“Al successo di questo importantissimo comparto – dichiara Fabrizio Nardoni – ha contribuito una politica regionale che negli ultimi anni ha saputo dare indirizzi puntuali e chiari, tesi alla riscoperta, in chiave moderna, dei vini ottenuti dai vitigni tradizionali quali Primitivo, Negroamaro e Nero di Troia, ma anche al ricambio generazionale degli addetti al settore”.
In un contesto normativo che pone delle difficoltà al mantenimento delle superfici vitate in loco, la Regione Puglia ha cercato negli ultimi anni di arginare la migrazione dei diritti verso altre regioni, ben consapevole che dietro al trasferimento di un diritto di reimpianto, oltre alla perdita del potenziale viticolo regionale, vi è la perdita di opportunità occupazionale.
All’imposizione ministeriale di autorizzare il trasferimento fuori regione dei diritti di reimpianto, sancito con il Decreto del Ministero delle Politiche Agricole, Agrolaimentari e Forestali n. 1213 del 19 febbraio scorso, l’Ente amministrativo pugliese ha, pertanto, messo in atto una serie di azioni finalizzate ad attivare, finalmente, le procedure per la concessione dei diritti da prelevare dalla riserva regionale, ed a concedere aiuti per la ristrutturazione di vigneti e per nuovi investimenti rivolti alle cantine, con l’obiettivo di aumentare il potenziale viticolo regionale e sviluppare la competitività delle aziende vitivinicole locali.
“Infatti – ha ribadito l’Assessore alle Risorse Agroalimentari – sono stati pubblicati due bandi regionali per assegnare diritti di impianto vigneti sia a titolo gratuito, quasi 90 ettari esclusivamente a giovani di età inferiore ai 40 anni, sia a titolo oneroso, con oltre 400 ettari disponibili per i produttori agricoli pugliesi”. Tali diritti consentiranno di realizzare in Puglia vigneti per la produzione di vini a Denominazione di Origine e, quindi, contribuiranno ad aumentare la produzione di vini di qualità. Ma non solo. Questa è, infatti, l’ultima occasione per avere in portafoglio diritti di impianto: a partire dal 1 gennaio 2016, il regime dei diritti cederà il passo a quello delle autorizzazioni all’impianto, ed i diritti di reimpianto inutilizzati attualmente in carico alle aziende, se ancora validi alla data del 31.12.2015, potranno essere convertiti in autorizzazioni entro il 31 dicembre 2020, previa apposita richiesta dell’azienda titolare agli uffici regionali dell’agricoltura.
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