Nonostante l’accordo siglato in data lo scorso 3 dicembre presso il MISE infatti, “che prevedeva la ripartenza del sito industriale e la rioccupazione di tutto il personale (84 unità) attualmente in CIGS, prossimo al licenziamento, a tutt’oggi non c’è stato l’avvio di alcuna attività e lo stabilimento Marcegaglia è deserto, privo di personale e macchinari”. “Visti gli ulteriori ritardi nella rioccupazione delle maestranze, ribadiamo con forza alla Marcegaglia ed agli enti preposti di esercitare sino in fondo il dovere e la responsabilità sociale nei confronti dei lavoratori” si leggeva in una nota unitaria dei sindacati metalmeccanici.
Per questi motivi il 6 maggio, sindacati e lavoratori tennero un sit-in sotto la sede della Prefettura di Taranto, chiedendo al Prefetto di essere ricevuti, “al fine di evitare ulteriori perdite di posti di lavoro su un territorio già gravemente colpito dalla disoccupazione, e di prodigarsi per l’attivazione del tavolo ministeriale”. Adesso, l’ennesima doccia fredda con il paventato disimpegno della Otlec. Del resto, sin dal primo momento denunciammo come l’accordo sottoscritto lo scorso dicembre fosse un bluff. Non tanto per la riconversione dello stabilimento, quanto per i motivi che portarono la Marcegaglia a chiudere il sito tarantino. Nel 2013 la Marcegaglia Buildtec ha dismesso la realizzazione di pannelli fotovoltaici a causa del “crollo della domanda”.
L’intesa sottoscritta lo scorso 3 dicembre a Roma e poi ratificata nella sede di Confindustria Taranto il 15 dello stesso mese, prevedeva che lo stabilimento tarantino del gruppo Marcegaglia Buildtech venisse rilevato dal gruppo piemontese Otlec, azienda che opera nella lavorazione dell’acciaio producendo cogeneratori e bruciatori. Secondo l’accordo avrebbe dovuto riavviare la produzione in linea con il core business tradizionale dello stabilimento: quindi con il know how dei dipendenti tarantini. Gli 85 lavoratori ancora in cassa integrazione straordinaria (ridottisi dagli iniziali 140 dopo uscite incentivate e ricollocazioni negli stabilimenti del gruppo Marcegaglia), secondo quanto previsto dall’accordo sarebbero dovuti tornare al lavoro dal novembre 2015, quando scadrà la copertura degli ammortizzatori sociali.
Sono 15 i milioni di euro di investimento che erano stati previsti per attività siderurgiche e meccaniche per la produzione di motori per la cogenerazione dalla Otlec: motori per uso quasi domestico, a livello di condominio o piccola impresa che producono energia elettrica da caldaie. Secondo gli accordi sottoscritti, l’azienda sarebbe dovuta subentrare a partire dal mese di gennaio e con l’inizio del nuovo anno, proprio tra gennaio ed il mese di marzo, sarebbero dovute partire le prime 21 assunzioni. Ad oggi, invece, di nuovo c’è soltanto l’insegna della Otlec che ha sostituito quella della Marcegaglia. Un segnale alquanto sinistro. L’azienda piemontese sino a pochi giorni fa era data in attesa di ottenere il finanziamento da parte degli istituti di credito.
“Il piano industriale c’è e prevede la realizzazione di lamiere per auto motive” avevano assicurato i sindacati nelle scorse settimane. Tra l’altro, il progetto della Otlec era legato a doppio filo con il potenziamento delle produzioni degli stabilimenti Fiat di Melfi e Foggia. Secondo quanto sostenuto dai sindacati infatti, il progetto dell’azienda piemontese su Taranto era quello che avrebbe consentito alla Otlec di “fare il salto di qualità”. Questo progetto infatti, avrebbe consentito all’azienda di poter usufruire del contratto di rete: un istituto innovativo nel nostro sistema produttivo che realizza un modello di collaborazione tra imprese e che consente, pur mantenendo la propria indipendenza, autonomia e specialità, di realizzare progetti ed obiettivi condivisi, incrementando la capacità innovativa e la competitività sul mercato.
Ma un altro campanello d’allarme per i sindacati è consistito nel fatto che il gruppo Marcegaglia non ha ancora autorizzato l’integrazione alla cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività, nonostante l’accordo sottoscritto ed il fatto che la legge di Stabilità autorizza la cigs per la cessazione di attività con accordi sottoscritti entro il 2014 (che è proprio il caso in questione). Siamo a maggio e a novembre terminerà la copertura degli ammortizzatori sociali. E nonostante il gruppo Marcegaglia nelle scorse settimane si sia tirato fuori dalla vicenda, in realtà i sindacati tarantini sono pronti a “rinfacciare” all’azienda la responsabilità sociale in caso di mancato buon fine dell’operazione. Questo perché si ricorda che è stato proprio il gruppo lombardo ad aver voluto accelerare l’operazione di cessione alla Otlec nello scorso dicembre.
Infine, è bene ricordare che ancora oggi i lavoratori sono contrattualizzati con la Marcegaglia. Sin dallo scorso 15 dicembre, come sempre inascoltati, segnalammo come quello fosse un accordo bluff. Non tanto per la riconversione della produzione, quanto per il fatto che la Marcegaglia non fece altro che spostare la produzione (con tanto di spostamento dei macchinari) di Taranto nello stabilimento piemontese di Pozzolo. Forse sindacati e lavoratori hanno iniziato a capire in ritardo che quella messa in piedi a dicembre dalla Marcegaglia è stata un’operazione economica utile soltanto ai suoi interessi. E non a quelli del territorio ionico. Ancora una volta sedotto, sfruttato e abbandonato dalle grandi aziende. Ma la colpa, ancora una volta, è anche e soprattutto la nostra. Che abbiamo consentito e consentiamo ancora oggi tutto questo.
G. Leone
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