Ilva, decreti e polemiche da…. ultima spiaggia – I commenti
TARANTO – Tutto secondo copione. Dopo l’entrata in vigore del nuovo decreto legge che autorizza il funzionamento dell’altoforno 2, posto sotto sequestro della magistratura ionica dopo l’incidente mortale che ha visto coinvolto il 35enne Alessandro Morricella, l’Ilva ha emesso un ordine di servizio che certifica la sospensione dello spegnimento dell’impianto e il suo graduale riavvio a pieno regime. Secondo fonti sindacali «la zona di Afo2 è sorvegliata dal personale di vigilanza per essere certi della scrupolosa applicazione del decreto legge».
Intanto, ha suscitato clamore il tweet del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti che nel commentare il provvedimento ha scritto: “Pseudo ambientalisti che dalle spiagge dettano comunicati contro dl #Ilva pensino ai 15mila che lunedì avrebbero perso lavoro”. Questa la replica giunta oggi da Angelo Bonelli, coportavoce nazionale dei Verdi: «Il ruolo istituzionale e lo stile del ministro dell’Ambiente Galletti si comprende da questa frase da lui pronunciata ieri. Il ministro che scrive decreti legge sotto dettatura provenienti dal palazzo di viale dell’Astronomia (sede della Confindustria nazionale, ndr) ha dimenticato di essere ministro dell’Ambiente. Ha dimenticato – conclude il leader dei Verdi – che a Taranto si muore d’inquinamento e di lavoro. Ultimo: non ero in spiaggia.
ALTRI COMMENTI AL DECRETO
Meet Up 192 “Amici Beppe Grillo Taranto: “L’Ilva sta morendo e, senza gli 8 provvedimenti governativi decretati, in 2 anni e mezzo, dal potere politico per tenere in vita lo stabilimento, sarebbe già chiusa. Tanto basta a confermare che il Governo Renzi sta navigando a vista e la strada intrapresa è quella sbagliata. Continuare con questa agonia non giova a nessuno. È necessario cambiare pagina e riconvertire economicamente il territorio, ma per fare questo serve assicurare un reddito ai lavoratori e ai cittadini e porre in essere tutte le iniziative utili a valorizzare quel territorio e le sue peculiarità ambientali e storiche”.
Rosa D’Amato, eurodeputata del Movimento 5 Stelle: “Le cause che hanno provocato l’incidente in cui è morto Morricella non sono ancora note. In sostanza, l’incidente potrebbe accadere di nuovo. Per questo, i giudici avevano disposto lo stop all’altoforno. Una decisione sacrosanta e volta alla tutela degli operai. E Renzi che fa? Pur di portare avanti il suo spot elettorale di salvatore dell’Ilva dà all’azienda la possibilità di riaprire l’altoforno della morte a patto che presenti ‘in termini stringenti’ un piano per l’adozione di misure aggiuntive sulla sicurezza del lavoro. Nessuna certezza sui tempi, in sostanza, pur sapendo bene che anche un giorno in più di attività dell’altoforno senza che sia stata adottata un’adeguata contromisura potrebbe costare la vita di un operaio. Una vergogna omicida”.
Ada Le Noci, Vincenzo Fornaro e Annalisa Montanaro (Verdi Taranto): “Come avremmo potuto sperare che la morte di un singolo operaio facesse inorridire Renzi e i suoi? E’ evidente tuttavia che l’esistenza di una gestione commissariale chiama in causa la responsabilità del governo su quanto è accaduto o potrebbe accadere nella fabbrica. Noi Verdi Taranto ci ostiniamo a chiedere giustizia e verità per questa terra, ma ci rendiamo conto che il comportamento e la faziosità della politica nazionale e la mancanza di rispetto per gli abitanti e i lavoratori di questa città, ci impongono di continuare con ancora più impegno nell’opera di denuncia e resistenza rispetto a logiche produttive antieconomiche e insostenibili per questa città. Noi continueremo a lottare e a ribellarci contro chi vuole la morte di Taranto”.
Fabio Millarte, presidente del WWF Taranto: “La priorità è salvare i posti di lavoro” così ieri il Presidente del Consiglio dei Ministri avrebbe commentato l’approvazione del decreto che consentirebbe il funzionamento dell’alto forno 2 dell’ILVA di Taranto chiuso dalla Magistratura a seguito di un incidente mortale. Il WWF Italia non sottovaluta affatto il gravissimo problema occupazionale del Paese, ma evidenzia che l’espressione del Presidente Renzi è la stessa usata da molti suoi predecessori tra gli anni ‘70 e ’90 quando si trattò di Marghera o di Bagnoli, di Gela o dell’ACNA di Cengio, di Genova Coroglio o di Piombino, di Porto Torres e della stessa ILVA ormai giunta appunto all’ottavo decreto. Voltare pagina rispetto al passato significa anche un’evoluzione culturale che permetta di non ricadere nel ricatto occupazionale che ha caratterizzato tutto il dibattito italiano delle industrie a rischio e delle aree di bonifica. Significa dunque avere il coraggio di attribuire le responsabilità a chi le ha facendo pagare, come previsto dalle normative europee ed italiane, anche per i danni ambientali causati”.
Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Taranto: “In questo momento drammatico per le sorti di migliaia di lavoratori e di un’intera comunità, affermiamo con chiarezza che, continuando così, la sorte dello stabilimento è segnata. Se non ci sarà al più presto un cambio di rotta radicale, Taranto e l’intero Paese vivranno a breve uno dei momenti più bui della loro storia recente. Per evitare tutto ciò, è indispensabile una nuova agenda che vede al primo punto la nazionalizzazione dell’azienda. Va risolta la questione dell’assetto proprietario di Ilva, attraverso l’intervento dello Stato (o di una sua controllata) nel capitale dell’azienda, per garantire tutte le risorse finanziarie e gestionali necessarie al risanamento. Serve un piano industriale di riconversione della siderurgia italiana. Va utilizzato lo strumento della Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario (VIIAS) per esaminare entro quali limiti produttivi lo stabilimento di Taranto può operare senza arrecare danni significativi alla salute dei lavoratori e degli abitanti”.