Il problema che il gruppo Sds ignora, probabilmente perché da tempo ha smesso di toccare con mano le ferite della città, è che a Taranto non basta più un Sindaco che bussi alle porte nella speranza che qualcuno apra. La situazione su questo territorio è talmente grave da richiedere un impegno straordinario dell’intera comunità affinché si apra una vertenza Taranto che abbia il coraggio di puntare fino in fondo alle alternative economiche. Quello che non hanno compreso gli amministratori di questo territorio, non solo il sindaco Stefano e chi lo circonda, è che dentro le stanze che contano hanno già scritto il futuro e non è previsto il lieto fine.
Come già per l’Ilva, anche le sorti del Terminal Contenitori di Taranto si decidono altrove e ad opera di soggetti che nulla hanno a che vedere con la nostra provincia e senza alcuna considerazione per gli interessi della città. In questi giorni il porto di Bari ha accolto la prima nave di container vuoti di Evergreen, su una rotta che era di Taranto. E’ recente la notizia di un ennesimo incontro fissato per lunedì 11 maggio a Roma, dove si discuterà il futuro del Terminal ionico ed a cui parteciperanno il Governo e i rappresentanti di Taranto Container Terminal ma a cui non è stato invitato né il Presidente dell’Autorità Portuale di Taranto né alcun rappresentante politico tarantino o degli enti locali cittadini. Le sorti della città, ancora una volta, si decidono senza che Taranto sia presente.
Non è più il tempo di chiedere l’elemosina mentre da sotto il banco ci scippano anche il porto; non è più il tempo di fare finta che si stia bonificando il territorio mentre sulle fonti inquinanti non vige alcuna restrizione. Quando scrivete che “era doveroso replicare per chiarire la verità dei fatti e difendere l’operato di un sindaco che va nella Capitale per difendere gli interessi della collettività e porta a casa i risultati, visto che finalmente Taranto esiste nell’Agenda nazionale”, non vi rendete neanche conto di rivolgervi a quei cittadini informati che sanno davvero come stanno le cose, che sanno benissimo quanto poca considerazione si ha a Roma di Taranto.
Nell’agenda nazionale non c’é Taranto ma l’Ilva, la necessità di tenerla aperta ad ogni costo per garantire gli interessi delle banche e dei gruppi industriali che a Taranto non hanno mai lasciato nulla (al massimo hanno preso). I cittadini di questa città non sono nell’agenda del Governo né un solo centesimo è stato speso per migliorare la loro condizione di vita, le strutture sanitarie che dovrebbero curarli o per costruire le alternative economiche all’industria pesante. L’esempio più eclatante è proprio il porto, asservito ai grandi inquinatori per la gioia dello scalo barese.
In questo Comitato non c’é alcun egocentrismo ma la rabbia di chi non vede risultati dalla vostra azione amministrativa. Manca una idea di sviluppo della città; manca la capacità di mettere in rete gli attori economici del territorio per dare finalmente spazio ai progetti alternativi. C’è una parola nella vostra nota, però, che davvero dimostra quanto siamo distanti. E’ la parola “invidia”. Secondo il gruppo Sds noi saremmo invidiosi e per questo critichiamo il Sindaco. Invidiosi di cosa? Oggi amministrare una città come Taranto non vuol dire esercitare un potere ma mettersi in gioco rischiando tutto e sapendo che per fare il bene della gente dovrai lottare anche contro lo Stato.
Chi potrebbe avere invidia per chi dovrebbe svolgere, ma non lo fa, un ruolo così difficile? Non dovrebbe essere un esercizio di potere fare il Sindaco di Taranto ma una forma estrema di carità civile. Il fatto che secondo voi ci sia qualcuno che possa invidiare chi sarebbe chiamato a svolgere questo ruolo, la dice lunga sulla vostra idea di bene comune. Noi non invidiamo Stefàno ma aspettiamo, oramai con scarse speranze, che inizi a fare il Sindaco di questa comunità. Diversamente è meglio che si dimetta il prima possibile.
Questo Comitato auspica l’unità, è vero, ma con chi ha quantomeno l’onestà intellettuale di ammettere che il tempo della questua è finito. Bisogna parlare di autorganizzazione, del “se non me lo permettono a Roma io lo faccio lo stesso”; del “troviamo qui le risorse, facendo rete e attraendo investimenti anche da fuori per costruire le alternative”. E’ lo spirito del Primo Maggio che abbiamo realizzato completamente dal basso e senza il contributo economico di enti pubblici anche se, nella loro nota, il gruppo Sds lascia intendere diversamente. Non disconosciamo l’aiuto dell’Amiu, che ringraziamo, nella pulizia del parco. Allo stesso tempo, però, non permettiamo a nessuno su questo di fare campagna elettorale.
Il Primo Maggio è stata anche una occasione economica per la città. Hanno lavorato tutti: dagli alberghi ai ristoranti. Che l’amministrazione comunale si sia adoperata per fornire quei servizi minimi che dovrebbero essere garantiti ogni giorno dell’anno, non dovrebbe diventare motivo di vanto. Ma a Taranto accade anche questo. Il Comitato darà mandato ai propri legali di querelare chiunque provi, più o meno direttamente, a strumentalizzare il Primo Maggio che, lo ricordiamo, è organizzato completamente dal basso e senza il patrocinio degli enti pubblici locali o nazionali. Continuerà, infine, a chiedere le dimissioni del sindaco Stefàno invitando tutto il mondo associazionistico e civico di Taranto a fare altrettanto.
Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti
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