Questo perché in realtà, ed è tutto qui il giallo di questa storia, in realtà ci risulta (e risulta agli stessi sindacati come lo Slai Cobas) che la Provincia dei soldi li abbia. E che questi non siano peraltro pochi. Questo almeno si apprende consultando il sito della Ragioneria di Stato. Che in merito alle finanza dell’ente ionico sostiene abbia una disponibilità di ben 45 milioni di euro. A cui vanno a sommarsi, sempre secondo il sito della Ragioneria di Stato, altri 11 milioni di euro derivanti dal pagamento, da parte dei contribuenti ovvero dei cittadini di Taranto e provincia, delle così dette tasse di scopo. Che tra le tante altre cose servono appunto per garantire continuità economica alle società partecipate delle Provincie. Dunque, siamo in presenza di una somma pari a 56 milioni di euro a cui bisogna sottrarre, come puntualmente evidenziato dallo stesso Tamburrano nel corso di questi mesi, ben 19 milioni di euro: 14 milioni e mezzo relativi al 2015, cui si aggiungono altri 5 milioni per il 2014, pena il commissariamento dell’ente. Questo infatti è, come tutti sanno da tempo, il dazio da pagare alla legge Delrio sul riordino delle Provincie: il Governo ha infatti previsto un taglio per gli enti provinciali di oltre un miliardo di euro a livello nazionale, eliminando le società partecipate e riducendo del 50% il personale dipendente.
Scendiamo dunque a 37 milioni, da cui vanno sottratti 18 milioni e mezzo di euro che la Provincia ha da parte per pagare gli stipendi dei dipendenti, come dichiarato ieri dallo stesso Tamburrano. All’appello, dunque, mancano esattamente 18,5 milioni di euro, centesimo più centesimo meno: “dove sono finiti e dove finiscono questi soldi?” si chiedono i sindacati e in particolar modo Salvatore Stasi dello Slai Cobas per il sindacato di classe di Taranto. A questi vanno aggiunti i famosi 950.000 euro provenienti dal residuo del ciclo dei rifiuti: quei fondi, come evidenziato nella riunione in Regione di dieci giorni fa, potevano essere reinvestiti in un progetto che però non è stato mai realizzato: come mai non è dato sapere.
Inoltre, negli ultimi due mesi, si è spesso detto che vi è la possibilità di reimpiegare la stragrande maggioranza dei lavoratori nel progetto “Difesa del suolo”, per la realizzazione di opere per la messa in sicurezza del territorio prevenendo gli allarmi meteoreologici. E’ infatti alla Regione che spetta il compito di finanziare per 3 milioni e 600 mila euro tali interventi. Il problema, di non poco conto, è che sin dallo scorso gennaio da Bari è stato ribadito che si doveva realizzare un percorso seguendo precisi standard dettati dalla Regione: anche in questo caso però, nulla è stato fatto. Per nuove mansioni da far svolgere agli operai si è anche pensato nelle ultime settimana di coinvolgerli nella vigilanza idrogeologica e nel piano regionale di contrasto alla Xylella, il batterio che sta decimando gli ulivi pugliesi, in quanto l’Arif non riesce a soddisfare le attività previste dall’incarico ricevuto con i suoi dipendenti. Ma anche su questo aspetto al momento nulla si muove.
E’ chiaro dunque che più di qualcosa nella gestione dell’ente provinciale non sia funzionato a dovere. E soprattutto più di qualcosa non torna nei conti economici: a domanda diretta i sindacati sostengono che il presidente Tamburrano abbia evitato di dare risposte chiare e precise. Tra l’altro i cittadini continuano a pagare le tasse, ma dal 14 maggio la Provincia non fornisce più servizi. Dove vanno a finire dunque questi soldi? Lo stesso però si difende e rivendica che “con l’appoggio del consiglio provinciale decidemmo lo scorso 29 settembre, il ritiro dei 134 licenziamenti degli operatori di Isolaverde per scongiurare la perdita dei posti di lavoro. Avendo sospeso la solidarietà, ad oggi, quella scelta è costata alla Provincia 1 milione e 800mila euro di disavanzo per Isolaverde”.
Addossando a “Regione e Governo le responsabilità della situazione attuale, visto che tutta la fiducia accordata da parte nostra sin dallo scorso ottobre si è rivelata vana”. Dal prossimo 1 settembre quindi secondo Tamburrano vi è la concreta possibilità che ben 100 istituti scolastici della Provincia ionica possano non aprire “perché non saremo in grado di garantire nemmeno il rifornimento dell’energia elettrica”. Restando sempre nel campo scolastico, la vicenda dell’istituto musicale Paisiello non è di certo migliore. Anche se qui, come riconoscono i sindacati, le responsabilità sono quasi tutte del Governo: l’unica soluzione per la sua salvezza è la statalizzazione dello stesso. Eppure, nulla si muove pur essendo presente e giacendo da ben due anni in Parlamento un disegno di legge della deputata tarantina di SEL Donatella Duranti, oltre ad altre proposte che sono andate perse chissà dove. “Da ottobre ci sarà un ridimensionamento dello stipendio dell’80% per i 54 dipendenti e dopo un anno, i docenti verranno licenziati, con la conseguente scomparsa del liceo musicale a Taranto” ha dichiarato Tamburrano.
Lunedì è in programma un nuovo consiglio provinciale a cui parteciperanno lavoratori e sindacati. Che ieri hanno accusato di “incapacità governativa” Tamburrano e la sua giunta. Isolaverde dalla settimana prossima “andrà in liquidazione e poi in estinzione” ha dichiarato il presidente. Ma i sindacati vogliono vederci chiaro e chiedono che sia prima la Provincia ad andare in dissesto finanziario e soltanto dopo sia messa in liquidazione la società partecipata. In ballo, lo ricordiamo, vi sono 230 lavoratori che hanno incassato l’ultimo stipendio ad aprile e sono in solidarietà al 50% sino a novembre: detto in parole povere, portano a casa ogni mese tra i 250 e i 300 euro. Forse è ora di fare le persone serie e ridare dignità a questi lavoratori.
Gianmario Leone
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