ROMA – La strategicità del Porto di Taranto e del suo Terminal è stata ribadita oggi, a Palazzo Chigi, durante l’incontro con le istituzioni locali (il Sindaco Ippazio Stefàno, il Presidente dell’Autorità Portuale Sergio Prete) e le organizzazioni sindacali di categoria nazionali e territoriali. Lo riferisce Palazzo Chigi. Per il governo – rappresentato dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, dal Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e dalla Sottosegretaria al Lavoro Teresa Bellanova – il Porto di Taranto rappresenta una priorità per il Paese e per l’Europa, nel quadro del cosiddetto Corridoio Nord-Sud. Per tale ragione, nel richiamare l’Azienda TCT al massimo senso di responsabilità, il Governo ribadisce il proprio impegno ad operare per mantenere aperte le prospettive produttive e occupazionali del Terminal e tutelare al meglio i 540 lavoratori interessati dalla vertenza.
PUGLIESE (UIL): “INCONTRO INTERLOCUTORIO”
“E’ stato un incontro interlocutorio. Riteniamo però, che già nel corso del prossimo appuntamento, fissato per il 17 giugno, il Governo debba prendere una posizione netta e chiara su Tct e che debba iniziare un percorso di interlocuzione con altre compagnie interessate a operare nel porto di Taranto, un risorsa strategica che va sfruttata nel migliore dei modi per il bene dell’economia regionale pugliese e nazionale”. Aldo Pugliese, Segretario generale della UIL di Puglia, fa il resoconto dell’incontro tenutosi questo pomeriggio a Roma. “Qualora Tct scelga di restare – spiega Pugliese – siamo dell’idea che, comunque, non possa continuare ad operare in regime di monopolio: una condizione che ha già creato troppi danni, frenando inesorabilmente le prospettive e le potenzialità dello scalo portuale ionico. E, in ogni caso, l’attività deve riprendere quanto prima, considerando che gli spazi disponibili ci sono, eccome. Inoltre – chiosa il Segretario della UIL – abbiamo chiesto senza se e senza ma che i lavoratori siano tutelati, con o senza Tct, attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali”.