TARANTO – “Sì ai diritti, no ai ricatti – Legalità, quale giustizia?”: è il tema scelto per la terza edizione del Primo Maggio tarantino. Questa mattina, il comitato “Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti” ha presentato il documento politico su cui si fonda la manifestazione targata 2015. L’idea è quella di aprirsi ai lavoratori, alle associazioni, alla società civile e a tutte le persone che desiderano affrontare i molteplici problemi che attanagliano la città. Riportiamo di seguito il documento in versione integrale.
E’ legale condannare chi manifesta pacificamente per i propri diritti? La politica ha utilizzato gli strumenti normativi a sua disposizione per rendere tutto ciò legale ma non certamente giusto. E’ proprio da questo senso profondo di ‘Giustizia violata’ che vogliamo ripartire per ricostruire tutto ciò che hanno cercato di distruggere: i nostri territori, le nostre aspettative . . . le nostre stesse vite e quelle delle generazioni future. I mesi e gli anni che si affacciano al nostro presente saranno impegnativi. “Io non delego, io partecipo” è, per il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, non un semplice slogan ma una modalità, sulla quale si basa l’idea di democrazia, di pace sociale e di gestione di una comunità.
Tante sono le risposte che vorremmo offrire alla politica per affrontare i nostri problemi:
Chiusura di tutte le fonti inquinanti.
Riconversione industriale di Taranto.
Impiego degli operai Ilva e dell’indotto nelle operazioni di bonifica, con corsi di formazione aperti anche ai disoccupati della città.
Esenzione ticket per tutti i residenti sani della provincia ionica per patologie legate all’inquinamento.
Quest’ultimo punto era parte integrante del programma ‘Rischio Sanitario Taranto’ redatto da questo Comitato e sottoscritto da decine di migliaia di tarantini. romozione del territorio allo scopo di favorire l’insediamento di nuove imprese attraverso forme di de-fiscalizzazione accompagnate da finanziamenti, anche comunitari, per le nuove startup. Restituzione alla città di tutte le aree del demanio non più utili all’attività della Marina Militare. Valorizzazione della Città Vecchia e censimento del patrimonio immobiliare. Revisione insieme alle autorità competenti di tutte le concessioni monopolistiche del porto di Taranto. Ma a chi vanno rivolte queste proposte? Non ci sono interlocutori, istituzioni disposte d ascoltare.
Non ci sono mezzi d’informazione disposti a fare conoscere la realtà di Taranto e di tanti altri territori italiani; ci sono persone, movimenti – NO MUOS, NO TRIV, NO AL CARBONE e, nel sociale, LIBERA e i movimenti NO PIZZO, giusto per citarne alcune. Le cause della tragedia che il nostro territorio vive sono note e gli effetti si ripercuotono sulla qualità della vita: scuola, sanità, economia, ambiente. La colonizzazione qui a Taranto non è stata solo industriale e militare, ma anche mentale. Ci sono stati imposti modelli di sviluppo, isolati economicamente e culturalmente, presidiati, rinchiusi in un perimetro fatto di fabbriche e Marina Militare. Taranto è stata chiusa al resto del mondo e tante generazioni di giovani sono state costrette a emigrare.
Ma tutto ciò non deve continuare; non vogliamo e non permetteremo che continui. Siamo abituati a dire e sentire che la politica non da risposte alle istanze dei cittadini. Per Taranto, così come per molte altre realtà italiane, la politica ha invece, puntualmente dato delle risposte ben precise, utilizzando e abusando dello strumento del ‘Decreto Legge’ per tutelare le banche, neutralizzare le ordinanze dei giudici e ledere i diritti di cittadini, operai, allevatori e miticoltori della nostra terra, escludendo l’ILVA dalla responsabilità civile per i disastri ambientali compiuti.
Taranto non è un’emergenza piovuta dal cielo, un cataclisma imprevedibile, qualcosa di cui non si aveva coscienza. Il dramma di questo territorio è visibile a tutti da anni ma gli unici a pagare le conseguenze di questa politica di sfruttamento saranno i tarantini; da qui deriva la responsabilità che ognuno di noi ha nel partecipare attivamente alla riformulazione dei concetti stessi di ‘Lavoro, Salute, Diritto’. Vogliamo che le cose cambino e vogliamo farlo investendo sulle enormi potenzialità che il nostro territorio ci offre. La riconversione mentale è partita e sarà inarrestabile.
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