Porto di Taranto: mercoledì vertice a Roma
E’ confermato per mercoledì 3 giugno, alle 18, a Palazzo Chigi il nuovo vertice sul porto di Taranto allo scopo di trovare una soluzione alla crisi del terminal container affidato in concessione alla società Taranto container terminal. Dal 28 maggio, infatti, i 540 addetti del terminal sono in ferie forzate su decisione della società essendo scaduto un nuovo anno di cassa integrazione, né la società TCT (Taranto Container Terminal) ha confermato al Governo la volontà di definire l’accordo di rinnovo pur avendo firmato l’11 maggio scorso una pre-intesa al riguardo. Rispetto agli incontri precedenti, quello di mercoledì vedrà al tavolo una presenza più folta. Infatti non ci saranno solo la presidenza del Consiglio col sottosegretario Claudio De Vincenti, il ministero delle Infrastrutture e trasporti col ministro Graziano Delrio, e il ministero del Lavoro col sottosegretario Teresa Bellanova, insieme al Comune e all’Autorità portuale di Taranto, ma anche il ministero dello Sviluppo economico e i sindacati, nazionali e locali.
Nei giorni scorsi la presidenza del Consiglio attendeva una risposta da TCT in merito al mantenimento della sua presenza o meno nel porto di Taranto. Risposta che non è arrivata né dal Cda della società, riunitosi il 15 maggio, né dall’assemblea degli azionisti di Tct – Hutchinson col 50 per cento, Evergreen col 40 e gruppo Maneschi col 10 – che si è riunita all’inizio di questa settimana. Mancata risposta in merito alla pre-intesa dell’11 maggio perché, stando a quanto si apprende, gli azionisti di TCT sono divisi tra loro sul che fare per il porto di Taranto e sarebbe molto forte la corrente di pensiero che punta a disimpegnarsi dall’infrastruttura pugliese in quanto i lavori di adeguamento promessi da diversi anni, in realtà sono partiti solo negli ultimi mesi.
La pre-intesa era infatti vincolata attorno ad alcuni punti tra i quali rinnovo della cassa integrazione per il personale per un altro anno, rientro del traffico container a Taranto dal 2017 partendo da una quota iniziale di 200mila TEU, impegno ad effettuare gli investimenti che competono alla parte privata, infine accettazione del cronoprogramma dell’Autorità portuale a proposito dei lavori in corso. Una risposta dal Cda di TCT, a cui l’assemblea degli azionisti ha rimandato la questione, potrebbe ora arrivare intorno al 10-12 giugno, ma da due settimane, intanto, Palazzo Chigi sta anche valutando possibili alternative se TCT dovesse effettivamente disimpegnarsi.
In tal caso, oltre a cercare nuovi gruppi disposti al subentro – circolano le ipotesi di Msc e Cma-Cgm che in passato si sono già serviti del terminal di Taranto -, il primo problema che si pone per il Governo è quello di assicurare la copertura degli ammortizzatori sociali alle 540 unità dell’infrastruttura. Da vedere, a tal proposito, se sarà possibile prorogare la cassa oppure bisognerà cercare altre soluzioni. Andrà poi valutato il rapporto contrattuale tra la società TCT e il concessionario, nello specifico l’Autorità portuale di Taranto. TCT ha infatti il terminal in concessione per 60 anni e va verificato se il ritiro anticipato del terminalista comporti obblighi e penali a carico di quest’ultimo. Un’altra verifica andrà poi fatta sulle attrezzature installate lungo la banchina usata da TCT, la cui acquisizione è avvenuta anche attraverso fondi pubblici.
Esistono, insomma, vari punti da chiarire qualora TCT formalizzasse la sua intenzione di abbandonare il terminal di Taranto rendendo così esplicita e ufficiale quella che, al momento, è solo un’ipotesi, seppure molto accreditata visto che il Governo l’ha inserita nel novero delle possibilità. Anzi, secondo alcune fonti, il fatto che Palazzo Chigi abbia voluto coinvolgere, per l’incontro del 3 giugno, anche i sindacati, si spiega col fatto di voler trovare insieme a loro una soluzione complessiva partendo appunto dalle garanzie occupazionali da offrire ai lavoratori, tema, questo, più volte posto dai sindacati e nei giorni scorsi ribadito anche con un presidio di protesta davanti alla Prefettura di Taranto.