A dare notizia dell’accaduto Piero Vernile, delle rappresentanze sindacali unitarie della Uilm. Il lavoratore, che oltre allo spavento ha riportato alcune contusioni e si è recato nell’infermeria dello stabilimento, “il giorno prima – sostiene Vernile – aveva segnalato al capo turno una perdita di olio dalla pala meccanica, un escavatore E 139, e ieri quando si è recato al lavoro il suo superiore gli ha assegnato lo stesso mezzo dicendo che l’officina lo aveva dichiarato idoneo”. L’incendio si è verificato “dopo neanche mezz’ora – aggiunge il rappresentante delle RSU – di inizio attività, mentre effettuava la ripartenza. Viste le fiamme alte e la rottura del finestrino, il lavoratore si è dovuto lanciare da un’altezza di circa due metri. Non è la prima volta che scoppiano i flessibili e l’olio viene riversato nel sottosuolo. I mezzi sono sprovvisti di radio per comunicare e l’azienda nonostante le nostre denunce non fa nulla”.
Appena quattro giorni fa, sempre nel reparto Grf, aveva preso fuoco un altro escavatore e l’operaio a bordo, che non si era accorto di nulla, era stato avvisato da alcuni colleghi. In merito a quanto accaduto, la Fim Cisl ha chiesto all’Ilva una convocazione urgente per approfondire quanto accaduto. La Fim Cisl ha inoltre denunciato la mancata comunicazione e informazioni agli RLS da parte dell’azienda che “in maniera arbitraria non ha ritenuto opportuno dare alcuna comunicazione. “Vista la situazione in azienda, rispetto ai problemi inerenti il tema della sicurezza – prosegue la nota – è inaccettabile un comportamento di tale noncuranza. Ragione per cui, chiediamo un incontro urgente al fine di chiarire le dinamiche dell’accaduto e la condotta irresponsabile delle relazioni e delle gestioni in materia di sicurezza in tale vicenda che hanno denotato uno scarso interesse nel coinvolgimento e nella partecipazione del RLS”.
Nella serata di ieri invece, si è diffusa una notizia (al momento di andare in stampa non confermata e comunque poco chiara), su un incendio verificatosi in Acciaieria 1. Intanto, i trasportatori dell’Ilva otterranno il pagamento parziale dei crediti maturati verso l’azienda per il lavoro svolto nel periodo precedente l’entrata in amministrazione straordinaria dell’azienda lo scorso 21 gennaio. Ieri il giudice del Tribunale di Milano delegato alla procedura dell’amministrazione straordinaria, Caterina Macchi, ha infatti autorizzato i commissari dell’Ilva a versare ai trasportatori sino ad un massimo del 32% dei crediti maturati. L’intero ammontare vantato dal settore è pari a circa 48 milioni di euro. Il magistrato milanese ha dunque ritenuto fondata la richiesta avanzata dai tre commissari. Come si ricorderà, nelle settimane scorse, dopo una continua protesta durata 40 giorni che aveva portato i trasportatori dell’Ilva a bloccare il movimento delle merci negli stabilimenti dell’azienda da Taranto a Genova a Novi Ligure, erano stati stipulati due accordi con la categoria dell’autotrasporto e con le loro associazioni.
In pratica, l’azienda si era impegnata a corrispondere un anticipo dell’80% agli operatori del Nord e del 60% a quelli del Sud sui nuovi servizi a partire dal 21 gennaio, a saldare la differenza entro un mese, e a chiedere al giudice delegato la possibilità di cominciare a pagare gradualmente i vecchi crediti. E proprio ieri dal magistrato è arrivato il via libera. Una notizia positiva in particolar modo per i lavoratori di Taranto, verso i quali l’azienda è esposta maggiormente: tanto che i trasportatori, sul rientro delle vecchie fatture, avevano chiesto meno sulla parte corrente pur di ottenere qualcosa in più sullo scaduto.
Il timore era infatti quello di non vedere più saldati i crediti vantati sino allo scorso 21 gennaio, data dell’entrata dell’Ilva in amministrazione straordinaria. L’ultimo decreto Ilva, convertito nella legge numero 20 del 4 marzo scorso, li ha invece “salvati” prevedendo per i trasportatori, così come per le ditte dell’indotto e gli istituti di credito, la prededuzione dei crediti. A quanto è trapelato ieri, l’azienda redigerà a breve un piano di rimborsi scadenzato nel tempo. I pagamenti degli arretrati dovrebbero essere graduali. In un secondo momento verranno saldati i crediti vantati da quelle aziende che per l’Ilva hanno effettuato manutenzioni, riparazioni, forniture e gli interventi connessi all’Autorizzazione integrata ambientale. Resta da capire, almeno per noi, da dove provengano queste risorse. Probabilmente si sta utilizzando una parte dei 156 milioni di euro arrivati “in dote dalla Fintecna”. A breve ne sapremo senz’altro di più.
Infine, la Fiom Cgil ha segnalato un caso abbastanza curioso ed allo stesso tempo molto serio. Il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, attraverso la circolare n. 8 del 20.03.2015, ha confermato per l’anno 2015 la proroga dell’incremento del 10% del trattamento di integrazione salariale nei Contratti di Solidarietà (in applicazione dell’articolo 2 bis del decreto legge 31 dicembre 2014 n. 192, convertito in legge, con modifiche, dalla Legge 27 febbraio 2015 n. 1). La Fiom Cgil ha pertanto scritto all’Ilva e all’Ufficio RIN con cui chiede “di conoscere da quando e con quali modalità viene applicata tale proroga ai lavoratori Ilva collocati in CdD, stante la notizia di fonte ministeriale che l’integrazione salariale al 70% decorre dall’ 01.01.2015”. Questo perché sia a gennaio che a febbraio l’azienda ha continuato a pagare i lavoratori versando lo stipendio al 60%. Complimenti.
Gianmario Leone
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