E’ legge la riforma delle banche popolari, inserite norme per l’Ilva
La riforma delle banche popolari è legge. Il decreto ha ottenuto ieri il via libera del Senato, dove il governo ha posto la fiducia, con 155 voti favorevoli e 92 contrari. Il provvedimento non ha subito modifiche, rispetto al testo approvato da Montecitorio in prima lettura, ed esce da palazzo Madama esattamente come era entrato. Poche modifiche per l’articolo che delinea la struttura della società per azioni a partecipazione pubblica che servirà alla ristrutturazione e al rilancio delle aziende in perdita ma con “buone prospettive industriali e di mercato”. La prima delle quali come detto anche ieri nel vertice al MiSE sarà sicuramente l’Ilva.
In particolare è stato precisato che nel capitale del nuovo veicolo potranno entrare, con una quota di minoranza, anche gli enti previdenziali e che l’intervento potrà riguardare anche imprese non industriali. In più, la spa semi pubblica dovrà favorire processi di consolidamento non solo industriale ma anche occupazionale. Sono state invece introdotte ex novo nel decreto altre due norme scritte ad hoc per le necessità del siderurgico di Taranto. Innanzitutto, si prevede che il Fondo di garanzia delle Pmi gestito dal ministero dello Sviluppo dia priorità alle richieste che puntano a facilitare l’accesso al credito delle piccole aziende fornitrici e creditrici dell’Ilva di Taranto o forniscono “beni e servizi connessi al risanamento ambientale o funzionali alla continuazione delle attività” di impianti di interesse strategico nazionale.
E’ stata poi aumentata, da 500 a 550 milioni di euro, la garanzia massima dello Stato sui debiti contratti dalle imprese in amministrazione straordinaria con le banche per il finanziamento della gestione corrente o per la riattivazione degli impianti.