Difficile, se non impossibile, che Evergreen riveda le sue posizioni: la società terminalista, dopo aver spostato due linee su quattro del traffico merci da Taranto al porto greco del Pireo nel settembre del 2011, ha cancellato nello scorso ottobre lo scalo ionico dalle sue rotte transoceaniche: per terminare poi con l’azzerare anche il traffico delle navi feeder, spostato sul porto di Bari che il 20 maggio vedrà l’approdo della prima nave nello scalo del capoluogo di Regione.
Tra l’altro, martedì il Comitato Portuale ha respinto il docuemento che lo stesso De Vincenti ha inviato a Taiwan, sede della scoietà Evergreen, che prevede il ripristino di un minimo traffico merci a partire non prima del 2017 (200mila TEU l’anno), mentre si tornerebbe a marciare a regime nel triennio 2018-2021 con una media di 800mila-1 milione di TEU l’anno. Presupposto perché ciò si realizzi nei tempi proposti, è che Evergreen faccia rientrare a Taranto il traffico portato a partire dal 2001 al Pireo (due linee internazionali) oltre che i feeder che dal mese di maggio saranno dirottati a Bari.
Oltre al rinnovo della cigs e la condivisione del cronoprogramma dei lavori di adeguamento al terminal. Date e cifre che non hanno per nulla soddisfatto e convinto nemmeno gli azionisti di TCT. E che potrebbero addirittura comportare ben 180 licenziamenti da parte della società terminalista, sui 570 lavoratori a cui scadrà la cassa integrazione straordinaria il prossimo 28 maggio. E proprio sul futuro di questi lavoratori si concentrerà l’incontro odierno: il governo già nelle scorse settimane si è impegnato per rinnovare la cassa integrazione straordinaria ai lavoratori. Staremo a vedere.
G. Leone
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