“Se non vogliono Elena, non vado neanche io” – Cronaca di una discriminazione non annunciata
TARANTO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Simona F, una nostra concittadina.
Elena ha sette anni, bionda, occhi azzurri, molto socievole, affettuosa, solare, peperina e con la Sindrome di Down. Elena è mia figlia e come si suol dire “ogni scarafone è bell ‘a mamma soje”. Elena avrebbe dovuto frequentare per il mese di luglio un campus estivo durante il quale avrebbe praticato dello sport, frequentato laboratori manuali, sarebbe andata al mare, avrebbe stretto nuove amicizie al di fuori della scuola e del corso di ginnastica ritmica che frequenta durante l’anno. Un mese fantastico insomma…
Invece ieri mattina, primo giorno di questa nuova esperienza, la responsabile del campus mi ha avvisato che Elena non avrebbe potuto frequentare il campus perché oppositiva, non rispettosa delle regole. Dopo aver chiesto un permesso dal lavoro, mi sono precipitata per verificare il comportamento descritto dalla responsabile che mi è sembrato anomalo. Elena mi è apparsa da subito spaesata, per via di un ambiente nuovo, persone nuove, bambini nuovi Le ho chiesto cosa non andasse, se le piacesse quel posto, se preferiva ritornare all’asilo, poi improvvisamente, vedendo gli altri bimbi prepararsi per il mare, si è illuminata ed ha voluto seguire il resto del gruppo.
Ho concordato con la responsabile di rimanere lì per tutta la giornata, in disparte per intervenire qualora ce ne fosse stato bisogno. Ogni ora sono andata a verificare che tutto stesse procedendo bene, che la bambina si fosse integrata, che stesse rispettando le regole, che non facesse capricci. L’imbarazzo iniziale sembrava superato, tanto più che la responsabile del campus si era adoperata per avere un assistente ai disabili, partecipando ad un progetto finanziato da un ente pubblico, che avrebbe seguito Elena dalle 8 alle 13.
Ieri sera, invece la doccia fredda: sono stata avvista che la bambina avrebbe potuto frequentare solo la mattina e solo in presenza dell’assistente ai disabili. Ho chiesto spiegazioni del cambio di programma e mi è stato detto che nel pomeriggio (io ero lì e ne sono testimone) aveva strappato i fogli ad alcuni suoi compagni addirittura pizzicandoli. Elena non sa dare i pizzicotti perché le sue abilità grosso-motorie e fino-motorie non sono adeguatamente sviluppate. Morale della favola, la direzione del campus non si vuole assumere la responsabilità di seguire Elena. Stamattina ho detto a mio figlio Davide che Elena non avrebbe potuto frequentare il campus perché con la sindrome di down, e lui mi ha risposto “Se non vogliono Elena non vado neanche io”.
* Immagine di repertorio