lsuLa vertenza dei lavoratori ex Lsu e degli Appalti Storici nella scuola, è tutt’altro che chiusa. I sindacati di categoria Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltrasporti-Uil, hanno scritto una lettera congiunta al ministero dell’Istruzione e del Lavoro e delle Politiche sociali, nonché alle cooperative per cui operano i lavoratori, per evidenziare “il crescente disagio che si manifesta tra i lavoratori ex Lsu e Appalti Storici, a seguito delle situazioni incresciose determinate sia dalla committenza degli appalti di pulizia e di mantenimento del decoro, sia da parte delle società titolari ed esecutrici dei servizi oggetto degli appalti nei singoli lotti”.

Il tavolo di monitoraggio costituito dalle parti che ha come obiettivo la puntuale erogazione dei servizi, il rispetto e la corretta applicazione delle intese ministeriali raggiunte con l’accordo del 28.03.2014 e successivi e sulla continuità dei finanziamenti e degli interventi di sostegno fissati dalle varie intese ha, fino alla conclusione dello scorso anno, svolto molteplici riunioni affrontando le diverse problematiche intervenute con l’apporto costante di tutti i soggetti protagonisti del confronto: “ora però, nonostante la presenza di numerose problematiche e diverse sollecitazioni da parte delle OO.SS. ed anche delle controparti datoriali, dal 30 dicembre scorso, lo stesso non si è più riunito”.

Nel frattempo, evidenziano i sindacati di categoria, si sono accumulati “pesanti inconvenienti”. A cominciare da parte del committente che fa registrare “pesanti ritardi nell’assegnazione delle risorse già stanziate, difficoltà nei rapporti contrattuali con le singole direzioni didattiche aventi titolo a sottoscrivere i contratti di pulizia e di mantenimento del decoro; ritardi nei pagamenti dei corrispettivi di appalto sia per la parte servizi di pulizia, ma soprattutto per la parte di mantenimento del decoro; comportamenti inaccettabili da parte delle imprese che gestiscono il servizio, che per i tramite dei loro consorzi hanno vinto la gara di appalto dando garanzie di capacità organizzative e finanziare ma che ora non rispettano gli impegni assunti, arrivando in alcuni casi, a non pagare neanche le ore effettivamente lavorate, oltre che il mancato riconoscimento della banca ore sulla base del contratto di assunzione ed in rispetto agli accordi sottoscritti in materia”, denunciano Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltrasporti-Uil.

Tra l’altro, ncora oggi, le problematiche inerenti in alcuni casi la mancata erogazione della Cig in deroga stabilita dagli accordi sottoscritti in sede Ministero del Lavoro da parte degli istituti preposti, così come le difficoltà nella stipula dei contratti, nella esecuzione dei lavori e dunque nella erogazione delle risorse economiche da parte del MIUR, “hanno generato e stanno generando in diversi territori, le motivazioni evocate da parte delle imprese per giustificare inammissibili ritardi nei pagamenti degli stipendi dei lavoratori e spesso anche decurtazioni rispetto alle condizioni ed agli orari individuali tutelati dall’accordo del 28 marzo 2014 e successivi” viene evidenziato nella lettera congiunta. Queste condizioni “creano enormi difficoltà anche nell’esercizio degli accordi sulla banca delle ore, sottoscritta dalle OO.SS. e dalle Associazioni Datoriali proprio per andare incontro alle suindicate difficoltà emerse nella gestione da parte spesso anche dei Ministeri stessi” (registrate soprattutto in Campania, e nel Lazio).

Inoltre, i sindacati evidenziano come il 3 marzo abbiano ricevuto da parte del MIUR, “dopo reiterate richieste e segnalazioni, la comunicazione dell’inizio delle assegnazioni per l’anno 2015. Il giorno successivo le imprese comunicavano che in ogni caso non sarebbero state in grado di garantire ai lavoratori la remunerazione dell’intero parametro contrattuale a causa del ritardo maturato dal MIUR nell’assegnazione dei finanziamenti alle scuole”. Altro importante tema è ovviamente quello delle risorse in prospettiva. Nell’ultima riunione del tavolo di monitoraggio del 19 dicembre scorso, era stato comunicato lo stanziamento di 130 milioni di euro sino a giugno 2015. Nella stessa riunione il sottosegretario, proprio con il fine di evitare le criticità evidenziate dai sindacati, prendevea l’impegno di rendere più puntuale possibile l’erogazione delle rimanenti risorse stabilite dagli accordi.

Visto che siamo già a marzo e considerata la situazione in atto, nonché le tempistiche burocratiche per assegnare definitivamente le risorse – evidenziano i sindacati – riteniamo necessario rimarcare la necessaria attenzione e tempestività nell’appostamento e nella erogazione corretta e puntuale delle risorse al fine di evitare ogni possibile conseguenza negativa per i lavoratori e ci aspettiamo dunque dalla parte politica del Miur e del Ministero del Lavoro un intervento utile in tal senso”.

Tutto ciò non fa altro che alimentare tensioni tra i lavoratori: per questo le organizzazioni sindacali hanno deciso di attivare lo stato di agitazione del settore degli appalti di pulizia negli istituti scolastici Ex Lsu e dei Appalti Storici. e la presente è da intendersi quale comunicazione ai sensi della L. 146/90 e della L.83/00. Dall’incontro odierno ci si aspetta “risposte immediate e concrete alle urgenti criticità denunciate, senza le quali saranno attivate le necessarie iniziative per assicurare il rispetto degli accordi, degli obiettivi condivisi e garantire la tutela dell’occupazione e del reddito per tutti i lavoratori Ex Lsu e dei Appalti Storici” avvertono le sigle sindacali.

Con il rischio concreto che si realizzi quanto evitato lo scorso anno. La Dussmann, azienda che nella nostra regione (dove la vertenza riguarda oltre 3.500 lavoratori di cui ben 700 nella sola Provincia di Taranto) ha vinto nell’estate del 2013 la gara ministeriale indetta dalla Consip, giocata al massimo ribasso, che prevede tagli dal 50 al 70 per cento sul monte ore settimanale (anche sotto i minimi contrattuali delle 15 ore): le differenze dipendono dagli accantonamenti di personale accumulati da ciascun istituto scolastico. Nel migliore dei casi, il salario base di un lavoratore, 700/800 euro, già di per sé più che basso, verrà dimezzato. Fino a sfiorare, in alcuni casi, le 200 euro mensili. Ben al di sotto della cosiddetta soglia di povertà (per nemmeno tutto l’anno e in assenza di ammortizzatori sociali).

G. Leone

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