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Vertenza Coop Estense: martedì incontro decisivo a Roma

Martedì 30 giugno i rappresentanti della Coop Estense e i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl Uiltucs Uil si ritroveranno a Roma al ministero del Lavoro per riprendere la trattativa dopo il nulla di fatto dello scorso 16 giugno, quando le parti si lasciarono mantenendo le rispettive posizioni sulla vertenza. Che vede a rischio mobilità 147 dipendenti tra Puglia e Basilicata.

Nel corso dell’ultimo incontro, i vertici di Coop Estense hanno ribadito la volontà di sperimentare, per un periodo fino a due anni, l’esternalizzazione del reparto alimentari negli iper di Bari-Santa Caterina, Molfetta e Brindisi, ricorrendo a società esterne per il lavoro notturno. Nella proposta della cooperativa, gli esuberi verrebbero gestiti con contratti di solidarietà e sarebbero riconosciuti incentivi per la mobilità volontaria. Verrebbero inoltre sospesi alcuni punti del contratto integrativo aziendale (maggiorazioni domenicali, permessi individuali retribuiti, indennità speciali di funzione, mensa), per un risparmio stimato di circa 1,3 milioni di euro, e la durata della sospensione di tre anni con sistema di ultra vigenza fino a disdetta o rinnovo dell’accordo.

Misure ovviamente non condivise dai sindacati. In tutto, la Coop ha dichiarato 227 esuberi tra Puglia e Basilicata (8 sono a Matera). Ma la procedura è stata avviata per le prime 147 unità a metà marzo e, a meno che non si trovi un accordo al tavolo del 30 giugno, diventeranno effettive dal primo luglio. Per questo ripubblichiamo il comunicato dei lavoratori e delle lavoratrici della Coop Estense che stanno lottando contro il piano di esternalizzazioni e licenziamenti predisposto dall’azienda.

Erano anni che non si vedeva una mobilitazione in Coop in Puglia come quella del 4 giugno, una opposizione che vede uniti organizzazioni sindacali e lavoratori contro un modello organizzativo che determinerà esuberi e cattivo lavoro. Una modello organizzativo così estremo da riuscire a smuovere i lavoratori che da anni vede le proprie condizioni di lavoro in continuo peggioramento, precarizzazione dilagante, bassi redditi spesso sotto la soglia di povertà. Quello che in generale emerge è una compattezza e una disponibilità a lottare come da anni non si vedeva. Un elemento deve perciò essere chiaro: lo sciopero del 4 non può avere come esito una mediazione inesistente, non può arenarsi di fronte alla mediazione di qualche “elemento migliorativo” ma deve essere finalizzata a rispedire al mittente l’intero progetto dell’esternalizzazione, rivendicando che la salvaguardia occupazionale passa attraverso il lavoro svolto in forma diretta dai i lavoratori in Coop. Il percorso va sviluppato fino in fondo, non dobbiamo arrenderci, se ci sarà compattezza e confermeremo l’unità dei lavoratori, anche con ulteriori iniziative di sciopero, possiamo ancora sperare che l’incontro del 30 giugno, salvaguardi l’occupazione senza l’esternalizzazione.

E’ evidente a tutti che la direzione Coop non è abituata nel ricevere dei no cosi forti. Per questo è fondamentale proseguire con fermezza la lotta, ostacolando la controinformazione messa in atto in questi giorni, non è accettabile dichiarare che c’è solo una unica verità ossia quella della coop, il tentativo di addossare le responsabilità al sindacato è non solo immorale ma è anche falso nel merito, dopo l’annuncio della conferenza stampa e l’avvio della procedura di mobilità non si può far passare il concetto che è colpa del sindacato se coop licenzia. La Coop Estense ha dichiarato alla fine dello scorso febbraio una situazione di perdita di bilancio in Puglia di 12 milioni nell’ultimo anno, motivandola con il calo dei consumi e la concorrenza sleale al Sud di aziende che praticano lavoro nero, lavoro grigio e evasione fiscale.

La soluzione per recuperare quei 12 milioni di euro è quella di abbassare il costo del lavoro (già più basso di quello delle concorrenti della grande distribuzione organizzata, potendo contare la cooperativa contare sulle agevolazioni fiscali) dei 1600 dipendenti e avviare le terziarizzazioni di alcuni reparti dei 12 punti vendita che rappresentano il cuore pulsante dell’attività aziendale. Per accelerare i tempi di un accordo in questo senso e poter procedere alle terziarizzazioni, non con il classico fitto del ramo di azienda che prevede il passaggio degli stessi lavoratori di quei reparti alle stesse condizioni contrattuali nell’azienda subentrante, Coop ha avviato una procedura di mobilità (licenziamento) per 147 lavoratori.

I sindacati di Cgil, Cisl e Uil hanno mostrato la loro fermezza nel ribadire il loro diniego a tale processo, deleterio non solo per i lavoratori direttamente interessati, ma anche per tutti i lavoratori del Sud, tenuto conto che un accordo di questo tipo aprirebbe infiniti mondi all’abbassamento dei diritti e allo sfruttamento del lavoro sottopagato: un processo che di fatto creerebbe un esubero vero di personale per effetto dell’eliminazione di una parte preponderante dell’attività. Il sindacato ha proposto di intervenire sugli elementi economici del contratto integrativo per un ammontare di 1milione e 300mila euro per tre anni o fino a miglioramento della situazione di bilancio. A fine incontro lo scorso 16 giugno il ministero ha dichiarato la sua disponibilità ad approvare tale soluzione.

Scandalosa per tre buoni motivi: consente alla Coop Estense di usufruire di ammortizzatori per un esubero determinato appositamente dalle terziarizzazioni e allo stesso tempo di godere della sospensione del pagamento degli elementi economici salariali aggiuntivi del contratto integrativo; consente la quantificazione di un esubero di personale strutturale che allo stato attuale non c’è; consente di instaurare un doppio regime contrattuale e salariale negli stessi punti vendita dove vige la terziarizzazione. Si vuole combattere la concorrenza sleale, ma si adottano strumenti che creano le condizioni per una concorrenza non corretta tra i lavoratori e tra le imprese, grazie anche a un uso disinvolto degli ammortizzatori sociali e degli strumenti di solidarietà tra i lavoratori stessi. Così non si va molto lontano, anzi, non si va proprio da nessuna parte. I lavoratori devono essere in perenne mobilitazione, la determinazione sarà indispensabile per ottenere il risultato sperato. #noesternalizzazioni Il lavoro non può essere un #ricatto #lacoopnonseipiùtu”.


G. Leone

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