Un altro ricorso al Tar, dopo quello presentato da due fratelli di Oria (Brindisi) proprietari di un uliveto, è stato formulato da un gruppo di 26 aziende agricole biologiche del Salento contro il piano del commissario straordinario per l’emergenza Xylella, Giuseppe Silletti. La sezione di Lecce del Tar di Puglia, con decreto, aveva già posto uno stop alle eradicazioni nel terreno dei fratelli Giovanni e Guido Pesce ed entrerà nel merito del ricorso il 9 aprile prossimo. Le 26 aziende del Salento si sono invece rivolte al Tar del Lazio, ritenendo che sia competente a decidere. Nel ricorso delle società, che fanno parte del comitato “Sos Salviamo ora il Salento”, si chiede l’annullamento “dell’ordinanza del Commissario delegato per fronteggiare il rischio fitosanitario connesso alla diffusione della Xylella fastidiosa (Well e Raju) nel territorio della regione Puglia e di ogni altro atto presupposto, connesso, collegato e/o consequenziale”.
I ricorrenti sono assistiti dagli avvocati Luigi Paccione e Valentina Stamerra. Secondo quanto è contenuto nel ricorso “le misure obbligatorie adottate dal Commissario ledono il loro primario interesse alla sopravvivenza, cioè a poter continuare la loro attività produttiva biologica e a mantenere la loro clientela di consumatori attenti alla salute e al rispetto dell’ambiente”. Il ricorso al Tar è quindi finalizzato a “scongiurare gli ingenti danni alle colture, all’ambiente, al paesaggio e alla salute derivanti da un massiccio e ripetuto utilizzo di pesticidi chimici e dallo svellimento indiscriminato di alberi, nella convinzione che il problema del disseccamento degli olivi possa essere affrontato con successo solo utilizzando metodi naturali”.
“Il ceppo di Xylella fastidiosa riscontrato in Puglia su olivi e altri ospiti è stato interamente sequenziato dal Cnr di Bari ed identificato come nuovo ceppo batterico, geneticamente vicino alla subspecie Pauca, originario del Costa Rica. Il materiale introdotto a scopi sperimentali dall’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari appartiene, invece, ad altre sub specie”. È quanto ha precisato sempre ieri il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina rispondendo in question time a un’interrogazione del M5S sull’introduzione, la detenzione e la manipolazione di materiale infetto dai patogeni Xylella fastidiosa e candidatus liberibacter per uso di ricerca.
“L’indagine – aggiunge Martina – è stata condotta da batteriologi, in condizioni di sicurezza, mediante inoculazione su piante di vite tenute costantemente in ambiente confinato di laboratorio, nella pertinente sede del citato Istituto, non accessibile a personale non autorizzato. Risulta che le fasi delle predette attività si sono svolte alla presenza degli Ispettori del Servizio fitosanitario della Regione Puglia, inclusa la distruzione del materiale infetto e degli isolati patogeni mediante autoclavazione e/o a fuoco”. “L’analisi – prosegue il ministro – è stata mirata alla definizione delle metodiche diagnostiche per Xylella fastidiosa quale agente causale della Malattia di Pierce sulla vite. Risulta altresì che le procedure autorizzative sono state portate a termine nel rispetto della normativa vigente”. “I test di patogenicità avviati hanno fino ad oggi confermato – conclude Martina – che il ceppo batterico presente nella Provincia di Lecce non è in grado di svilupparsi nelle piante di vite. A conferma di ciò, le analisi di laboratorio effettuate su circa 400 campioni di vite prelevati nelle aree del leccese fortemente colpite dalla batteriosi hanno dato esito negativo”.
“Bloccare l’espansione di questa pandemia che sta distruggendo gli olivi del Salento è una priorità assoluta che non riguarda solo la Puglia, ma il territorio e l’economia nazionale e anche l’area Mediterranea”: a sostenerlo Legambiente Puglia che ha chiesto al Ministero delle Politiche Agricole e a tutte le regioni olivicole italiane di “adottare misure urgenti per prevenire il rischio di propagazione sui loro territori del batterio killer, Xylella fastidiosa, ormai comprovato dal gruppi di ricerca di Bari come principale causa della moria degli olivi”.
Legambiente sottolinea, in particolare, la necessità che vengano messe in campo “buone pratiche agricole e interventi mirati”.
“La sua ulteriore diffusione, che potrebbe anche compromettere il territorio barese, con una superficie a uliveto maggiore di quella delle altre province, rappresenterebbe un danno incalcolabile non solo per l’olivicoltura pugliese e italiana, ma anche per la biodiversità, per il paesaggio e per l’attività turistica di vasti territori”, sottolineano Vittorio Cogliati Dezza e Francesco Tarantini, rispettivamente presidente nazionale di Legambiente e presidente di Legambiente Puglia. “Le drastiche prescrizioni della Commissione Europea, recepite a livello ministeriale e regionale, basate su vasti interventi di abbattimento degli ulivi e su massicci interventi fitosanitari, comportano il rischio – secondo Legambiente – di desertificare o di deprivare fortemente zone di grande bellezza, senza peraltro fornire garanzie di pieno successo nella lotta ai patogeni presenti nel Salento”. Legambiente ha istituito un gruppo di lavoro nazionale per sviluppare proposte di interventi “in grado di minimizzare l’impatto ambientale delle misure adottate o da adottare e, tendenzialmente, di offrire un contributo per contemperare le contrastanti esigenze tra eradicazione dei patogeni e tutela dell’ambiente e del paesaggio”.
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