Le drastiche prescrizioni della Commissione Europea, recepite a livello ministeriale e regionale, basate su vasti interventi di abbattimento degli ulivi e su massicci interventi fitosanitari, comportano il rischio di desertificare o di deprivare fortemente zone di grande bellezza, senza peraltro fornire garanzie di pieno successo nella lotta ai patogeni presenti nel Salento. In una situazione così critica, le reazioni emotive o ideologiche, senza adeguate basi scientifiche di conoscenza, rischiano solo di favorire confusione e paralisi degli interventi. L’improvvisazione e la demagogia sul batterio killer sono, per certi versi, peggio dello stesso batterio. Per questo Legambiente ha istituito un gruppo di lavoro nazionale per sviluppare proposte di interventi in grado di minimizzare l’impatto ambientale delle misure adottate o da adottare e, tendenzialmente, di offrire un contributo per contemperare le contrastanti esigenze tra eradicazione dei patogeni e tutela dell’ambiente e del paesaggio.
In particolare, Legambiente ritiene che le buone pratiche agricole (a partire dalla sarchiatura del terreno e dalle potature, anche drastiche quando necessario, oltre che da una corretta gestione del suolo e del suo equilibrio biologico) rappresentino il primo passaggio per la prevenzione e per il controllo dei vettori del patogeno, come del resto ampiamente sottolineato anche nelle Linee Guida emanate dalla Regione Puglia. I trattamenti fitosanitaridovrebbero essere attuati solo se assolutamente necessari, preferibilmente ricorrendo a prodotti di origine naturale onde evitare di arrecare danni irreversibili all’agricoltura biologica e all’apicoltura. L’abbattimento degli alberi infetti, da intendersi come misura estrema, dovrebbe essere successivo ad una verifica scientifica del loro stato (test di laboratorio, DTBIA o ELISA) e non semplicemente basato su una valutazione visiva. Di particolare importanza sono gli interventi, anche a partire da una adeguata campagna di informazione, per impedire il trasferimento degli insetti vettori – tra cui le cicaline pronte a spiccare il volo vista la precocità di maturazione – in altre zone attraverso mezzi indiretti (mezzi di trasporto, indumenti, movimentazione di piante o parti di piante).
Più in generale, e in prospettiva, dovrebbe essere stimolato il ricorso a pratiche agricole biologiche, allo scopo di rivitalizzare i suoli attraverso la concimazione organica e di potenziare le difese naturali delle piante; ed alla sperimentazione di azioni di lotta biologica e integrata contro i principali vettori del batterio, a partire dalla cosiddetta Sputacchina media. «La Xylella – continuano Cogliati Dezza e Tarantini – sta depauperando un patrimonio identitario, affettivo, paesaggistico ed economico inestimabile. A tal proposito chiediamo al Ministero delle Politiche Agricole di stanziare adeguate risorse economiche per la prevenzione, ricerca e sperimentazione sulle misure di contrasto del Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo, oltre che sostenere e supportare il comparto agricolo, a partire dall’abbattimento dell’Imu sui fondi agricoli».
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