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Vince Emiliano, Laricchia seconda. Il M5S rifiuta l’assessorato all’ambiente (Il Manifesto)

Una vittoria scontata e ampiamente prevista. Che si è trasformata in un successo personale visti i 21mila voti in più rispetto alle 8 liste che lo sostenevano. Michele Emiliano, con il 47,12% (pari a 793.831 voti), è il nuovo governatore della Puglia, o come lui ama definirsi il “sindaco della Puglia” (memore dei 10 anni da primo cittadino nella sua Bari). Succede dopo 10 anni a Nichi Vendola che gli lascia “una Puglia con la schiena dritta” come ha commentato l’indomani il leader di Sel. Dove però quasi la metà dei cittadini ha scelto di restare a casa: in Puglia ha infatti votato soltanto il 51,15% (1.825.238 su 3.568.409 elettori potenziali) a fronte del 62,29% delle regionali del 2010: nessuno in Italia ha fatto peggio.

Il Pd è risultato il primo partito con il 18,81%: secondo il Movimento 5 Stelle, che ha conquistato il 16,33%, ottenendo un risultato superlativo, che va ad affiancarsi a quello ottenuto dalla candidata presidente Antonella Laricchia, che ha ottenuto 310.304 voti pari al 18,42% ed ha anticipato di soli 2.136 voti il candidato del centrodestra appoggiato da Raffaele Fitto, Francesco Schittulli con il 18,29% (308.168 voti). Quello della Laricchia, se possibile, è un successo personale che supera anche quello di Emiliano, visto che ha ottenuto ben 35mila voti in più rispetto alla lista del Movimento 5 Stelle. A seguire, l’altra candidata del centrodestra, appoggiata da Berlusconi, Adriana Poli Bortone, con il 14,40% (242.641 voti). Si è dunque consumata senza vincitori né vinti la guerra fratricida all’interno del centrodestra pugliese, portata avanti nelle ultime settimane tra Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto. Visto che Forza Italia ha preso il 10,8% e la lista ‘Oltre con Fitto’ il 9,2%. La resa dei conti andrà dunque avanti ancora a lungo: non è un caso se già ieri il parlamentare europeo si è detto d’accordo con il leader della Lega Nord Matteo Salvini, che ha lanciato l’idea di indire subito le primarie per scegliere il nuovo leader del centrodestra.

Chiudono la lista dei 7 candidati alla presidenza Michele Rizzi, di Alternativa Comunista, che ha ottenuto lo 0,30%, Gregorio Mariggiò dei Verdi con lo 0,45% (flop clamoroso con il conseguente addio di Angelo Bonelli dalla guida del partito) e Riccardo Rossi, ‘L’Altra Puglia’ che ha conseguito l’1,02%. Per quanto riguarda la composizione del nuovo consiglio regionale, i dirigenti della Regione hanno assegnato i seggi alle coalizioni e alle liste: 29 alla coalizione di Michele Emiliano, governatore eletto; 21 alle minoranze. Al Partito democratico sono stati assegnati 13 seggi, 6 alla lista Emiliano sindaco di Puglia, 4 alla lista Noi a Sinistra, 3 alla lista La Puglia con Emiliano, 3 ai Popolari. Al Movimento cinque stelle assegnati 7 seggi: la candidata presidente Antonella Laricchia (arrivata seconda) e altri sei consiglieri. Alla lista Forza Italia 6 seggi (candidata presidente Poli Bortone). Alla lista Oltre con Fitto 4 seggi e 4 seggi anche alla lista alleata di Area popolare (liste a sostegno di Francesco Schittulli. Da sottolineare inoltre che i quattro candidati al consiglio regionale indicati dalla Commissione antimafia come ‘impersentabili’ secondo i canoni della legge Severino – Enzo Palmisano, Giovanni Copertino, Massimiliano Oggiano e Fabio Ladisa – non sono stati eletti.

Ciò detto, al di là dei numeri (che in politica ancora oggi valgono più di ogni cosa), quella di Emiliano è stata una vittoria politica che ha messo già a segno due colpi importanti. Il primo, è un chiaro messaggio a Renzi: “Ho bisogno che il governo e Renzi si occupino della Puglia guardandola non come una minaccia”. Un messaggio dalla doppia lettura, visto che l’ex sindaco di Bari non è uomo di Renzi ed è da sempre un battitore libero e una mina vagante per il Pd regionale e nazionale. “Mi occuperò solo della Puglia”, ha detto ancora Emiliano: un segnale chiaro, una mano tesa. Quella che invece il M5S ha già rifiutato: Emiliano ha infatti sempre guardato con interesse al movimento, e prontamente ha ‘offerto’ alla Laricchia l’assessorato all’Ambiente, che in Puglia anche e soprattutto per la vicenda Ilva ha un peso enorme. Offerta rispedita al mittente: “Trattiamo sui temi, non sulle poltrone”, hanno dichiarato Grillo e Di Maio. Non accorgendosi che quella di Emiliano era una prima trappola politica nella quale sono già, volontariamente, caduti. Ma Emiliano ha già detto che ci riproverà. I prossimi 5 anni non saranno certamente banali, qui in Puglia.

Gianmario Leone (Il Manifesto)

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