auchanSono 143 i dipendenti che Auchan vuole licenziare in Puglia. I tagli riguardano gli ipermercati di Modugno (58 lavoratori su 192), Taranto (50 su 250) e Mesagne (35 su 209). All’inizio della vertenza, con la disdetta del contratto integrativo dello scorso aprile, se ne temevano il doppio: quasi 300. Ma c’è comunque poco da stare allegri. Visto che l’iper di Triggiano (con 119 dipendenti che secondo l’accordo saranno reimpiegati tra il nuovo punto vendita di Ipersimply e la catena Expert) è stato già chiuso e in quello di Casamassima i 333 dipendenti hanno la solidarietà per tre anni: un accordo che prevede fino al 2016 una riduzione del 25% dell’orario lavorativo compensata in massima parte dagli ammortizzatori sociali (così che la riduzione in termini economici non supera il 10%) e dal 2018 del 18% effettivo. E che le organizzazioni sindacali temono sarà il modello che Auchan vorrà riproporre anche per gli altri ipermercati pugliesi. In tutta Italia i dipendenti che la multinazionale francese vuole licenziare sono 1.426 dislocati in 49 punti vendita.

Ora ci sono i canonici 75 giorni di tempo perché la procedura diventi operativa, dopo i tavoli con le parti sociali. La procedura di mobilità è partita lunedì ed è stata comunicata ai sindacati. Che in realtà sono sul piede di guerra da tempo con il colosso francese. Oggi e domani sono state convocate assemblee a Casamassima e Modugno, mentre per il 9 maggio è stato proclamato lo sciopero in tutti i punti vendita nazionali. “E’ una storia che si ripete identica in tutti i settori produttivi, le grandi imprese arrivano sul territorio e poi, dopo anni di profitti, dopo aver sbattuto i pugni e preteso, come la sospensione della quattordicesima o l’azzeramento degli scatti di anzianità, decidono di lasciare in mezzo alla strada decine di lavoratori, quando questi decidono di non accettare le proposte aziendali di tagli così pesanti, con la scusa della crisi o delle difficoltà, ma non abbiamo mai visto, finora, nessun esame di coscienza, nessuna riflessione seria sui motivi che portano un’azienda così importante come Auchan, a dover aprire una procedura di licenziamento collettivo” afferma il segretario della Filcams Cgil di Taranto, D’Arcangelo.

A detta dei sindacati di categoria di Taranto, “i lavoratori e le loro famiglie sono costretti a pagare il dazio di scelte aziendali sbagliate, modelli organizzativi inadeguati a rispondere ai cambiamenti. I licenziamenti paventati toccano solo addetti alle vendite e alla barriera casse e non toccano in nessun modo i livelli dirigenziali”. La Filcams Cgil di Taranto, unitariamente con Fisascat CISL e Uiltucs UIL Taranto, si oppone in maniera netta contro la scelta di Auchan di impoverire ulteriormente il territorio e le famiglie dei lavoratori. “Lo sciopero del 9 maggio sarà il primo passo per contrastare questa scelta – conclude D’Arcangelo – ma è necessaria anche una riflessione su quale forma di commercio serva davvero al territorio”. La speranza è che a qualche buon tempone delle nostre parti, in particolar modo della politica locale e provinciale, non venga in mente di rivedere le posizioni sul Piano Cimino, concedendo ad Auchan il tanto agognato allargamento della struttura commerciale, senza il quale il colosso francese aveva già minacciato licenziamenti.

G. Leone

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