“La sagra infinita del progetto Tempa Rossa si arricchisce di un altro tassello – continua D’Amato – Una delle prescrizioni richieste prevedeva che ‘i lavori potranno avere inizio soltanto dopo la conclusione della procedura di caratterizzazione ed eventuale bonifica della aree a mare e a terra direttamente interessate’. Ma qualcosa era in agguato. Sarà la prossima entrata in vigore della nuova Seveso che comincia a far paura, ma sta di fatto che il ministero dell’Ambiente ha decisamente accelerato l’avvio del progetto per le aree sia a terra che in mare dichiarando che questa prescrizione ‘possa considerarsi ottemperabile in più fasi successive (…) purchè la realizzazione delle opere e delle aree di cantiere non interferisca in alcun modo (…) con le aree contaminate’. In pratica, è come quando da bambini le mamme consentivano di giocare a palla purché non sudassimo”.
Questa pericolosa marcia indietro minaccia seriamente di far tagliare a breve il nastro per uno dei peggiori progetti immaginati per Taranto: “Non che ci aspettassimo un comportamento diverso da parte del governo Renzi, che continua nella testarda opera di trattare il nostro territorio come destinatario delle peggiori scelte gestionali a memoria d’uomo. Ma non tutto è perduto giacché in Europa, grazie alla denuncia del comitato Legamjonici, sanno che ‘la realizzazione e l’attività del progetto sono subordinati all’adozione del rapporto di sicurezza e del nuovo piano di emergenza esterno nonché alla loro notifica al CTR, che dovrà redigere un parere tecnico finale. Come riportato nelle precedenti comunicazioni, il gestore non ha ancora notificato il rapporto di sicurezza finale sul progetto di ampliamento ‘Tempra Rossa’ (sic!), e quindi non è possibile fornire alcuna indicazione riguardo all’adozione di modifiche al piano di emergenza esterno’, facendo chiaramente intendere che l’attenzione della Commissione Europea sulla questione è ancora alta.
Ma se in Europa l’attenzione sul progetto è massima, cosa accade al Comune di Taranto? “La deliberazione del Consiglio Comunale del novembre scorso rimane di fondamentale importanza in quanto il Comune stesso ha un ruolo di rilievo, soprattutto nell’ottica di definire finalmente con coerenza il no al progetto. Se allora il Comune di Taranto ha intenzione di dimostrare coerenza, si opponga al progetto Tempa Rossa chiarendo i termini delle sue delibere ed impugnando l’ultimo provvedimento del ministero dell’Ambiente, visto che non risulta neanche tra i destinatari della determinazione stessa. Servono gesti forti e concreti – conclude l’eurodeputata tarantina – per dire a tutti che la città ha bisogno di alternative che non siano acciaio e petrolio, e va fatto subito”.
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