“Salvare i lavoratori della TCT” – Appello dei sindacati a Delrio
TARANTO – Vista l’aria che tira, meglio correre ai ripari. Provando ad evitare, o forse sarebbe meglio dire soltanto a rimandare, l’ennesimo disastro sociale. Nella giornata di sabato infatti, le segreterie territoriali di Taranto di Cgil, Cisl e Uil hanno presentato formale richiesta al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Graziano Delrio, ed al sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova, affinché venga convocato un incontro urgente sulla proroga del trattamento di Cassa integrazione straordinaria per i 570 lavoratori della TCT (Taranto terminal container), che scadrà il prossimo 28 maggio.
L’ammortizzatore sociale deve infatti essere prorogato per il quarto anno consecutivo, visti i mancati investimenti da parte della società terminalista, il rischio del mancato rinnovo della cigs è più che mai concreto. Gli investimenti sono legati a doppio filo al destino dei 570 lavoratori della TCT, senza dimenticare l’indotto su cui gravitano le attività del porto pugliese. Come ad esempio quelle degli autotrasportatori, che negli ultimi anni hanno visto crollare la propria attività sul terminal pugliese. Il rinnovo della CIGS può essere concesso soltanto se la società ottempererà all’80% degli investimenti previsti, ammontanti ad un totale di 7 milioni di euro. Ma vista la situazione alquanto delicata, il sottosegretario Delrio già lo scorso 11 marzo si è fatto carico della vertenza dei lavoratori della TCT presso il ministero del Lavoro. Segnale che già all’epoca definimmo di cattivo auspicio.
Come sicuramente non casuale è stata la visita lampo dello stesso Delrio giovedì scorso a Taranto, durante la quale ha incontrato prima il Sindaco Stefàno e poi in Autorità Portuale il presidente dell’ente Sergio Prete: evento che ha creato un piccolo giallo intorno al futuro del porto di Taranto. Visto che è tornata a circolare con forza la notizia trapelata in alcuni ambienti appena pochi giorni fa: ovvero l’esistenza di una lettera inviata alla presidenza del Consiglio dei Ministri da parte della Luanta N.V., una holding finanziaria della società taiwanese Evergreen (con sede a Rotterdam in Olanda), nella quale viene enunciato il disimpegno totale per quanto riguarda le attività presso lo scalo ionico.
La notizia non è stata però confermata dai sindacati di categoria, ai quali è stata smentita l’esistenza della lettera, sostenendo che tutte le notizie in merito le avranno soltanto in occasione dell’incontro già programmato a Roma per fine mese a Palazzo Chigi (ancora ieri però non era stata comunicata la data del vertice). Certo, il fatto che gli stessi sindacati non siano stati avvisati della visita di Delrio, lascia credere che la lettera ci sia ma che si sia preferito attendere il vertice romano prima di dare notizie che indubbiamente creerebbero un terremoto, non solo economico, in città. Ma visto quanto sta accadendo, i sindacati hanno scelto di agire per tempo, chiedendo a Delrio di incontrarsi quanto prima per mettere al sicuro gli stipendi dei 570 lavoratori della Tct per i prossimi 12 mesi. Secondo i sindacati confederali “la posizione dei dipendenti della società che gestisce il terminal, pur fortemente influenzata dalla continuità aziendale, deve essere tenuta rigorosamente distinta dalle complesse dinamiche che attengono allo sviluppo del sito”.
L’addio definitivo di Evergreen (che detiene il 40% della Tct, mentre Hutchinson Whampoa possiede il 50% e Gsi gruppo Maneschi il 10%), sarebbe del resto il passo finale di un disimpegno iniziato nel settembre del 2011 quando furono dirottate al porto del Pireo due linee internazionali su quattro del traffico merci, e proseguito poi con la decisione dello scorso 21 settembre con cui Evergreen cancellò dal suo sito istituzionale Taranto come approdo delle navi oceaniche. Scalo greco che non se la passa poi così bene, visto che nel 2014 il porto del Pireo ha movimentato complessivamente 14,0 milioni di tonnellate di merci, con una flessione del -9,0% rispetto a 15,4 milioni di tonnellate nel 2013. Il traffico con l’estero è ammontato a 9,2 milioni di tonnellate (-13,3%) mentre quello nazionale si è attestato a 4,8 milioni di tonnellate (+0,8%).
Sicuramente non meglio di quanto realizzato dal porto di Taranto, dove comunque i traffici si sono completamente azzerati con l’inizio del nuovo anno. Con il traffico delle merci movimentato che nel 2014 ha registrato una flessione del 2,2% scendendo a 27,8 milioni di tonnellate rispetto ai 28,4 milioni di tonnellate movimentate nel 2013. E dove i lavori previsti dal protocollo d’intesa firmato nell’aprile del 2012 devono ancora vedere la luce. Ma come abbiamo già sottolineato e si può evincere dal box in pagina, ai nostri politici, e ad enti come Confcommercio, Camera di Commercio e Confindustria, pare interessi soltanto l’accaparrarsi della poltrona del prossimo presidente dell’Autorità Portuale. Auguri.
Gianmario Leone