Natuzzi, la Uil: “Caccia i lavoratori”. Ma l’azienda smentisce
Decine di lavoratori sarebbero stati scortati fisicamente a cambiarsi e poi accompagnati alla porta prima della fine della giornata lavorativa. È quanto successo martedì nello stabilimento Natuzzi Jesce 2 di Santeramo, secondo la denuncia del segretario generale della Feneal Uil Puglia, Salvatore Bevilacqua e Mino Paolicelli della segreteria della Basilicata: “La Natuzzi deve fare pubbliche scuse ai lavoratori, che non possono essere trattati come criminali comuni, con metodi da padrone delle ferriere in voga nell’Ottocento”.
“La premessa è che secondo l’accordo faticosamente raggiunto lo scorso febbraio – spiega Bevilacqua – a partire dal prossimo 4 maggio dovrebbe avviarsi la riorganizzazione dell’azienda, con contratti di solidarietà per 1400 lavoratori mentre circa 600 restano in cassa integrazione a zero ore. Ebbene, ieri alcune decine di lavoratori sono stati chiamati durante l’orario di lavoro da preposti dell’azienda mentre erano ai banchi di produzione dei famosi divani, prima che finisse il turno, per consegnare loro la lettera che comunicava la messa in cassa integrazione a zero ore da lunedì 4 maggio, scortandoli fisicamente a cambiarsi e poi alla porta, per lasciare il posto di lavoro prima della fine della giornata lavorativa. Un atteggiamento che non fa onore a nessuno e che mette in seria difficoltà le relazioni sindacali appena ricostruite”.
“Peraltro – continua il segretario Feneal – siamo di fronte a fatti che assolutamente calpestano ogni etica e, soprattutto, quanto accaduto è gravemente offensivo della dignità dei lavoratori e delle persone. Crediamo che per trovare altri episodi di questo tipo nella storia industriale del Mezzogiorno si debba tornare indietro di molti decenni. Se queste sono le premesse per dare il via al rilancio della politica industriale dell’azienda e delle relazioni sindacali non vogliamo pensare a cosa può riservarci il futuro, ma sicuramente non resteremo a guardare. Crediamo sia il caso che la Natuzzi porga pubbliche scuse ai lavoratori e alle lavoratrici, che tanto hanno dato anche in termini economici all’azienda perché si desse corso al suo rilancio e sicuramente non meritano di essere trattati in questo modo. Senza tenere conto che di fronte ci sono lavoratori, padri e madri di famiglia e non certo delinquenti comuni”. Di tutt’altro tenore invece la versione dell’azienda sull’accaduto. “Natuzzi smentisce categoricamente le accuse contenute nella nota di Feneal-Uil di Puglia e Basilicata, e ribadisce di aver sempre operato, nel corso della sua storia, nel pieno rispetto della dignità dei propri lavoratori”. Lo afferma in una nota il gruppo in riferimento alle accuse rivolte dal sindacato.
Il gruppo precisa, inoltre, “che i provvedimenti di sospensione in Cassa Integrazione a zero ore – parte integrante del Piano di Riorganizzazione firmato al Ministero del Lavoro nel marzo 2015 – sono stati consegnati ai diretti interessati alla fine dei rispettivi turni di lavoro nella giornata del 28 aprile”. “Nella giornata di oggi (ieri per chi legge), due collaboratrici, che ieri avevano ricevuto la lettera di sospensione a zero ore e quindi in regime di Cassa Integrazione – prosegue la nota – si sono presentate presso lo stabilimento e hanno ripreso la propria attività lavorativa. Si tratta di un comportamento non regolamentare, che implica sanzioni sia a carico dei datori di lavoro, sia a carico dei lavoratori medesimi. Per questo motivo, l’azienda ha chiesto legittimamente alle collaboratrici in questione di lasciare lo stabilimento”.
“In questo momento – prosegue la nota – il gruppo sta investendo, proprio a seguito dell’accordo, in un’intensa fase volta alla costruzione di relazioni industriali sempre più basate su un dialogo congiunto e su un clima di collaborazione che fa leva sulla trasparenza”. “Per questi motivi – conclude la nota – Natuzzi ha appreso con enorme sorpresa e rammarico quanto espresso da Feneal-Uil di Puglia e Basilicata. Tuttavia, il gruppo rimane disponibile a qualsiasi chiarimento e confronto costruttivo”. Insomma, non proprio un bel modo per prepararsi al 1 maggio.
Gianmario Leone