Mitilicoltura in Mar Grande: due Azioni pilota da sperimentare

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azione pilotaTARANTO Saranno i mitilicoltori ionici a indicare le aree di mar Grande più adatte per mettere in pratica le due Azioni pilota presentate oggi pomeriggio all’Hotel “Mercure Il Delfino”, alla presenza – tra gli altri – del dottor Nicola Ungaro, dirigente di ARPA Puglia. Il tavolo tecnico-informativo (che sarà bissato domani a Manfredonia) è stato promosso dal Servizio Caccia e Pesca della Regione Puglia nell’ambito del Progetto ECOSEA, finanziato dal Programma comunitario di cooperazione transfrontaliera CBC IPA Adriatico.

Le due Azioni pilota dovranno essere realizzate all’interno di allevamenti di mitili per agevolare la creazione di aree di ripopolamento, la protezione della biodiversità e, contestualmente, l’applicazione in via sperimentale di un metodo innovativo per l’allevamento di specie ittiche di importante rilevanza per la pesca pugliese.   Grazie alla convenzione stipulata con ARPA Puglia, incaricata dell’esecuzione delle attività tecnico-scientifiche previste dal progetto ECOSEA, verranno individuate, attraverso specifici studi di fattibilità, le specie ittiche e i siti maggiormente idonei dal punto di vista ambientale. Nella sala dell’hotel  “Delfino” erano presenti  esponenti delle associazioni di categoria e  operatori del settore, chiamati a raccolta per fornire pareri e annunciare l’eventuale disponibilità ad ospitare la sperimentazione.

Senza entrare in dettagli tecnici di non facile comprensione,  va detto che la prima Azione implica l’utilizzo sui fondali di moduli artificiali  che dovrebbero favorire l’incremento della biodiversità e della biomassa ittica. In seguito è prevista un’attività di monitoraggio. Si tratta di moduli in calcestruzzo inerte e quindi ecosostenibile. Tali moduli dovranno essere collocati in una piccola area scelta tra quelle in concessione alla mitilicoltura. La seconda proposta, integrabile con la prima, prevede la sperimentazione di un sistema di allevamento a corda continua di tipo neozelandese, sempre in aree date in concessione agli allevatori. Una sistema che a detta degli operatori locali  avrebbe addirittura origini tarantine.  Inoltre, sarebbe particolarmente sostenibile dal punto di vista ambientale perché esclude l’uso della plastica, sostituito dal cotone, per contenere le cozze. La platea ha accolto con interesse le proposte esprimendo qualche perplessità su alcuni aspetti da approfondire in altra sede. Staremo a vedere.

Alessandra Congedo

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