Il prolungato credit crunch ha avuto effetti particolarmente negativi per il sistema delle PMI nazionale: secondo Banca d’Italia tra la prima metà del 2009 e settembre 2014 lo stock di prestiti bancari alle società non finanziarie si è ridotto di 175 miliardi di euro (-19%); un quinto delle imprese attive nel 2007 ha avviato procedure di crisi o cessato l’attività volontariamente, mentre quelle rimaste sul mercato hanno fortemente ridotto la propria redditività. Le stesse aziende, nel concedere credito commerciale, sono diventate più prudenti, riducendo i fidi ai clienti più fragili.
Il sistema delle PMI pugliesi occupa nel complesso 140.000 addetti, produce un volume di fatturato pari a 24,7 miliardi di euro e un valore aggiunto di 5,5 miliardi di euro; l’indebitamento finanziario invece si aggira sui 9 miliardi di euro. Rispetto al complesso delle PMI italiane, le pugliesi producono il 3,0% in termini di fatturato e di valore aggiunto, mentre hanno contratto il 2,9% dei debiti finanziari complessivi, impiegando il 3,6% degli addetti.
Le PMI pugliesi hanno sofferto la caduta della domanda, con conseguenze sulla redditività simili a quelle riscontrate per le PMI italiane. Hanno ridotto il fatturato e il valore aggiunto; i margini lordi si sono contratti di 41,4 punti percentuali tra 2007 e 2013 (-31% per le PMI italiane). La redditività netta si è ridotta sensibilmente, passando dall’ 8,4% allo 0,8%: pesano soprattutto l’aumentato costo del lavoro (+8,9%) e il calo della produttività (-10,0%).
In base all’ultima fotografia effettuata sul Cerved Group Rating esistono 1.200 PMI pugliesi ad alto rischio, che potrebbero entrare in default nei prossimi mesi; queste sono esposte complessivamente per 2,6 miliardi di euro verso il sistema finanziario. Per contro esiste un interessante nocciolo duro di 2.400 PMI affidabili, pronte ad agganciare la ripresa. Non differenziandosi dal resto delle PMI italiane, il credito bancario rappresenta di fatto l’unica forma di finanziamento delle PMI pugliesi, il 99% dei debiti finanziari ha infatti natura bancaria.
Mauro Alfonso, Amministratore Delegato di Cerved Rating Agency ha commentato: “Il rating – che fino a qualche anno fa era una prerogativa delle sole large corporate con attività regolare di emissione di bond sui mercati internazionali – rappresenta oggi un importante strumento per migliorare l’accesso ai canali tradizionali e innovativi del credito anche per le aziende che finora non hanno raccolto risorse al di fuori del sistema bancario. Un adeguato modello di rating, rivolto anche alle piccole e medie imprese e alle società non quotate, costituisce un fattore determinante per rendere il sistema delle PMI italiane più trasparente agli occhi di investitori italiani e internazionali e attrarre rilevanti risorse che finora hanno finanziato in modo solo marginale il sistema produttivo”.
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