Tra l’altro, “stranamente” gli autori della lettera dimenticano che il piano Cimino prevede anche la realizzazione, tramite colate e colate di cemento, di nuovi insediamenti abitativi in quella zona della città. E’ un piano assolutamente nefasto. Perché da un lato comporterebbe l’ulteriore danno a carico dei piccoli e medi commercianti e dall’altro l’ampliamento della città in una delle poche zone agricole rimaste e soprattutto farebbe gli affari dei soliti palazzinari in una città dove sono decine le case abbandonate e vuote. Il tutto, in ultimo, andrebbe nella direzione contraria alla valorizzazione del Borgo Antico e del Borgo Nuovo: insomma, un piano che a tutto serve tranne che agli interessi della città e della comunità.
Non è un caso, dunque, se sulla lettera non firmata inviata ieri alle redazioni dei giornali (che tranne il nostro hanno dato un inspiegabile ed ampio spazio alla notizia) siano intervenuti a distanza di 24 ore anche i sindacati di categoria con una nota congiunta. “L’azienda Auchan è confusa, senza un minimo di strategia programmatica per il suo sviluppo – affermano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil -. Non ci convince per nulla l’iniziativa che hanno voluto dipingere come spontanea dei lavoratori, ovvero, quella di presentare al Sindaco di Taranto Stefàno, una lettera-appello per acconsentire ai piani di raddoppio dell’area commerciale – scrivono i segretari generali dei tre sindacati Giovanni D’Arcangelo, Antonio Arcadio e Sergio Notorio -. Da informazioni da noi ricavate, ci risulta che non vi sia stata adesione da parte dei lavoratori, né tantomeno una raccolta firme a sostegno. La rappresentanza sindacale presente dentro Auchan Taranto è corposa. Per queste ragioni sosteniamo che l’iniziativa della lettera-appello sia di matrice aziendale e non condivisa”.
Un’accusa pesante. “Solo la mancanza di lungimiranza fa compiere gesti del genere e vogliamo pensare che non sia la condizione in cui si è ridotta una grande multinazionale che ha visto naufragare un progetto di raddoppio, che non era supportato dai numeri – si legge ancora nella nota -. Se da un lato sull’azienda pesa la decisione del Tar, dall’altra è chiaro come la scelta di impoverire ulteriormente i propri lavoratori a scapito del cemento per il raddoppio, non rappresenta che l’ultima spiaggia di una disastrosa strategia che avrà come unica vittima Taranto, la provincia e migliaia di persone ulteriormente impoverite da strategie aziendali sbagliate. Quello che continuiamo a chiedere all’azienda è come intende raddoppiare le superfici occupate se non ha le risorse economiche per pagare i lavoratori? Come fa ad investire chiedendo poi ai lavoratori di non erogare più la 14esima e abbassando di un livello la retribuzione? Oppure chiedendo di lavorare il 25 aprile senza il pagamento della maggiorazione festiva? Siamo disposti al confronto, ma solo se basato su dati reali e che non mettano a repentaglio il futuro dei lavoratori”.
Le risposte se le può dare da solo ognuno di noi.
Gianmario Leone
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