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Porto di Taranto, Confindustria su manodopera straniera a basso costo: già denunciato

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Confindustria Taranto sul tema della manodopera straniera a basso costo nel porto di Taranto.

La denuncia di Cgil Cisl e Uil sull’utilizzo di manodopera straniera e a basso costo al Porto di Taranto arriva a distanza di un anno da quando Confindustria Taranto, e successivamente anche Ance Taranto, sollevarono agli organi ispettivi ed all’Authority il mancato coinvolgimento delle imprese locali nei lavori relativi alla Piastra Logistica. Una situazione che di fatto che appariva abbastanza anomala in quanto andava puntualmente a vantaggio di aziende esogene che risultavano essere più competitive rispetto alle imprese del territorio, aspetto che ora verrebbe smentito proprio dalla situazione prospettata dai sindacati.

La ferma convinzione, da parte di Confindustria e Ance, che non si potesse trattare di un gap di competitività, aveva indotto l’associazione a chiedere, agli organi ispettivi ed alla stessa Authority, di intensificare il monitoraggio all’interno dei cantieri avviati per la realizzazione della Piastra Logistica. La denuncia dei sindacati dei giorni scorsi arriva pertanto a conferma della percezione avvertita un anno fa, e che oggi porta le organizzazioni sindacali a chiedersi come mai, pur in presenza della clausola sociale, (accordo sottoscritto anche da Confindustria), non un solo lavoratore delle imprese portuali ed edili sia stato impiegato in quelle opere.

Il nostro auspicio, al di là delle ovvie rivendicazioni che continueremo a portare avanti, sollecitando chi di competenza ad intervenire tempestivamente in situazioni analoghe, è che si faccia chiarezza circa le dinamiche in atto nei processi di affidamento dei lavori e si adottino tutti gli opportuni provvedimenti utili alla corretta prosecuzione delle opere. Allo stesso tempo, torniamo a sottolineare che quanto più volte avanzato da questa associazione in termini di coinvolgimento delle aziende locali nei processi produttivi in atto sull’area jonica non risponde, come è evidente, ad una logica di “imposizione” della territorialità, bensì ad un semplice criterio di partecipazione delle imprese locali, a patto che le regole siano rette da principi di equità e di trasparenza, indispensabili per una corretta crescita sia del territorio stesso sia delle realtà imprenditoriali che lo rappresentano.

 

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