Nell’interrogazione si faceva riferimento alla grave situazione di contaminazione ambientale di queste aree e alla necessità di bonificare urgentemente dei siti che continuano a contaminare l’acqua di falda e il Mar Piccolo. “Non si è giunti neanche alla messa in sicurezza dei siti, nonostante la caratterizzazione ambientale sia stata già effettuata – è scritto nell’interrogazione – in tal senso il genio militare, ha presentato già nel 2012 alla Regione Puglia un progetto preliminare «per la messa in sicurezza di emergenza dell’area ex IP» presso la Marinansen, denominato «Progetto preliminare di messa in sicurezza di emergenza delle acque di falda». L’intervento prevedeva «una completa cinturazione dell’area con barriera fisica permeabile reattiva (PRB) usando ferro zero-valente, con jet-grouting di diametro 500 millimetri, ed emungimento, tramite pozzi attrezzati con pompe idrauliche, di acque di falda da trattare con carboni attivi e poi smaltire»”.
Tale Progetto ricalcava la richiesta formulata dalla conferenza dei servizi del 14 ottobre 2010 nella quale si chiedeva di «effettuare un accoppiamento tra barriera fisica e idraulica e di effettuare in questa ipotesi una stima delle portate da emungere». L’obiettivo era quello di «impedire la diffusione della contaminazione e l’abbattimento, con il processo di dealogenazione riduttiva abiotica (ZVI), delle concentrazioni degli inquinanti presenti nelle acque di falda: sostanze inorganiche, composti alifatici, clorurati cancerogeni, PCB, e metalli pesanti».
L’area situata nel I seno di mar Piccolo, dove sorgeva il sito «Ex area Ip» dell’arsenale militare, è infatti interessata da una pesante contaminazione (metalli, PCB, inquinanti inorganici) dovuta proprio alle attività passate della marina. Nel marzo del 2012 l’assessorato regionale, annunciò che il progetto di Marigenimil aveva ricevuto l’ok dei tecnici regionali e che l’iniziativa del genio militare «consentirà di contenere definitivamente la contaminazione accertata nella falda acquifera».
Poco meno di un anno dopo, nel febbraio del 2013, il capitano di vascello Fabrizio Gaeta, direttore del genio militare della marina di Taranto, affermò su un quotidiano locale che «ciò che abbiamo garantito in conferenza di servizi procede a passo spedito. E non potrebbe essere diversamente», garantendo anche l’avvio delle procedure per l’esecuzione delle opere della messa in sicurezza di emergenza delle acque di falda entro il 2013. La consegna del progetto definitivo era stata assicurata entro luglio 2013. Nel luglio scorso (termine entro il quale avrebbero dovuto presentare il progetto definitivo per la messa in sicurezza delle acque di falda) l’ente regionale aveva chiesto informazioni alla Marina Militare sul complesso delle attività in corso. La risposta fu un semplice «attività in corso»; Da allora nonostante sollecitazioni da parte della Regione non è arrivato alcun chiarimento.
Inoltre, durante l’articolato iter di condivisione delle attività necessarie alla messa in sicurezza delle acque di falda, era stato ritenuto necessario attuare un sistema di mitigazione (pompaggio e trattamento acque in impianto depurazione esistente): a tutt’oggi non risulta pervenuta nessuna notizia circa il funzionamento del sistema di mitigazione. A causa dell’inquinamento del I seno di Mar Piccolo, da ben due anni viene distrutta la produzione dei mitili, arrecando un danno enorme ai mitilicoltori tarantini, non soltanto da un punto di vista economico.
Sempre a causa dell’inquinamento è stata decisa la rimozione totale degli allevamenti del I seno al fine di consentire le attività di risanamento ambientale dell’area con spostamento degli allevamenti in un’area situata nella rada di Mar Grande, di appena 389 mila metri quadrati rispetto all’area individuata dal centro ittico tarantino che in origine era di 700/800.000 metri quadrati.
La Labriola chiedeva quindi al ministro interrogato cosa il Governo intende porre in essere al fine di avere certezza dei tempi di avvio delle procedure per l’esecuzione delle opere della messa in sicurezza delle acque di falda del Mar Piccolo e “quali iniziative urgenti abbia intenzione di porre in essere, al fine di garantire la messa in sicurezza dal punto di vista ambientale di tutte le zone di competenza della Marina Militare al fine di tutelare la salute e l’integrità dei cittadini e non compromettere ulteriormente il fragile e delicato sistema eco-ambientale”.
A rispondere per il Governo è stato il Sottosegretario di Stato per la difesa Domenico Rossi. Riportiamo integralmente la sua risposta:
La messa in sicurezza di emergenza (MISE) della cosiddetta «ex area Ip» all’interno del comprensorio arsenalizio di Taranto, si articola nella realizzazione di un impianto di mitigazione del flusso di falda e di una barriera impermeabile e trattamento delle acque. L’impianto di mitigazione del flusso di falda – anche detto intervento tampone – era stato consegnato già nell’agosto del 2013, ma non era stato possibile attivarlo, in quanto mancava la necessaria autorizzazione per lo scarico a mare da parte della Provincia di Taranto.
Il progetto definitivo (che comprendeva invece sia la mitigazione del flusso, sia la barriera impermeabile), ottimizzato in termini tecnico-economici, è stato inviato a tutti i soggetti della Conferenza di servizi il 20 novembre 2013 e, nell’ambito del tavolo tecnico del 9 gennaio 2014, tenutosi in Regione Puglia, è stato ritenuto valido. Nel corso di tale riunione, tuttavia, la stessa Regione e l’Agenzia regionale protezione ambiente, ARPA Puglia, hanno evidenziato la necessità d’integrare il progetto per estendere la messa in sicurezza di emergenza anche ad altra area contaminata individuata, che ovviamente interessa un’area più ampia di quella inizialmente considerata.
Il successivo 12 marzo del 2014, la Direzione del genio della marina (Marigenimil) ha provveduto a consegnare il progetto definitivo di MISE integrata (MISE 1) nuova che prevede, tra l’altro, un aumento delle capacità trattanti del sistema di pretrattamento per l’estrazione delle acque di falda, la realizzazione di una trincea drenante a monte dell’area Ip e di una barriera fisica impermeabile posta a valle dell’area attualmente prescritta, un trattamento in grado di «catturare» i contaminanti organici presenti nelle falde acquifere e, infine, la costruzione di un impianto di fitodepurazione mediante piantumazione di idonee specie vegetali.
Il 12 febbraio 2015 è stata convocata presso la Regione Puglia la conferenza di servizi per verificare lo stato dell’autorizzazione allo scarico da parte della Provincia di Taranto e per procedere all’approvazione dell’analisi di rischio relativa alle aree già caratterizzate. In ragione delle prescrizioni formulate dall’ARPA Puglia, la conferenza ha richiesto alla Marina militare di attivarsi per chiedere alla Provincia di Taranto la possibilità di avviare immediatamente l’impianto di mitigazione del flusso oppure di convocare un tavolo tecnico per esaminare i contenuti delle prescrizioni dell’ARPA.
La Provincia di Taranto, che non ha partecipato alla conferenza, ha successivamente fatto pervenire alla Marigenimil una comunicazione con la quale informava che l’autorizzazione allo scarico a mare delle acque trattate dal sistema di MISE era stata rilasciata con determina dirigenziale n. 15 del 12 febbraio 2015, cioè lo stesso giorno in cui si teneva la conferenza di servizi. Tale determina, pubblicata il 18 marzo 2015 all’albo pretorio della Provincia di Taranto, è stata notificata dallo stesso ente alla Marigenimil in data 24 marzo 2015.
L’autorizzazione della Provincia contiene le prescrizioni formulate dall’ARPA Puglia nel proprio parere di competenza che, in particolare, prevedono un’ulteriore modifica all’impianto approvato e la redazione di un piano di monitoraggio e controllo del sistema MISE. In base a questo la Marigenimil si è subito attivata e allo stato sono in itinerele procedure per l’affidamento dei lavori di modifica all’impianto, mentre il piano di monitoraggio e controllo è stato già approvato dall’ARPA Puglia lo scorso 14 maggio. La Marina Militare resta ora in attesa della convocazione da parte della Regione Puglia del tavolo tecnico per completare l’iter approvativo del progetto di MISE integrata.
Per quanto riguarda l’area denominata «zona gittata», in cui è previsto lo smaltimento fanghi di dragaggio, nonché la bonifica e messa in sicurezza dell’area, le attività di prelievo dei campioni, prelevati dal suolo sottostante la vasca di contenimento dei fanghi, e le relative analisi, conclusesi nel settembre 2012, hanno evidenziato il rispetto delle concentrazioni soglia di contaminazione nello strato superficiale dell’area interessata dalla vasca e la sporadica presenza di inquinante solo nel substrato profondo, a conferma del buon esito delle attività avviate ai sensi dell’articolo 242 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni.
Inoltre, sulla scorta degli esiti conseguiti, non sussisterebbe la possibilità di esposizione, anche fortuita, dei corpi recettori umani e ambientali. In ogni caso, la direzione dell’arsenale militare (Marinarsen) di Taranto ha acquisito il documento di «analisi dei rischi sito specifico», anticipandolo alla Regione Puglia. In riscontro al documento trasmesso, la Regione si è espressa richiedendo l’integrazione del documento presentato, comprensivo di tutti i dati disponibili, inclusi alcuni punti di prelievo al di fuori dell’area interessata.
In adempimento a quanto richiesto dalla Regione Puglia Marinarsen Taranto ha disposto l’affidamento diretto a una ditta privata per la realizzazione del nuovo documento integrativo, già inviato alla Regione Puglia e agli altri enti interessati; ad oggi, la Marina è in attesa di ricevere dalla Regione Puglia le determinazioni discendenti. Con riferimento, poi, alla cava in Località San Marco, classificata quale possibile fonte primaria di contaminazione per il Mar Piccolo, la stessa non è in uso alla Difesa.
È evidente, concludendo, che il protrarsi dei tempi per avviare l’impianto e per la stesura del progetto definitivo della messa in sicurezza di emergenza, non sono imputabili alla Forza armata, bensì riconducibili sia ai tempi per il rilascio di pareri e di autorizzazioni da parte degli enti coinvolti, sia alle frequenti richieste, in sede di Conferenza di servizi, di documentazioni e di prescrizioni integrative che comportano, inevitabilmente, la ricontrattazione delle convenzioni già stipulate.
LA REPLICA
L’on. Labriola si è detta non soddisfatta della risposta del sottosegretario “perché contiene solamente un quadro aggiornato della situazione”. Per la parlamentare tale risposta risulta autoassolutoria per il ministero della Difesa.
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