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Ecomafie, il rapporto di Legambiente: “80 reati al giorno nel 2014”

Nel 2014 il business dell’ecomafia cresce ancora con un bilancio davvero pesante: 29.293 reati accertati, circa 80 al giorno, poco meno di 4 ogni ora, per un fatturato criminale che è cresciuto di 7 miliardi rispetto all’anno precedente raggiungendo la ragguardevole cifra di 22 miliardi, cui ha contribuito in maniera eclatante il settore dell’agroalimentare, con un fatturato che ha superato i 4,3 miliardi di euro. A tracciare il quadro è l’edizione 2015 del rapporto Ecomafia di Legambiente, realizzato col contributo di Cobat, ed edito dalla casa editrice Marotta e Cafiero. Cresce l’incidenza criminale nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Puglia, Sicilia, Campania e Calabria), dove si è registrato più della metà del numero complessivo di infrazioni (ben 14.736), con 12.732 denunce, 71 arresti e 5.127 sequestri. Il Lazio è sempre la prima regione del centro Italia, mentre la Liguria è la prima del nord. Si registra un calo dei reati in Campania (-21% circa), dovuto forse ai tanti riflettori accesi di recente sulla regione, e un aumento degli illeciti in Puglia, col 15,4% dei reati accertati (4.499), 4.159 denunce e 5 arresti.

Numeri dovuti al capillare lavoro di monitoraggio e controllo svolto in tutta la regione dalle forze dell’ordine (in particolare da Carabinieri, Guardia di finanza e Corpo forestale dello Stato), coordinate operativamente da diversi anni grazie a un accordo quadro promosso e finanziato dalla Regione Puglia. La Lombardia, invece, si piazza al top per le indagini sulla corruzione (31), seguita subito dopo dalla Sicilia con 28 inchieste, la Campania con 27, il Lazio con 26 e la Calabria con 22. Ma il fenomeno è nazionale. In totale sono ben 233 le inchieste ecocriminali in cui la corruzione ha svolto un ruolo cruciale, concluse con l’arresto di 2.529 persone e la denuncia di 2.016, grazie al contributo di 64 procure di diciotto regioni.

Analizzando le altre tipologie di reato, Ecomafia 2015 evidenzia un boom di infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti (+26%), che superano la soglia delle 7mila, per la precisione 7.244, quasi 20 al giorno. Alto è stato anche il numero di inchieste di traffico organizzato di rifiuti (art. 260 Dlgs 152/2006), ben 35 nel 2014, facendo salire il bilancio a 285 a partire dal 2002. Impressionante anche il quantitativo di rifiuti sequestrati in questo ultimo anno e mezzo: in appena 16 inchieste di questo tipo sono stati bloccati da provvedimenti giudiziari più di tre milioni di tonnellate di veleni. I traffici di rifiuti corrono anche lungo le rotte internazionali dove a farla da padrone sono i materiali di scarto destinati illegalmente al riciclo o a un approssimativo recupero energetico: rottami di auto e veicoli soprattutto (38%) per il recupero dei materiali ferrosi, scarti di gomma e/o pneumatici (17,8%), e poi metalli, plastica, Raee e tessili.Crescono anche i reati accertati nel settore del cemento, 5.750 (+ 4,3%), mentre la Campania si conferma regione con il più alto tasso di illegalità, seguita da Calabria, Puglia e Lazio.

A questi dati vanno aggiunte le stime sull’abusivismo edilizio elaborate dall’Istituto di ricerca Cresme Consulting, che nel 2014 sarebbe quantificabile in circa 18mila nuove costruzioni fuori legge, circa il 16% del nuovo costruito, con un giro d’affari che supera abbondantemente il miliardo di euro. Nel 2014 il settore più redditizio per le organizzazioni criminali è stato quello agroalimentare, il cui fatturato, tra sequestri e finanziamenti illeciti ha superato i 4,3 miliardi (l’anno prima era intorno ai 500 milioni) per 7.985 reati accertati.

Nel racket degli animali le forze dell’ordine hanno verbalizzato ben 7.846 reati tra bracconaggio, commercio illegale di specie protette, abigeato, allevamenti illegali, macellazioni in nero, pesca di frodo, combattimenti clandestini e maltrattamenti, con la denuncia di 7.201 persone, l’arresto di 11 e il sequestro di 2.479 tra animali vivi e morti. La Sicilia è la regione dove se ne sono contati di più. Se cala poi il numero degli incendi aumenta però la superficie boschiva finita in fumo, che dai 4,7mila ettari del 2013 arriva ai 22,4 dello scorso anno, quasi 5 volte tanto. Non mancano i reati ai danni di aree tutelate da vincoli paesaggistici e archeologiche, musei, biblioteche, archivi, mercati, fiere e altri luoghi a rischio.

Nel 2014 sono stati 852 i furti d’opere d’arte accertati dalle forze dell’ordine. Furti che hanno portato alla denuncia di 1.558 persone e all’arresto di 15. L’attività più ricorrente tra quelle legate all’archeomafia è quella della ricettazione. Come gli altri anni il Lazio si conferma la regione con il maggior numero di reati, seguita da Emilia Romagna, Campania e Toscana. Il 2014 è stato un anno di lavoro intenso per le Forze dell’Ordine che hanno raggiunto risultati sorprendenti nella lotta all’ecomafia. Il Corpo forestale dello Stato, insieme ai corpi regionali, come gli scorsi anni ha portato alla luce il numero più alto di infrazioni, 14.135, più del 48% del totale (con 11.214 denunce, 74 arresti e 3.778 sequestri).

Risultati che fanno apparire ancora più incomprensibile la decisione del Governo di smembrare questo Corpo per inglobarlo in un’altra forza di polizia. Spicca anche il lavoro svolto dai vari nuclei della Guardia di finanza, che seguendo l’odore dei soldi sporchi è sempre più spesso sulla scia degli ecocriminali: con 3.027 reati accertati ha messo a segno più del 10% del totale nazionale, raggiungendo numeri alti anche per l’alto numero di denunce, 6.131, di sequestri, 3.027, e di arresti, 31

. “Quella del 2015 è una data straordinaria – afferma la direttrice nazionale di Legambiente Rossella Muroni -, l’anno della legge che introduce finalmente nel codice penale uno specifico Titolo dedicato ai delitti contro l’ambiente, che punisce chi vuole fare profitti a danno della salute collettiva e degli ecosistemi. Uno strumento fondamentale per combattere anche quella zona grigia, dove impera la corruzione che è diventata il principale nemico dell’ambiente a causa delle troppe amministrazioni colluse, degli appalti pilotati, degli amministratori disonesti e della gestione delle emergenze che consentono di aggirare regole e appalti trasparenti”. Oltre al ddl ecoreati, aggiunge il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, “vogliamo ribadire che la buona politica e un sistema di controlli efficace sono il miglior antidoto per debellare le ecomafie, ecco perché ci auspichiamo che nei prossimi mesi sia varata la legge di riforma del sistema delle agenzie ambientali, ancora ferma in Parlamento, e si metta mano alla Legge Obiettivo e alla nuova regolamentazione degli appalti”.

In Puglia, dal 2002 ad oggi ci sono state ben 48 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, cioè il 16,8% circa delle inchieste su tutto il territorio nazionale. Il dato è stato reso noto durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto Ecomafia 2015 di Legambiente, alla presenza di rappresentanti delle forze dell’ordine, del magistrato della Procura di Bari Renato Nitti e del magistrato della Procura di Lecce Ennio Cillo. “Oltre ai traffici organizzati – dice Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – la Puglia si conferma una delle regioni più martoriate dalle discariche illegali. Dalle piccole discariche di eternit, laterizi e pneumatici fuori uso alle cave in cui spesso vengono sotterrati i rifiuti scoperti dalle forze dell’ordine. Purtroppo le 2.579 cave dismesse e/o abbandonate nella nostra regione rischiano di diventare luoghi privilegiati per lo smaltimento illecito di rifiuti”.

Nella classifica sulla corruzione in Italia in materia ambientale la Puglia è al settimo posto con 12 inchieste, 79 persone arrestate, 169 denunciate e 6 sequestri effettuati. Per quanto riguarda il racket degli animali (corse clandestine di cavalli, combattimenti clandestini, traffico di animali da compagnia, commercio illegale di specie protette, macellazione clandestina, abigeato, bracconaggio e pesca di frodo) la Puglia sale al secondo posto (l’anno scorso era al terzo) con 1.115 infrazioni accertate, 1.066 persone denunciate e 380 sequestri effettuati. Tra le prime cinque province italiane per numero di infrazioni contro la fauna c’è Bari, al secondo posto con 249 illeciti accertati. Sul fronte dell’archeomafia, l’aggressione criminale al patrimonio artistico e archeologico è al decimo posto con 34 furti di opere d’arte.

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