Ilva, Usb presenta esposto per fermare altiforni 2 e 4
L’Unione sindacale di base (Usb) ha presentato un esposto alla procura della Repubblica chiedendo di attivarsi per fermare gli altiforni 2 e 4 dello stabilimento Ilva di Taranto in quanto non sarebbero garantite le condizioni di sicurezza per i lavoratori «come dimostra l’incidente dell’8 giugno scorso» in cui è rimasto gravemente ustionato il 35enne operaio Alessandro Morricella, morto dopo 4 giorni. Il lavoratore fu investito da un getto di ghisa incandescente mentre misurava la temperatura del foro di colata dell’Altoforno 2. L’Usb fa presente che solo l’Afo5, attualmente in manutenzione, è munito di sistema di protezione, denominato ‘Cover’, che consente «di contenere le eventuali fuoriuscite o fiammate di ghisa, limitando così l’esposizione dei lavoratori alle stesse». Sono a rischio invece gli Altiforni 1 (in manutenzione), 2 e 4 (attualmente in marcia). Al sindacato di base sembra «contraddittorio il contenuto del verbale di prescrizione» emesso dallo Spesal, Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Asl, che «da un lato ordina al responsabile di ‘evitare pericolose esposizioni del personale alla proiezione di metallo fuso durante la fase di colaggio dell’altofornò, e dall’altro non dà indicazioni di fermata dell’altoforno e concede 60 giorni ad Ilva per ottemperare alle prescrizioni stesse». L’Usb ricorda che «il prelievo della temperatura è solo una delle operazioni che i lavoratori svolgono durante la fase di colaggio e il rischio di proiezione di metallo fuso è presente durante tutta la fase del colaggio stesso». Quindi sarebbero ancora concreti i rischi per gli operai. «In attesa delle giuste contromisure a protezione e salvaguardia della salute dei lavoratori – spiega il coordinatore Usb Francesco Rizzo – chiediamo la fermata immediata degli Afo 2-4, coscienti del fatto che ciò provocherebbe grosse ripercussioni sulla marcia di tutto lo stabilimento ma fermamente convinti che un altoforno si può riparare o ricostruire, mentre la vita umana no».(ANSA)