In ordine di tempo l’ultima notizia certa arriva quasi alle 23, attraverso una nota dell’Ugl Telecomunicazioni che conferma come “la distanza tra sindacato e Teleperformance è ancora troppo evidente, perché l’azienda avanza proposte che non reputiamo percorribili. Innanzitutto chiede la proroga dell’accordo, che scadrà il prossimo 30 giugno, per il quale abbiamo già espresso parere negativo soprattutto perché inciderebbe con forza sull’intero settore. Inoltre vorrebbe che i primi tre giorni di malattia non fossero retribuiti, mettendo mano, di fatto, alla sua regolamentazione ampiamente prevista nel CCNL. In più, per ottenere una sempre maggiore efficienza e una crescita della produttività, vorrebbe che si timbrasse anche in postazione”. “Riteniamo – afferma Francesco Russo della segreteria UGl Telecomunicazioni – che queste proposte renderebbero difficoltosa la gestione delle ore lavorative con le esigenze delle famiglie. Senza dimenticare che tutto quanto ricadrebbe solo e soltanto sulle tasche dei lavoratori. Inopportuna anche la flessibilità sui turni con preavvisi minimi. Solo in seguito all’accettazione di tutto ciò, accetterebbero l’applicazione dei contratti di solidarietà. Riteniamo che questi parametri renderebbero difficoltosa la gestione dei tempi lavoro/famiglia e tutto quanto ricadrebbe solo e soltanto sulle tasche di noi lavoratori” conclude la nota della Ugl Telecomunicazioni di Taranto.
Durante l’interminabile giornata di ieri, sulla vertenza si è espresso anche il Movimento 5 Stelle attraverso una nota dei suoi deputati. “Diventa sempre più incandescente la questione relativa ai lavoratori di Teleperformance, azienda che offre servizi di contact center, telemarketing e call center e che, nella provincia di Taranto, è il secondo datore di lavoro dopo l’Ilva. Nonostante Teleperformance abbia ricevuto, dal 2008 a oggi, i benefici previsti dalla legge per la stabilizzazione dei lavoratori, nel 2010 è iniziato un drammatico tunnel occupazionale per le risorse umane. Come se non bastasse, sull’agenda dei lavoratori coinvolti incombe la scadenza dell’accordo sindacale siglato a gennaio 2013 fissata per il 30 giugno. Una data nota da tempo che, a quanto pare, non è bastata a spronare le autorità nazionali, né – tantomeno – quelle regionali e locali. Da ultimo, con un comunicato dello scorso 10 giugno, l’azienda rendeva noto l’avvio del processo di “societarizzazione” unitamente al passaggio alle 20 ore settimanali per i lavoratori delle sedi di Roma e Taranto. La vicenda è stata portata all’attenzione dell’Esecutivo dal mese di febbraio – sostiene la senatrice Daniela Donno del M5S – quando ho presentato un’interrogazione indirizzata ai Ministri Poletti e Guidi con due fondamentali obiettivi: accertare l’effettivo adempimento, da parte di Teleperformance, degli obblighi normativamente previsti riguardo la delocalizzazione e, soprattutto, procedere all’immediata assunzione di improrogabili iniziative volte a tutelare la stabilità lavorativa delle risorse umane”. “È assurdo aspettare che ogni singola crisi aziendale si trasformi in una vera e propria emorragia di posti di lavoro o, peggio ancora, nell’ennesimo episodio di macelleria sociale. Teleperformance, con la sua condotta, non fa altro che incrementare la lunghissima e variegata coda di imprese che stanno mettendo in mezzo ad una strada, nel pieno far west delle tutele, una forza lavoro perennemente sfruttata ma non adeguatamente difesa. Ogni ulteriore indugio sul tema condanna all’indigenza le migliaia di famiglie collegate” si conclude la nota dei deputati del M5S.
E durante la mattinata, all’esterno dei cancelli dell’azienda a Taranto, l’USB TP ha distribuito un volantino in cui si legge che “dopo aver rotto il sistema consolidato in Ilva, Ipercoop, Sanità, ora tocca a Teleperformance. Grazie all’accordo del 2013 i dipendenti di TP hanno subito: demansionamento, decurtazione del 50% del tfr, decurtazione del 50% della tredicesima, incremento dell’orario di lavoro a parità di stipendio. Grazie all’accordo del 2013 l’azienda ha subito: perdite catastrofiche. Risultato: rischiamo di perdere tutto ciò che con il sacrificio di tutti si è costruito in 10 anni. I lavoratori sono già in campo, sia quelli che hanno espresso pubblicamente il loro pensiero sia quelli che in silenzio tengono duro sperando che si possa invertire la rotta. E’ mancato un sindacato che lavori collettivamente e non demandi le trattative ad un gruppo di persone e una dirigenza aziendale in grado di far apprezzare il nostro lavoro ai committenti, entrambi sindacati ed azienda firmando quell’accordo hanno fatto ricadere sacrifici enormi sui dipendenti. La nostra proposta è semplice: mai più multiperiodale, si riparte migliorando il contratto nazionale pre-accordo 2013. Ora ci mobilitiamo noi”. Nelle prossime ore ne sapremo senz’altro di più.
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