Ilva, il rilancio in due fasi ma restano tanti dubbi
Due fasi di gestione industriale, una di stabilizzazione e normalizzazione e un’altra di rilancio e sviluppo ha dichiarato ieri il nuovo direttore generale dell’azienda Rosini. Ma i sindacati evidenziano i ritardi sulla tabella di marcia per quanto riguarda i lavori di risanamento ambientale e la costituzione della new.co. Oltre alla tenuta occupazionale, al bacino storico dei lavoratori dell’appalto e dell’indotto e agli accordi da rinnovare per gli altri stabilimenti come Genova
Due fasi di gestione industriale, una di stabilizzazione e normalizzazione e un’altra di rilancio e sviluppo. Nella prima ci sarà l’avvio dei più importanti cantieri previsti dalle prescrizioni del garante dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per il secondo trimestre, tra cui il rifacimento dell’Altoforno 1, la cui ripartenza è prevista per il terzo trimestre. Nel quarto trimestre prenderanno nuovamente il via i cantieri dell’acciaieria. Mentre per il 2016 si prevede la ripartenza dell’altoforno 5. Sono questi i punti definiti dal direttore generale dell’Ilva di Taranto Massimo Rosini, al vertice che ieri si è tenuto al ministero dello Sviluppo economico ed al quale hanno partecipato le sigle sindacali Fiom, Fim e Uilm, i tre commissari del siderurgico (Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi), il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e il sottosegretario al Ministero del Lavoro Teresa Bellanova.
Nella seconda fase di rilancio, ha reso noto ancora Rosini, sarà quindi necessario recuperare capacità produttiva e quote di mercato perdute in questi anni. Sul fronte delle risorse economiche, il commissario Enrico Laghi ha comunicato che nei prossimi giorni saranno disponibili le risorse del contenzioso con Fintecna, pari a 156 milioni di euro. Servirà ancora attendere un provvedimento del GIP di Milano e della Camera di Consiglio della Procura del capoluogo lombardo, invece, per 1,2 miliardi di risorse sequestrate dai Riva. Ci sono poi 175 milioni di euro custoditi al Fondo Unico della giustizia.
Inoltre si attendono le mosse delle banche che nei prossimi giorni dovranno manifestare le loro disponibilità nel riaprire linee di credito. Infine sulla new.co, inizialmente prevista per marzo, il ministro Guidi ha annunciato come imminente l’avvio di un decreto che prevederà l’istituzione di un fondo di turnaround che sarà operativo attraverso la new.co per la prossima estate e si occuperà, alla sua partenza, proprio dell’Ilva come primo intervento.
“Lo stato di avanzamento del piano industriale, di ambientalizzazione e le ulteriori azioni per il recupero gestionale e reddituale dell’Ilva sono stati al centro dell’incontro che si è svolto questo pomeriggio al Ministero dello Sviluppo Economico e presieduto dal Ministro Federica Guidi. All’incontro – si legge nella nota ufficiale del MiSE – hanno partecipato il Sottosegretario del Ministero del Lavoro Teresa Bellanova, i tre commissari straordinari dell’Ilva (Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi) e i rappresentanti sindacali di Fiom, Fim e Uilm. Durante il confronto – si legge nella nota – sono stati forniti, in modo dettagliato, ai sindacati elementi aggiuntivi sulle fasi appena attuate del piano industriale e sui prossimi avanzamenti previsti per i prossimi mesi nonché sulle azioni in atto per il reperimento delle risorse finanziarie necessarie ad attuare il piano di ambientalizzazione ed assicurare una corretta gestione ordinaria del sito siderurgico di Taranto. È stata inoltre fornita la tempistica relativa all’avvio del Fondo di turnaround che avrà proprio l’Ilva tra le operazioni prioritarie”.
“Siamo ottimisti, l’incontro di oggi è andato bene. Stiamo lavorando per attuare il piano”. Così si è espresso il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova al termine del vertice al ministero dello Sviluppo economico. Di tutt’altro umore e avviso invece, i sindacati. “Ci sono due punti critici. Il primo è la gestione della fase di transizione che ci divide dalla costituzione della new.co, prevista in un primo momento per aprile-maggio ma, da quanto appreso oggi, spostata alla prossima estate, e le relative risorse per finanziare questa fase. Il secondo punto è la gestione del bacino storico dei lavoratori degli appalti dell’Ilva, a cui va garantita la retribuzione”
. È quanto hanno scritto in una nota congiunta Rosario Rappa, segretario nazionale Fiom, e Mauro Faticanti, coordinatore Fiom della siderurgia, al termine dell’incontro al ministero dello Sviluppo economico di ieri. “Finita questa fase – continuano i due sindacalisti – è necessaria una discussione sul piano industriale che riguardi tutti i siti, a partire da quello di Genova nella difesa dell’accordo di programma e negli investimenti necessari alla produzione della banda stagnata, e passando per Novi ligure e gli altri stabilimenti del gruppo”, conclude la nota.
Sull’Ilva “il programma previsto dal Governo è in preoccupante ritardo: sul piano ambientale, industriale e sulla new.co”. Questo quanto sottolineato invece dal segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli, al termine dell’incontro di ieri. “Questi elementi – aggiunge – allontanano gli obiettivi di ambientalizzazione e rilancio industriale, vanno coinvolti soggetti industriali siderurgici nel più breve tempo possibile, recuperare tutti i ritardi e assicurare tutte le risorse per il rilancio dell’Ilva e del suo indotto”. Per Bentivogli infine “la situazione è al collasso e il perdurare di carenza di risorse e interventi rischia di rendere molte problematiche sempre più di costosa e irreversibile criticità”.
“Ilva è in grado di poter recuperare mercato ma occorrono risorse, tempi certi e adeguata manutenzione degli impianti”.
Ad affermarlo in una nota è Rocco Palombella, il segretario generale della Uilm all’uscita dal Mise. Dopo i 156 milioni versati da Fintecna, sottolinea il sindacalista, “ora bisogna sbloccare tutte le altre risorse per il risanamento ambientale e gli investimenti industriali. Sarà importante rendere accessibile il fondo di ristrutturazione per le aziende; occorre accendere celermente il prestito da 400 milioni che dovranno contrarre i tre commissari; bisogna utilizzare il miliardo e 200 milioni sequestrato nel 2013 ai Riva dalla Procura”. Il momento, aggiunge Palombella, “è delicato, perché nelle prossime ore si fermerà l’Acciaieria 1 insieme al contemporaneo fermo dell’Afo5 con i contratti di solidarietà applicati che entro giugno arriveranno al numero di 3.178. Non era mai successo nella storia dell’Ilva. Ci vogliono risorse a breve anche per la copertura dei parchi minerali più grandi come quelli primari e fossile. E non bisogna dimenticare le ditte dell’indotto collegato che sono strategiche per il rilancio del gruppo: occorre rimetterle in condizione di operare. Insomma, non c’è tempo da perdere e c’è tanto da fare”, conclude il leader della Uilm. Infine, al termine della giornata di ieri, si è appreso che nel primo Consiglio dei Ministri utile arriverà un Dpcm (Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri) che istituirà il fondo di tournaround previsto dal decreto sulle banche popolari diventato legge proprio ieri. Il Fondo entrerà nel capitale della new.co che dovrà risanare l’Ilva.