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Expo, la natura entra in carcere con gli orti verticali

Manufatti, borse, accessori e oggetti creativi, tutti originali, realizzati, con materiali di recupero, da detenute: il progetto Made in Carcere offre loro una seconda opportunità, la possibilità di reinventarsi  e reinserirsi nel contesto lavorativo e sociale, avviando un concreto percorso di riavvicinamento al mondo del reale.

Un tema forte ed estremamente interessante è quello di cui si parlerà ad Expo nell’iniziativa sociale curata da Casillo Group (Corato, Bari), l’impresa primaria italiana nel campo delle semole, grano, farine commestibili, prodotti da forno che partecipa ad Expo come main partner dell’official sponsor del Cluster dei Cereali e Tuberi Farine Varvello 1888.  Ospiti dell’appuntamento che si terrà sabato 23 maggio alle 19 presso il Cluster dei Cereali e Tuberi i rappresentanti di Made in Carcere, il brand creato da OFFICINA CREATIVA, cooperativa no profit, con sede a Lecce, che offre alle donne detenute la possibilità di imparare un lavoro e mantenersi o mandare i soldi a casa.

Sarà la fondatrice di Made in carcere, Luciana Delle DonneAmbassador di WE-Women for Expo, a parlare della mission del suo gruppo di lavoro e a presentare, in particolare, gli ultimi progetti attuati, tra cui quello degli Orti Verticali. Anche in questo caso sono materiali di recupero che altrimenti andrebbero al macero (cassette della frutta e sacchi di caffè) ad essere confezionati dalle detenute, questa volta per contenere terra, semi e piante, e a dare vita ad un prodotto creativo che consente di avere piccoli grandi orti a portata di mano, con aromi, erbe officinali, fragole e ortaggi, da coltivare in piccoli spazi. Primo luogo di destinazione gli stessi istituti penitenziari: obiettivo principale è quello di offrire a donne e uomini detenuti la consapevolezza dei ritmi della Natura – dei quali vengono privati con la reclusione – cercando di costruire un feeling con quello che essa può dare all’uomo (se è lui a prendersene cura, non abusando e sfruttando in modo dissennato). Un progetto che, dunque, nasce come una sorta di “nature therapy” per persone in stato di detenzione, ma che adesso va oltre, contaminando fiere e scuole.

Altro nuovo progetto Made in Carcere, di cui si parlerà il prossimo sabato, è il Distributore Automatico di Solidarietà, che, tra l’altro, sarà presentato proprio all’Expo di Milano dal 2 al 7 ottobre. Si tratta di piccoli dispenser destinati a luoghi ad alta affluenza di persone (stazioni, aeroporti, scuole, università) con all’interno manufatti di diversa tipologia (per lo più di uso comune e necessari per la vita quotidiana, come portachiavi, braccialetti, porta bottiglie, borse fashion di dimensioni più piccole) realizzati da detenute all’interno degli istituti penitenziari con materiali di recupero, disegnati da designer e stilisti particolarmente ingegnosi, in collaborazione con Accademie e scuole specifiche del settore. All’interno non mancherà uno dei manufatti più popolari di Made in Carcere, il braccialetto, finito addirittura al polso di Papa Francesco, lo scorso 21 marzo, in occasione del pranzo nel carcere di Poggioreale. Insomma un appuntamento interessante quello di cui si parlerà sabato 23 maggio ad Expo: anche in luoghi di degrado e disagio come le carceri,  si possono costruire e ricostruire umanità e dignità. Attraverso la vendita dei prodotti, Made in Carcere paga uno stipendio alle donne detenute che lavorano, dimostrando che si può fare impresa sociale, generando economia, anche in luoghi di solito a ciò non adibiti

L’appuntamento rientra in Petravia, uno dei novanta eventi (1 maggio – 31 ottobre) racchiusi “NEL NOME DEL PADRE, storie di grano e di terra”, il grande progetto ideato da fotografo, scrittore e regista Carlos Solito e con il quale Casillo Group partecipa ad Expo 2015 per raccontare la sua storia e il suo lavoro, radicato nella tradizione, ma anche attento al contributo delle tecnologie e alla qualità dell’alimentazione.  All’interno di Petravia piccole realtà imprenditoriali del sud Italia racconteranno la loro storia  per dar lustro all’universo dell’agroalimentare del Bel Paese e quindi del made in Italy. Saranno dieci incontri in sei mesi per poter ascoltare storie di piccola imprenditoria, incontri in cui verranno fuori non solo i percorsi storici attraverso lo straordinario alfabeto delle tradizioni.

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