeguarsi a questa procedura, visto che non è prevista da obbligo contrattuale, vi invitiamo a ricondurre nei canoni della normalità di gestione del personale”. Questa la nota diramata ieri dalle segreterie territoriali e le RSU di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil ed Ugl Tlc. Che ci parla di un ambiente alquanto in tensione in vista del nuovo incontro a Roma programmato per venerdì, dopo che lo scorso 25 giugno non bastarono oltre 12 ore di trattative alle parti per trovare un’intesa sul processo di societarizzazione annunciato tempo addietr dall’azienda.
“L’azienda ha iniziato a comunicare la disposizione per cui, quando un lavoratore andrà in bagno, sarà alzata una bandierina: ogni sala sarà dotata di 2 bandierine,per cui non potranno uscire più di 2 lavoratori per volta (questo nelle sale più grandi, mentre in quelle più piccole la bandierina è 1). Alla vigilia della difficilissima trattativa al Ministero del Lavoro su una vertenza così delicata, rimaniamo allibiti da questo comportamento tipico dei padroni delle ferriere nei decenni antecedenti allo Statuto dei Lavoratori – si legge in una nota del segretario generale della Slc Cgil di Taranto Andrea Lumino -. Riteniamo che Teleperformance debba dedicare le sue energie per la risoluzione della vertenza e non per questi comportamenti che ledono la dignità dei lavoratori e la stessa immagine aziendale: non è possibile. La dirigenza, specie quella tarantina (totalmente responsabile del disagio che stanno creando ai lavoratori) la smetta con le provocazioni e magari impieghi il tempo che sta adottando per queste stupide iniziative nel risolvere i problemi della cattiva gestione del personale. Noi non ci stiamo e continueremo a batterci sui tavoli istituzionali così come in queste gestioni assurde. Questa dirigenza se ne faccia una ragione: con questo sindacato deve fare i conti e deve capire che i lavoratori sono persone e non automi da spremere. Se ne assumano le responsabilità” conclude la nota.
Intanto è stata illustrata lunedì a Catania la proposta di legge sui call center dalla prima firmataria, la deputata Luisa Albanella, e da Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera dei deputati. I punti principali riguardano lo stop ai benefici per le aziende che delocalizzano, fine delle gare al massimo ribasso e via libera alla continuità occupazionale in caso di cambio d’appalto. Depositata a fine aprile dopo un’indagine conoscitiva, ma presentata ufficialmente di fatto solo lunedì, il testo vuole porre fine alla giungla degli appalti dei call center. La proposta di legge prevede che anche le aziende con 15 dipendenti che intendono localizzare perderanno gli incentivi (prima la soglia era a venti). Non solo: chi ha beneficiato degli sgravi e poi ha delocalizzato, in deroga alla legge, sarà costretto a restituire quanto ricevuto negli ultimi cinque anni. Sul principio del massimo ribasso, il vero tallone d’Achille del settore, la proposta di legge introduce il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa che comporta la presa in considerazione, per il committente, di altri criteri nell’assegnazione della commessa al netto – ed è questa la vera novità – del costo del lavoro, che dovrà essere escluso dal conteggio finale. Una legge che se approvata in fretta potrebbe aiutare e non poco i lavoratori del call center tarantino.