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“Impegni disattesi da Vestas Blades” – Scontro tra azienda e sindacati

TARANTO – Ieri si è svolto un nuovo incontro presso la sede di Confindustria Taranto tra l’azienda Vestas e le organizzazioni sindacali per verificare lo stato dell’arte della vertenza in atto, relativamente al riassorbimento dei lavoratori ex Nacelles nello stabilimento Vestas Blades. L’azienda, nel rappresentare gli andamenti aziendali e le prospettive, a differenza dei precedenti incontri, “ha smentito se stessa, rimangiandosi l’impegno preso nel primo incontro del 3 marzo e in quello del 19 marzo scorsi, nei quali aveva paventato l’imminente riassorbimento degli ultimi operai rimasti a tutt’oggi in CIGS” denunciano in una nota congiunta i sindacati metalmeccanici tarantini Fiom, Fim e Uilm.

Rammentiamo che nell’accordo sottoscritto al MISE siglato il 11.11.2013 l’azienda si impegnava, in presenza di buon andamento di mercato, al graduale riassorbimento.A tutt’oggi, in presenza di buon andamento del mercato eolico, nello specifico quello della Vestas Blades (implementazione nuove produzioni vedi pala V112 e V126) che vedono la stessa in forte espansione sia dal punto di vista occupazionale (con utilizzo di personale somministrato a tempo determinato) che di nuove acquisizione di capannoni (ex stabilimento Marcegaglia) fanno registrare a tutt’oggi il non rientro di 6 operai e 12 impiegati parcheggiati in CIGS con scadenza nel 2015”, denunciano le organizzazioni sindacali. Che ritengono “sindacalmente inaccettabile il comportamento della Vestas Blades sia per il venir meno dell’impegno manifestato il 3 marzo, sia di quello ministeriale in considerazione della favorevole congiuntura di mercato”. Per questo nei prossimi giorni le OO.SS. unitamente con le RSU del gruppo Vestas, “attiveranno tutte le iniziative possibili al fine di poter chiudere definitivamente la suddetta vertenza e preannunciano il coinvolgimento della Regione Puglia e MiSE, così come da accordo”.

Ad inizio febbraio furono i sindacati metalmeccanici e le rappresentanze sindacali unitarie dello stabilimento Vestas Italia di Taranto a proclamare uno sciopero (le ultime quattro ore per ogni turno) a seguito della decisione dell’azienda di assorbire la terza tranche di aumento contrattuale. Un’iniziativa giudicata poco rispettosa nei confronti di tutti i lavoratori e delle stesse organizzazioni sindacali. Attraverso una nota, le segreterie di Fim, Fiom e Uilm si dichiararono pronte ad “avviare un’azione legale nei confronti dell’azienda per il prelievo effettuato da ogni cedolino dei dipendenti in possesso di superminimo assorbibile, il quale – osservano – a nostro avviso è stato erogato diversi anni fa ed ormai diventato consolidato nella busta paga dei lavoratori”. Scontro ancora in atto tra l’altro.

A metà febbraio pubblicammo i dati sui ricavi dell’anno 2014 della multinazionale danese dell’eolico. Che hanno registrato un aumento del fatturato del 13,5% a 6,9 miliardi di euro. Europa e Africa hanno fornito il 60% delle entrate, mentre le Americhe hanno contribuito al 31% e il restante 9% è venuto dall’Asia. I ricavi netti sono stati di 392 milioni di euro, a fronte di una perdita di 82 milioni nel 2013. I profitti lordi superiori e la riduzione dei costi fissi sono stati i motivi principali per i guadagni migliori. Le prospettive per il 2015 sono state però lasciate nel riserbo. Vestas ha l’obiettivo di un fatturato minimo di 6,5 miliardi con un margine EBIT del 7% (8,1% nel 2014). Sono anche in programma investimenti per circa 300 milioni nel 2015, in linea con i 285 milioni di investimenti effettuati nel 2014.

Come si ricorderà nell’autunno del 2013 la Vestas annunciò la chiusura a Taranto dello stabilimento Nacelles (quello in cui venivano prodotto le tubine V90 e dove erano impiegati 127 lavoratori la maggior parte dei quali ricollocati negli altri due stabilimenti Blades e Italia), uno dei tre stabilimenti presenti in città. Come scoprimmo nel febbraio dello scorso anno, la produzione delle turbine V90 fu in realtà spostata nello stabilimento spagnolo di Leòn. L’azienda ha sempre dichiarato di voler dismettere la produzione della turbina V-90 a Taranto per carenza di richieste da parte del mercato. Verità parziale, visto che la stessa fu appunto trasferita a Leòn, a fronte del fatto che in Spagna fu trovato un accordo con i sindacati attraverso un particolare meccanismo di flessibilità del lavoro, che permetterà di “lavorare rate” a seconda della domanda che arriverà di volta in volta.

Non solo, perché la Vestas rifiutò di realizzare a Taranto la produzione della turbina V-112, secondo una proposta avanzata dai sindacati, prefendo produrre anche questa turbina nello stabilimento di Leòn, proprio grazie ai vantaggi fiscali di cui usufruisce in Spagna. Quell’accordo del novembre 2013 lo abbiamo sempre criticato e quanto sta accadendo ci sta dando purtroppo ragione. Soprattutto per le prospettive future. Tra Europa e America fanno utili, qui chiudono e provano a risparmiare anche sulle briciole (ricordiamo ancora una volta che la Vestas arrivò a Taranto negli anni ‘90 (insieme a Marcegaglia e Miroglio) grazie agli incentivi della legge 181 del 1989 sulla reindustrializzazione delle aree di crisi siderurgica). Auguri.

Gianmario Leone

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