A fronte di questa scelta, alcuni cittadini di Taranto e provincia, sospettando irregolarità circa il conferimento e la natura dei rifiuti, decisero di presidiare la discarica Italcave di Statte (pronta ad accogliere l’avanzo) e di bloccare dei camion da cui scorreva percolato, pretendendone i controlli: le analisi ne comprovarono la non conformità costringendo i mezzi a tornare da dove erano venuti. Per 21 di questi cittadini martedì 5 maggio inizierà un processo penale (per interruzione di pubblico servizio?). La verità, che non si palesava, nascondeva dietro di se, a parte scie chilometriche di liquidi tossici (come poi dimostrato anche da analisi private effettuate dai dimostranti a spese proprie), il dato di fatto che i rifiuti arrivati in terra ionica non erano gli RSU rimasti per le strade napoletane, bensì i rifiuti speciali e le ecoballe stoccate nelle discariche temporanee campane da tempo immemore.
I cittadini, in presidio da giorni dinanzi ad Italcave S.p.A., chiedevano, in tanti e con voce unica, il fermo di quei camion e la verifica – alla presenza di una delegazione pubblica – del contenuto degli stessi. Sussistevano, infatti, evidenti criticità: i camion perdevano percolato, il protocollo di intesa prevedeva camion completamente sigillati mentre innanzi ai nostri occhi arrivavano camion telonati che emanavano odori immondi. Di conseguenza, sembrava assolutamente impossibile che quei mezzi potessero aver subito (come previsto dal protocollo) controlli serrati prima di partire ma, se così fosse, il tutto risulterebbe ancora più inquietante.
Insomma, i tanti cittadini che parteciparono a quelle giornate erano convinti della giustezza delle loro azioni e diffidenti rispetto ad un panorama politico calato su un territorio completamente privo di controlli reali ed istituzionali, date le evidenti ed oggettive falle del sistema di tutela della salute (il processo ambiente svenduto dimostra la collusione tra politica, impresa, sindacati ed enti preposti ai controlli). Avevamo ragione. Ci toccherà, quindi, come cittadini tutti, difenderci pubblicamente ribadendo la giustezza dell’azione effettuata, perché solo in questo modo si potranno ristabilire le regole di un gioco che per gli abitanti di questa città è diventato pericoloso in quanto devastante per la salute e l’ambiente. È necessario rimettere al centro della vita pubblica la responsabilità che ogni cittadino ha nei confronti di se stesso e dell’altro, poter scegliere collettivamente per il bene pubblico partecipando senza delega, in prima persona e senza sotterfugi silenziosi.
Come imputati chiediamo a tutti di poter intervenire in due modi: aderendo alla campagna #iostoconi21, firmando e divulgando l’appello, costruendo iniziative di denuncia in solidarietà ai 21, al fine di assumersi la responsabilità di ciò che accade, impunemente, sulle nostre teste, constatato che il problema discariche, così come l’inquinamento ambientale e la contiguità delle Istituzioni col malaffare, vessa non solo chi ha compreso il sistema ma la collettività tutta (per aderire scrivere “aderisco alla campagna #iostoconi21” all’indirizzo e-mail radiocasebianchetaranto@gmail.com oppure tramite un messaggio privato alla pagina fb #Iostoconi21); partecipando al presidio che si terrà martedì 5 maggio alle ore 9 dinanzi al tribunale di Taranto, per solidarizzare concretamente con i 21 imputati, per non lasciarli soli ad affrontare questioni che riguardano tutta la collettività, sia da un punto di vista economico che da un punto di vista etico e sociale. Una comunità va costruita in seno alla rottura che essa stabilirà con i poteri forti, gli stessi che ne detengono il monopolio politico e speculano sul nostro futuro, relegandoci, con arroganza, nel buio della storia. Nulla va dimenticato tutto va costruito”.
L’assemblea degli imputati #Iostoconi21
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