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L’ultimo saluto ad Alfonso Frassanito

Caro Alfonso,

ci incontrammo per la prima volta nel novembre del 2011 durante la presentazione del tuo libro  “Io sò Carmela, violentata dagli uomini… uccisa dallo Stato… oltraggiata dalla giustizia”. Un incontro non casuale. Ero li per ascoltare la storia della tua Carmela, una ragazzina che aveva rinunciato alla vita a soli 13 anni, dopo aver vissuto esperienze che avrebbero stravolto o ammazzato chiunque. E quella storia orribile ha contribuito ad ammazzare anche  te, insieme al male che l’altro ieri ti ha portato via.

Dal 2011, il filo che ci collegava non si era mai rotto. Nel mio piccolo, attraverso InchiostroVerde, ho sempre cercato di dare spazio alla battaglia che ostinatamente portavi avanti per ottenere giustizia nei confronti degli uomini (uno sforzo immane definirli tali) che avevano abusato di lei. Dal 2007, il tuo dolore era diventato il dolore di chiunque avesse sfiorato, in qualche modo, la storia di Carmela. La battaglia per lei era diventata la battaglia per la tutela di tante altre giovani donne, vittime di abusi e violenze, grazie all’associazione “Iosocarmela” da te fondata per sensibilizzare la comunità su questo tema.

Oggi sono andata alla ricerca del nostro ultimo dialogo privato su Facebook. Mi ero rivolta a te per segnalarti il caso di una bambina di Taranto maltrattata dalla madre e da altri componenti della famiglia. E tu ti eri mostrato immediatamente disponibile a occuparti della vicenda. «Denuncerò personalmente il caso – mi dicesti – sono sempre a disposizione per queste cose. I bambini vengono prima di ogni cosa». E io tirai un sospiro di sollievo perché sapevo di essermi rivolta alla persona giusta.

L’ultima traccia di te, rimasta sul video, è l’invito all’ennesima udienza del processo contro gli stupratori di Carmela. L’ennesima tappa di un percorso lungo e lacerante che ti ha sempre visto in trincea. Solitario e testardo nel chiedere giustizia e tempi rapidi per il procedimento giudiziario. Lo fai fatto lanciando appelli accorati alle istituzioni che sembravano rimbalzare nel vuoto, come spesso accade quando c’è da riconoscere un diritto a chi è più debole.

Ricordo bene che durante la presentazione del tuo libro, nell’inverno di quattro anni fa, all’interno della biblioteca comunale, la presenza di Carmela si era manifestata in un quadro realizzato dall’artista Ezia Mitolo: due occhi che affioravano in un quadro nero, emblema di tutte le sofferenze che aveva dovuto patire. Un nero da grattare via, come avevano fatto (materialmente) le persone in sala, per riportare alla luce il volto luminoso di una ragazza che avrebbe meritato dal mondo degli adulti (e dalle istituzioni) ben altre tutele e premure.

«Su quel terrazzino Carmela non era sola. Con lei c’erano anche tante ombre che l’hanno spinta a buttarsi giù». La dott.ssa Roberta Bruzzone, criminologa e consulente di parte, scelse questa immagine per raccontare il tragico epilogo della storia di Carmela. Una ragazzina di tredici anni nei confronti della quale non ti sei mai sentito “patrigno”, ma semplicemente padre. E padre lo sei stato fino all’ultimo respiro.

Ciao Alfonso. Riposa in pace.

Alessandra Congedo

 

Il comunicato stampa del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario di Taranto

L’altra notte è morto Alfio Alfonso Frassanito, padre di Carmela Cirella, la ragazzina di 13 anni violentata e suicidatasi nel 2007, e presidente della Associazione “Iosocarmela” da lui fondata proprio perchè la morte della figlia non fosse invano e servisse a tante altre ragazze, bambine.
Alfonso si è battuto dal 2007 infaticabilmente a Napoli, a Taranto, in ogni città dove poteva parlare di Carmela, ma soprattutto nelle fredde e lunghe udienze dei Tribunali per la verità e giustizia per Carmela: violentata dagli uomini e uccisa dallo Stato (come abbiamo subito detto noi compagne del mfpr e come ha ripreso Alfonso), da quelle Istituzioni, che non credendo a Carmela, l’avevano violentata a loro volta con psicofarmaci e rinchiudendola in Istituti, portandola al suicidio.
Alfonso si era battuto nei Tribunali contro l’ipocrisia e contro coloro che voleva trasformare i processi in accuse, offese verso Carmela e lo stesso padre: VERGOGNATEVI! Diceva Alfonso. E per questa giustissima parola aveva subito denunce e se non fosse morto mercoledì prossimo doveva presentarsi al Tribunale perchè accusato, lui, insieme ad una compagna del Mfpr di aver detto questa verità ad uno degli avvocati di uno stupratore.
La morte del padre di Carmela certamente è legata a filo doppio a tutto questo, a queste sofferenze, al dolore della figlia stuprata e “uccisa”, alle vessazioni di processo infiniti, alle “pugnalate” di sentenze vergognose che, come la prima verso tre minorenni, si è conclusa con il “perdono” verso gli stupratori, alle bugie e infamie che doveva sentire; ma anche al silenzio in questa città che ha accompagnato questa grave violenza – come diceva Alfonso: solo il Movimento femminista proletario rivoluzionario sono sempre presenti, con presidi, iniziative, denunce, ecc.
Questa morte del padre di Carmela pesa per questo come un macigno. Mercoledì 20 maggio, alle 9, in occasione del processo contro il padre di Carmela e il MFPR, terremo un presidio al Tribunale per ricordarlo. Porteremo il libro che lui ha scritto per raccontare tutta la storia di Carmela.

 

 

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