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Ilva, da Palazzo Chigi via libera a decreto per sbloccare l’Afo 2

 Il Consiglio dei ministri, riferiscono fonti ministeriali, ha dato il via libera ad un unico decreto con le misure per scongiurare il blocco dell’altoforno 2 dell’Ilva e per sbloccare le aree dello stabilimento Fincantieri di Monfalcone, sequestrate dal tribunale di Gorizia. Sul fronte dell’acciaieria di Taranto, si è arrivati, dopo lunga valutazione tecnica che ha anche fatto slittare di parecchie ore la riunione del governo, a una formulazione che prevede che nei casi di aziende di rilevanza strategica nazionale sottoposti a provvedimenti cautelari da parte della magistratura, il provvedimento non impedisca la prosecuzione dell’attività d’impresa purché l’azienda presenti in termini stringenti (probabilmente 30 giorni) un piano per l’adozione di misure aggiuntive in materia ad esempio di sicurezza del lavoro, d’intesa con l’autorità giudiziaria e sotto il controllo degli organi preposti (Inali, Vigili del fuoco, Asl). Misura, spiegano fonti ministeriali, che non lede in alcun modo il motivo per il quale il magistrato ha disposto il sequestro, ma che permetterà all’Ilva, nel caso specifico, di presentare istanza alla magistratura, con un piano integrativo di sicurezza, chiedendo dissequestro altoforno e la prosecuzione attività di impresa (Ansa)

IL POST DI RENZI

Poteva lasciarsi scappare questa occasione per tacere? Sulla sua pagina Facebook il premier Matteo Renzi commenta:Continuiamo a dare priorità al salvataggio dei posti di lavoro in tutta Italia da Monfalcone a Taranto fino all’intero Casertano”. Farebbe meglio a dire che si continua a dare priorità alla produzione a tutti i costi. E il primo costo in assoluto, a Taranto, è in termini di vite umane.

LA NOTA DI PALAZZO CHIGI

Il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Gian Luca Galletti e del Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, un decreto legge in materia di rifiuti e di continuità delle attività produttive in siti di interesse strategico nazionale.

Il primo articolo del provvedimento riallinea la normativa italiana in materia di rifiuti alla disciplina europea, intervenendo sull’articolo 183 del Codice Ambientale (decreto legislativo 152 del 2006), che contiene le definizioni generali in materia di rifiuti, adeguando alcune definizioni alla direttiva europea in materia e alla consolidata interpretazione della Corte di Cassazione, specificando il concetto di deposito temporaneo all’interno delle aree di produzione.

In particolare:

  • per “produttore di rifiuti” si intendono anche i soggetti ai quali sia giuridicamente riferibile la loro produzione;
  • viene ridefinito il “deposito temporaneo” comprendendo in esso anche il deposito preliminare alla raccolta e specificando che deve intendersi riferito all’intera area in cui si svolge l’attività di produzione dei rifiuti.

Viene inoltre riformulata la disposizione transitoria sulle attività sottoposte ad Autorizzazione Integrata Ambientale, adeguandola alla direttiva europea 2010/75: le imprese che già operano nel pieno rispetto dei requisiti richiesti dalla direttiva Ue e che avrebbero rischiato di dover cessare le loro attività entro il 7 luglio prossimo in assenza del rilascio nei termini delle Aia regionali, potranno proseguire l’esercizio nelle more della definizione dei procedimenti autorizzativi da parte delle competenti autorità regionali.

Il decreto prevede inoltre una serie di disposizioni volte a garantire la continuità dell’attività produttiva di stabilimenti industriali d’interesse strategico nazionale in presenza di sequestro giudiziario di beni quando questo si riferisce a ipotesi di reato riguardanti la sicurezza dei lavoratori, garantendo allo stesso tempo la salvaguardia dell’occupazione, della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente.

Il provvedimento amplia quanto già previsto dalle disposizioni normative del 2012 sugli stabilimenti d’interesse strategico, disposizioni per le quali la Corte Costituzionale ha chiarito la possibilità di un intervento del legislatore circa la continuità produttiva compatibile con i provvedimenti cautelari.

Il decreto, in questa ottica, prevede che l’attività di uno stabilimento possa proseguire per un periodo non superiore a 12 mesi, subordinatamente alla presentazione di un piano contenente misure e attività aggiuntive, anche di carattere provvisorio, per la tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro. Vigili del fuoco, Asl e INAIL, nelle rispettive competenze, svolgeranno attività di vigilanza sull’attuazione del piano mediante costante monitoraggio e ispezioni.

BONELLI (VERDI): “ACCANIMENTO DA DECRETO SU TARANTO”

 “Alla fine è arrivato l’ottavo decreto salva Ilva. Mai una città era stata sottoposta ad una quasi infinita decretazione d’urgenza che ha espulso il diritto alla tutela della salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Non deve sfuggire a nessuno che a Taranto si è rischiato un incidente rilevante dovuta alla vetustà degli impianti stessi. E’ impensabile  che un decreto possa risolvere i problemi strutturali legati alla sicurezza dell’impianto Ilva con un decreto e nel tempo di trenta giorni. Il governo dovrebbe pensare ad avviare una strategia di conversione industriale come hanno fatto altre città europee perché così non si va da nessuna parte, ci ascoltino ogni tanto. Constato che a Taranto c’è un accanimento da decreto”, lo dichiara il coportavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli.

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