Teleperformance: “Pagheremo regolarmente gli stipendi”

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teleperformanceLa società tiene a precisare che, come è sempre accaduto, corrisponderà tutti i salari come previsto da normativa entro il 10 di luglio”. Lo afferma la direzione di Teleperformance Italia in relazione a quanto riferito nella giornata di mercoledì dai sindacati in merito al possibile rischio di ritardi nella corresponsione delle retribuzioni ai dipendenti. “La notizia – spiega il management del call center – ha probabilmente origine da un equivoco sorto nell’ambito dell’incontro tenutosi ieri a Roma presso l’Unione degli Industriali del Lazio, vista la complessità e la comprensibile tensione della trattativa sindacale”.

Teleperformance, secondo le organizzazioni sindacali, paventa infatti la chiusura delle sedi di Taranto e di via di Priscilla a Roma, attualmente in perdita. Ai lavoratori è stata proposta una drastica riduzione delle ore di lavoro (da 33 a 20) con decurtazione degli stipendi, immediatamente rifiutata dalle organizzazioni sindacali di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Tlc. Le quali ieri mattina, prima della nota ufficiale dell’azienda giunta nel tardo pomeriggio, avevano indetto a partire da oggi e sino a venerdì 26 giugno, uno sciopero di due ore per ogni turno (le prime due o le ultime due a scelta dei lavoratori) nel call center Teleperformance di Taranto.

L’azienda nel vertice di mercoledì a Roma, ha confermato ai sindacati le difficoltà a mantenere aperte alle attuali condizioni le sedi di Taranto e di via di Priscilla a Roma. E l’avvio del processo di societarizzazione, ovvero lo scorporo della sede di Parco Leonardo di Fiumicino, unica in attivo, e la conferma delle altre due sedi nella società ‘In e out’ con le commesse minori e l’utilizzo estremo della flessibilità, preoccupa le organizzazioni sindacali. Nella serata di mercoledì, tra l’altro, l’azienda aveva diramato una nota nella quale tra le altre cose si leggeva che “…ci preme sottolineare che il valore della produzione è molto inferiore ai costi e non sufficiente al pagamento degli stipendi e che tale condizione non è più sostenibile…”, poi smentita come detto dalla stessa azienda. Motivo per cui i sindacati hanno ritirato l’iniziativa di sciopero, chiedendo ancora una volta al Governo l’immediata convocazione di una tavolo apposito per risolvere la vertenza Teleperformance, attraverso una nota congiunta.

L’azienda In&Out Teleperformance ha aperto una procedura di scissione societaria ex. Art. 47 L. 428/90 con la quale intende scorporare la sede di Fiumicino (RM) dal resto dell’azienda, l’unica sede che al momento generi utili. La procedura terminerà il prossimo 27 giugno.Come il Vostro ufficio sicuramente saprà, l’azienda versa da circa cinque anni in una condizione di forte difficoltà. Difficoltà che ha prodotto 36 mesi di ammortizzatore sociale in deroga (prima Cassa Integrazione Guadagni e poi Contratti di Solidarietà di tipo “B”) ed un accordo aziendale che ha prodotto, per circa due anni e mezzo, forti risparmi sul costo del lavoro (circa il 12%) raggiunti attraverso il declassamento dei lavoratori, il blocco della maturazione degli scatti di anzianità e strumenti di forte flessibilizzazione dell’attività lavorativa, nonché la chiusura della sede di Roma con il relativo licenziamento di circa 400 persone.

Questo accordo il prossimo 30 giugno cesserà di avere validità e, conseguentemente, l’azienda ne ha posto, come condizione per continuare ad operare sul mercato italiano, il rinnovo integrale oltre ad una ulteriore forte stretta sugli strumenti di flessibilizzazione. La situazione attuale del mercato dei call center insieme all’aggravarsi ulteriore delle condizioni economiche delle commesse rendono impraticabile e non più sostenibile (oltre che del tutto controproducente anche ai fini di garantire una reale prospettiva di sviluppo per l’azienda) la strada richiesta dall’azienda. In queste condizioni è chiaro che il rischio immediato è che la società, privata della commessa migliore, nonché l’unica ad essere in attivo, entrerà presto in uno stato di crisi dagli esiti più che prevedibili.

In queste condizioni, data anche la particolare situazione sociale delle città dove hanno sede le sedi aziendali (Taranto e Roma), con la presente siamo a richiederVi la convocazione urgente e, comunque, entro i termini di procedura, di un tavolo di crisi nel quale ricercare soluzioni sostenibili. E’ importante sottolineare come in queste ore la situazione stia creando un clima di forte tensione sociale fra le lavoratrici ed i lavoratori, tensione che lo stato di stallo nella trattativa con i responsabili aziendali non potrà che aggravare”.

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