Il 10 febbraio del 2014, il ministero delle Infrastrutture dette il via libera definitivo alla realizzazione del parco eolico “near shore” che sorgerà nella rada del Mar Grande di Taranto. L’autorizzazione unica prevista dall’art. 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 per una centrale eolica offshore, rilasciata dal Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti dopo l’ok del ministero dello Sviluppo Economico e del ministero dell’Ambiente, dopo la conferenza dei servizi alla quale parteciparono tutte le amministrazioni interessate, arrivò in realtà il 27 giugno del 2013 da parte del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, con tanto di pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 13 luglio. L’ultimo “ostacolo” per la realizzazione dell’opera, se di ostacolo vogliamo parlare, è il pronunciamento del Consiglio di Stato il prossimo 18 giugno sull’appello presentato dal Comune di Taranto dopo che l’amministrazione si vide respingere dal Tar di Lecce (il 19 febbraio del 2014) il ricorso presentato nell’ottobre 2013 nel quale chiedeva l’annullamento, con sospensiva, del provvedimento del giugno 2013 con cui venne dato l’ok al progetto da parte del ministero dei Trasporti: il ricorso fu giudicato infondato in tutti i punti.
Sconfitta abbondantemente preannunciata, e che certamente si riproporrà il prossimo 18 giugno al Consiglio di Stato, non solo perché in questo settore il parere di un’amministrazione comunale non ha valore vincolante per legge, ma soprattutto perché la delibera n. 30 che fu inviata al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nell’aprile del 2013, era priva del necessario supporto motivazionale e quindi inammissibile. Del resto, nel testo di quell’atto vi era scritto semplicemente che il Consiglio comunale “esprime parere contrario” alla realizzazione del parco eolico nella rada di Mar Grande (molto simile a quanto sin qui avvenuto con il progetto Tempa Rossa dell’Eni). Questo partorì il Consiglio Comunale del 5 aprile 2013. Del resto, al di là della mera presa di posizione del Consiglio comunale e del ricorso al Tar di Lecce, l’iter burocratico ed operativo per la realizzazione dell’opera è sempre andato avanti senza grandi intoppi.
Il 9 aprile 2013 l’Azienda sanitaria locale di Taranto comunicava il proprio parere positivo con prescrizioni e lo stesso giorno ARPA Puglia prendeva atto della compatibilità e comunicava il suo intervento in un tempo successivo alla costruzione; il 4 giugno 2013 l’Autorità di bacino della Puglia esprimeva parere favorevole con prescrizioni, mentre dieci giorni dopo, il 14 giugno, la società Terna rilasciava il benestare al progetto delle opere di connessione alla Rete elettrica di trasmissione nazionale. Inoltre è bene ricordare che la Provincia di Taranto, competente in materia di rilascio di autorizzazione per “l’immersione in mare di materiale derivante da attività di escavo e attività di posa in mare di cavi e condotte” (secondo quanto previsto dall’art. 109 del Codice dell’Ambiente in base all’art. 8 della legge regionale n. 17 del 14 giugno 2007), non ha rilasciato “espressamente tale autorizzazione né espresso il suo dissenso”; per questo motivo il ministero dell’Ambiente, pur non ritenendo ammissibile in materia ambientale la regola del “silenzio-assenso”, il 3 giugno 2013 comunicò alla Provincia le modalità di rilascio dell’autorizzazione concessa alla Beleolico srl (la società detentrice del progetto), pur sostenendo in Conferenza dei Servizi che “l’autorizzazione alla realizzazione del parco eolico sia subordinata all’autorizzazione della Provincia o che comunque detta autorizzazione avvenga prima dell’inizio dei lavori”.
Questi ultimi provvedimenti consentirono l’ok del 27 giugno 2013 (precedentemente, il 13 dicembre 2012, presso gli uffici della Capitaneria di Porto di Taranto, si svolse l’importante conferenza dei servizi conclusiva al fine di rilasciare la concessione demaniale marittima per la realizzazione del progetto, iter conclusosi il 10 gennaio 2013). Dal giorno dopo infatti, la società Beleolico srl (che il 31 agosto 2012 ricevette dalla Societ Energy S.p.A. il ramo d’azienda avente ad oggetto la realizzazione del parco eolico che la stessa presentò l’8 luglio del 2008), dette il via operativo al progetto. Secondo le ultime informazioni in nostro possesso, l’amministratore unico della Societ Energy risulta essere Benito Papadia, socio di Giovanni Colomba (entrambi gestori dell’Histò San Pietro sul Mar Piccolo). La Beleolico, che vede all’interno del Cda proprio Giovanni Colomba, ha come amministratore Gianluca Colomba e come ad il francese Levy Jacques Edouard Jean. Proprietarie della Beleolico risultano essere due società: l’impresa Del Fiume Spa (con sede sempre a San Giorgio) e la Belenergia Spa che ha sede in Lussemburgo. Nei mesi scorsi sono stati effettuati carotaggi e caratterizzazioni, firmati contratti di fornitura anche con la Vestas per gli aerogeneratori, acquistati certificati di borsa di energia elettrica.
Ricordiamo che la realizzazione del parco avverrà nella rada esterna del porto di Taranto e sarà costituito da 10 aerogeneratori, ognuno di tre megawatt di potenza, capace di generare trenta megawatt di energia. Saranno disposti in due zone distinte: sei turbine esterne alla diga foranea e quattro esterne al molo polisettoriale (le zone prospicienti al Terminal Container e al V sporgente). Le torri, alte circa 110 metri, convoglieranno l’energia prodotta direttamente alla rete nazionale attraverso un cavo sottomarino lungo due chilometri. I 30 megawatt di energia saranno sufficienti a rendere il porto di Taranto autonomo e indipendente dal punto di vista del fabbisogno energetico. L’opera, chiamata tecnicamente “near shore”, occuperà una porzione d’area che non ricade nel sito di interesse nazionale né interessa direttamente aree SIC (interesse comunitario) o ZPS (zone protezione speciale). Il parco nascerà in uno specchio d’acqua distante 100 metri dalla costa e 7 chilometri dalla città di Taranto. L’investimento complessivo dell’opera è stato stimato in 63 milioni di euro.
Su queste colonne abbiamo sempre espresso dissenso verso quest’opera, la cui realizzazione denunciammo inascoltati nell’agosto del 2012, in piena bufera Ilva, dopo che il 24 luglio 2012 il ministero dell’Ambiente pubblicò sul suo sito ufficiale il decreto con i pareri delle commissioni VIA e VAS, che davano il loro ok definitivo al progetto definito “di pubblica utilità”. Perché non crediamo che l’alternativa alla grande industria possa essere un parco eolico in mezzo al mare. Per non parlare dei danni che subiranno da un lato i delfini presenti in gran numero in quella zona di mare (non a caso sono diverse le prescrizioni in merito) ed i volatili che spesso a causa delle pale eoliche perdono del tutto il senso dell’orientamento. Ancora una volta dunque, questa città subirà uno sfregio alla sua bellezza ed alla sua storia. Infangata dall’inettitudine di un’intera classe politica, divorata dai famelici interessi economici dei soliti noti, trascurata dalla superficialità e dal disinteresse della gran parte della cittadinanza.
Altrove, per esempio a Manfredonia, una ventina di associazioni diverse (Fidas Zapponeta, Lipu Foggia, Italia Nostra, Impegno Comune Manfredonia, Città Dinamica, F.A.I. Fondo Ambiente Italiano, Centro Studi Naturalistici-Onlus, A.S.D. Delfino Manfredonia, Rifiuti Zero, Associazione Altura, Associazione AICO, ACLI di Foggia), ed altre che si aggiunsero successivamente, proprio nel febbraio del 2014, mentre il parco eolico ‘near shore’ di Taranto otteneva l’ok definitivo, vincevano la loro battaglia costringendo il Consiglio dei Ministri a sospendere in via definitiva l’iter del progetto dell’opera (sul qual pendeva la procedure di VIA al ministero dell’Ambiente e l’autorizzazione del ministero delle Infrastrutture). A dimostrazione che uniti si può. A Taranto, invece, siamo ancora una volta costretti ad usare il passato: “uniti si poteva”. Auguri.
Gianmario Leone
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