Tempa Rossa, Legamjonici: “Che fine ha fatto il ricorso del Comune?”
TARANTO – Sulla vicenda “Tempa Rossa” si è posata una fitta coltre di nebbia. A denunciarlo, ancora una volta, è Daniela Spera, responsabile del comitato Legamjonici che questa mattina ha tenuto una conferenza stampa alla libreria “Ubik” per spiegare i suoi timori. Partiamo da quanto accaduto lo scorso 19 marzo, quando il Consiglio comunale di Taranto ha approvato la mozione presentata dal consigliere comunale Angelo Bonelli (Verdi – Taranto Respira) che impegnava il sindaco Stefàno a dare mandato all’avvocatura del Comune per chiedere al Tar l’annullamento del provvedimento del ministero dell’Ambiente, datato 20 febbraio 2015, che autorizza i lavori per il prolungamento del pontile Eni funzionale al progetto “Tempa Rossa”.
Secondo Legamjonici, il provvedimento ministeriale rappresenta un vero e proprio escamotage perché consente l’avvio dei lavori senza dover attendere l’ottemperanza della prescrizione Aia che prevede il completamento della bonifica di tutte le aree interessate agli interventi legati al progetto “Tempa Rossa”. Del ricorso che avrebbe dovuto presentare il Comune, però, non si è saputo più nulla. «Abbiamo incontrato l’avvocato Bruno Decorato (incaricato dal Comune per redigere l’impugnazione, ndr) – ha spiegato la Spera – che ci ha esposto tutte le problematiche inerenti il provvedimento, a cominciare dal fatto che l’ente non figura tra i destinatari del documento ministeriale. Poi ci ha riferito che avrebbe atteso il parere di Arpa Puglia». Da allora, i contatti con Decorato si sono persi e neanche i consiglieri comunali hanno saputo dare delucidazioni.
In seguito, Legamjonici si è rivolto proprio ad Arpa Puglia per avere riscontro. « Ci è stato detto che l’art. 34 del decreto “Sblocca Italia”, al comma 7, consente l’autorizzazione fornita dal ministero dell’Ambiente – ha aggiunto la Spera – ma secondo noi c’è una violazione della normativa Aia e davanti a ciò è stato chiuso un occhio. Perché?». Il Comitato si è rivolto anche alla responsabile degli affari legali di Arpa Puglia, Maria Laura Chiapperini, per avere lumi sul ricorso. Anche da quel fronte, sarebbe arrivato un segnale poco incoraggiante: «Ci ha detto che spetta alla Pubblica Amministrazione decidere se impugnare l’atto o meno – ha proseguito la Spera – altrimenti il ricorso può essere presentato da un qualunque cittadino che dovesse sentirsi leso rispetto alla tutela di un diritto». In pratica, la patata bollente verrebbe scaricata al cittadino comune che dovrebbe sobbarcarsi tutte le responsabilità e gli oneri economici dell’azione legale.
Un capitolo a parte è quello relativo alle emissioni e, in particolare, al sistema di abbattimento dei vapori previsto da Eni per il progetto “Tempa Rossa”. Legamjonici ha scoperto che il documento fornito al Comune di Taranto dall’azienda menziona gli ‘idrocarburi’ come sostanze per cui è previsto il recupero senza, però, specificarne la tipologia. Gli idrocarburi si suddividono in ‘aromatici’ e ‘alifatici’, sostanze con caratteristiche chimico-fisiche differenti. In particolare, quelli “aromatici” (benzene, toluene) sono molto più pericolosi. «Ad Arpa Puglia abbiamo posto un quesito ben preciso: Eni ha fornito i dettagli sulla tipologia di idrocarburi a cui fa riferimento? – ha detto la Spera – i pareri tecnici di Arpa Puglia non sono stati in grado di dimostrare l’esistenza di questa specificazione. Pare che Arpa Puglia abbia chiesto ulteriori dettagli al gestore senza avere risposta».
Ma che la situazione sia confusa lo si evince anche da altro: la delibera comunale approvata il 5 novembre 2014 per opporsi alla realizzazione di “Tempa Rossa” è stata impugnata da vari soggetti e la prima discussione dinanzi al Tar di Lecce era stata fissata per i primi di giugno. Non è mancato un cenno all’entrata in vigore dall’1 giugno 2015 della Direttiva Seveso III che consente una maggiore partecipazione del pubblico all’iter relativo alla realizzazione di impianti che comportano un rischio di incidente rilevante. La Spera punta su questa opportunità per scoprire se l’Eni ha ottemperato a tutte le prescrizioni e per poter intervenire sulle decisioni finali. Ciò rappresenta una novità rispetto al passato.
La responsabile di Legamjonici si è detta molto preoccupata per la situazione di incertezza relativa alla tutela ambientale sul territorio ionico accennando alla carenza di organico e mezzi che interessa Arpa Puglia. Non sembra un caso, infatti, che l’Agenzia abbia pubblicato in questi giorni dei bandi per la ricerca di personale (assistente tecnico – perito chimico) da assegnare proprio al Dipartimento Provinciale di Taranto. Una realtà che meriterebbe il massimo sforzo da parte di tutti gli enti per garantire la migliore operatività in difesa della salute e dell’ambiente. E più di qualcuno dovrebbe battere i pugni sul tavolo per ottenerlo. Anche e soprattutto nelle sedi istituzionali.
Alessandra Congedo