Greenpeace protesta contro la petrolizzazione dell’Adriatico
Alcuni attivisti di Greenpeace – tra cui quattro italiani – insieme a rappresentanti della coalizione “SOS for Adriatic”, hanno protestato quest’oggi a Zagabria durante una conferenza sul futuro energetico della Croazia. Gli attivisti hanno esposto grandi striscioni su cui si leggeva “Don’t spOIL the Adriatic”, “Go solar, not fossil” and “Minister of Dirty Affairs”. Hanno anche simbolicamente offerto delle “sardine condite col greggio” ai partecipanti alla conferenza, per metterli in guardia dai pericoli che corre il mare Adriatico. All’incontro era presente il ministro dell’Economia croato Ivan Vrdoljak, responsabile per l’implementazione del piano di estrazione di idrocarburi – gas e petrolio – che il suo governo vuole realizzare nelle acque adriatiche croate.
Il governo di Zagabria continua a ignorare gli appelli che arrivano da cittadinanza, turisti, personalità pubbliche, esperti e scienziati che chiedono la sospensione del piano per lo sfruttamento intensivo delle riserve offshore di idrocarburi, cominciando con il non firmare i contratti con le compagnie concessionarie dei vari “lotti” di estrazione. Greenpeace e la coalizione “SOS for Adriatic” chiedono un referendum affinché i croati possano esprimersi: oltre all’integrità dei mari e delle coste, è in gioco la principale fonte di reddito del Paese, il turismo balneare, che potrebbe subire danni irreparabili dalle trivellazioni in quelle acque. I sondaggi mostrano già oggi come la maggior parte dei cittadini croati sia contraria ai progetti del governo.
«Non è un caso che a questa protesta abbiano preso parte anche degli attivisti italiani: il mare Adriatico è sotto attacco, sia in Croazia che in Italia», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. «Il governo Renzi sta facendo disastri in Adriatico, dando il via libera ai petrolieri per trivellare e cercare greggio, dalla Puglia fino all’Emilia Romagna. Quella tra Italia e Croazia è una gara alla devastazione del mare, alla quale ci opporremo con tutte le nostre forze».
Nelle ultime settimane, in Italia, davanti alle coste abruzzesi, sono stati autorizzati un nuovo pozzo di ricerca, dieci nuovi pozzi di estrazione e l’installazione di una nave-piattaforma (per il progetto Ombrina Mare della Rockhopper), a soli sei chilometri dalla costa. In soli dieci giorni, altri nove decreti di compatibilità ambientale sono stati emanati dal ministero dell’Ambiente per altrettante istanze. Due di questi permessi di prospezione coprono un’area che va dalle acque antistanti Rimini sino alla Puglia, dinanzi la costa di Otranto. Queste ricerche verrebbero condotte con la tecnica dell’airgun, violente esplosioni di aria compressa che generano un rumore doppio rispetto a quello di un aereo di linea in fase di decollo colpendo la fauna ittica e i cetacei in particolare. Contro questa tecnica, si è recentemente espressa la comunità scientifica statunitense in un appello a Barack Obama.
Per protestare contro la deriva petrolifera in Adriatico e negli altri mari italiani, oggi Greenpeace Italia lancia una nuova campagna online: una paradossale piattaforma turistica – TrivAdvisor – sulla quale si leggono le immaginarie recensioni dei turisti in vacanza nei nostri mari petrolizzati dal governo Renzi. Su http://trivadvisor.greenpeace.it tutti possono firmare per mandare un messaggio chiaro al governo: NO alle trivelle, meglio l’oro blu dell’oro nero!