Tempa Rossa, l’Eni contro la Regione – La società ricorre al Tar di Lecce
Era soltanto questione di tempo, visto che l’iniziativa era stata già annunciata in tempi non sospetti. L’Eni spa ha infatti depositato presso il Tar di Lecce un ricorso contro la giunta regionale pugliese. Nel quale i legali dell’ente nazionale idrocarburi contestano e si oppongono all’iniziativa presa lo scorso marzo dal presidente Vendola e dai suoi assessori, quando fu votato un documento nel quale si chiede al ministero dell’Ambiente di riesaminare il decreto ministeriale n. 573 del 27 ottobre 2011, con il quale veniva rilasciata la compatibilità ambientale al progetto Tempa Rossa e autorizzato l’esercizio alle prescrizioni. La giunta regionale, nel documento redatto lo scorso marzo, auspicava la revisione del provvedimento, a fronte di quanto sottoscritto da ARPA Puglia e Servizio rischio industriale regionali, secondo le quali, bisogna valutare “osservazioni in merito al rischio di incidenti rilevanti, tenuto conto sia del bacino portuale sia delle interazioni con il trasporto merci pericolose via mare, stante il Piano di emergenza nucleare”. A difendere la Regione Puglia nel ricorso presentato dall’Eni sarà il legale interno Anna Bucci.
Proprio la scorsa settimana il comitato cittadino ‘Legamjonici’, da sempre impegnato nelle vicende riguardante l’Eni e non solo, aveva tenuto una conferenza stampa nella quale sottolineava il nuovo ed improvviso silenzio calato sul progetto. Denunciando come il paventato ricorso del Comune al Tar di Lecce per chiedere l’annullamento del provvedimento del ministero dell’Ambiente che autorizzò lo scorso 20 febbraio con apposito provvedimento, l’avvio dei lavori per il prolungamento del pontile Eni funzionale al progetto “Tempa Rossa”, sia rimasta lettera morta. Nonostante l’iniziativa sia stata approvata dal Consiglio comunale di Taranto lo scorso 19 marzo, nella cui seduta votò con 18 voti a favore e 4 contrari la mozione presentata dal consigliere comunale Angelo Bonelli (Verdi – Taranto Respira) che impegnava appunto il sindaco Stefàno a dare mandato all’avvocatura del Comune ad intervenire in tal senso. Un provvedimento, quello del ministero, attraverso il quale si garantiva “una sorta di corsia preferenziale per consentire all’Eni di avviare la costruzione del progetto Tempa Rossa nelle aree a terra e a mare che non richiedono la bonifica dei suoli”, mentre “per le aree risultate contaminate e destinate ai due nuovi serbatoi di greggio Tempa Rossa e al nuovo attraversamento ferroviario” i lavori potranno avviarsi “solo dopo la trasmissione di certificazione di avvenuta bonifica”. Definito dal comitato Legamjonici, oggi come ieri, un “escamatoge inaccettabile”, considerato che non risultano completate tutte le operazioni di bonifica relativamente alla totalità delle aree oggetto dell’intervento.
Tornando al ricorso presentato dall’Eni sul provvedimento della Regione Puglia, ricordiamo ancora una volta come il Comune non abbia adempiuto a quanto previsto dalla legge in merito alla tematica degli incidenti rilevanti, regolato dall’E.R.I.R., un elaborato tecnico che garantisce il rispetto delle condizioni di sicurezza in relazione alle distanze tra stabilimenti a rischio di incidenti rilevanti e territori circostanti. Ricordiamo ancora una volta che il 2 ottobre del 2012 l’ex assessore all’urbanistica, Francesco Cosa dichiarò che “è stata completata la redazione dell’elaborato Tecnico inerente il Rischio di Incidenti Rilevanti (ERIR) del Comune di Taranto. Ad occuparsi del documento è stata la Direzione Urbanistica Edilità che, tramite l’Assessore Francesco Cosa, l’ha presentato questa mattina al Sindaco”. Dopo di che della vicenda non si seppe più nulla. Due anni dopo, la Commissione Ambiente del Comune si ritrovò a “discuterne”. Perché il documento che la Commissione Assetto del Territorio aveva elaborato, avvalendosi dello studio della società Tecsa Srl di Milano, realizzato nel 2012 ed aggiornato al 2014, sulle zone a rischio di incidenti rilevanti, è risultato essere “incompleto”. Nell’ERIR elaborato dal Comune di Taranto infatti, non risultava essere presente una valutazione sugli effetti che eventi.
Ecco perché, secondo l’ARPA Puglia, dovevano anche essere opportunamente valutati eventuali eventi incidentali relativi al progetto Tempa Rossa. A tal fine l’Agenzia regionale per l’Ambiente si riservò di chiedere al Comitato Tecnico Regionale di procedere ad una revisione del parere sul Nulla Osta di Fattibilità del progetto che fu concesso nel lontano 2012. Parliamo di un documento di primaria importanza, visto che è il Decreto Ministeriale del 9 maggio 2001 ha recepito la direttiva europea Seveso, rendendo obbligatorio per i comuni interessati da aziende a rischio d’incidente rilevante l’ERIR, ritenendolo “parte integrante e sostanziale dello strumento urbanistico” (punto 3.1 Allegato al DM 9 maggio 2001). Ciò che invece è certo, come si ricorderà, è che la delibera comunale del 5 novembre 2014, con la quale ci si opponeva alla realizzazione di Tempa Rossa, è stata impugnata e nelle settimane scorse, si sarebbe svolta la prima discussione dinanzi al Tar di Lecce. Proprio la settimana scorsa, lo Sportello Unico sulle attività produttive del Comune, nonostante i pareri negativi del Consiglio Comunale e visti i pareri ministeriali endoprocedimentali, ha chiesto ai consiglieri comunali di esprimersi nuovamente per concludere il procedimento.
Nella conferenza della scorsa settimana, il comitato ‘Legamjonici’ ha ricordato che dal 1 giugno è entrata in vigore la Direttiva Seveso 3, che prevede una maggiore partecipazione del pubblico alle questioni relative al rischio di incidente rilevante. Ci sarà quindi la possibilità di conoscere se l’Eni ha ottemperato le prescrizioni per avviare le attività ed intervenire nelle decisioni finali. Infine, ribadiamo ancora una volta la contrarietà al progetto espressa da questo giornale sin dal lontano 2010 (anche se qualcuno si diverte a far credere alla gente che la linea editoriale del ‘TarantoOggi’ sia stata misteriosamente cambiata sotto il nostro naso da eminenze grigie a noi sconosciute), ripetiamo un semplice concetto: questa città ha ancora tanta strada da fare su tanti aspetti. Anche e soprattutto dell’informarsi correttamente e dal saper distinguere senza tentennamenti il vero dal falso. Sin quando ciò non accadrà, ce la faranno sempre sotto il naso. E dare sempre la colpa al politico di turno o a qualsivoglia istituzione, è un ritornello che oramai non funziona più. Perché alla politica bisogna mettere il fiato sul collo sempre, costantemente. Non soltanto per pochi giorni o settimane all’anno.
Gianmario Leone