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Agricoltura, Di Ciaula (Isde): “Stop ai pesticidi. Puntiamo sul biologico”

Secondo l’ultimo rapporto nazionale ISPRA sui pesticidi nelle acque (biennio 2011-2012) vi è ovunque un’“ampia diffusione della contaminazione” e sono state rilevate 175 sostanze tossiche diverse, con tendenza all’aumento rispetto agli anni precedenti. La Puglia è purtroppo carente in merito ai controlli sui pesticidi ed è tra le regioni nelle quali sono stati effettuati il minor numero di campionamenti, comunque con riscontro di risultati preoccupanti e sopra i limiti.

È al quarto posto in Italia per uso di pesticidi e la provincia di Bari è prima in Puglia, con una media di 20.9Kg di pesticidi di diversa natura per ettaro di Superficie Agricola Utilizzata (Fonte: ISTAT), un utilizzo quasi quattro volte superiore a quello medio italiano (5.6Kg/ettaro), che è tra i più alti nell’Europa comunitaria. L’ultimo studio condotto da ARPA Puglia (DAP Bari) nell’ambito del Programma Regionale per la ricerca di residui di prodotti fitosanitari in prodotti agricoli (compresi olio e vino) ha confermato la presenza di pesticidi (da uno a sette diversi composti) nel 40.6% dei campioni esaminati su tutto il territorio regionale.

L’esposizione a pesticidi aumenta i rischi sanitari non solo per chi li usa (agricoltori) ma anche per i loro figli (a causa della trasmissione transgenerazionale del rischio), per chi vive in prossimità di campi trattati e per chi li assume con l’alimentazione (soprattutto i bambini). Le principali conseguenze sanitarie sono alterazione di vari sistemi ormonali, malattie metaboliche (compresi obesità e diabete), riduzione della fertilità, malattie respiratorie, malattie croniche neurodegenerative (Parkinson, Alzheimer), alterazioni dello sviluppo neuro-cognitivo dei bambini e cancro (soprattutto leucemia infantile). Una direttiva della CE (2009/128) impone che “gli utilizzatori professionali di pesticidi adottino le pratiche o i prodotti che presentano il minor rischio per la salute umana e l’ambiente tra tutti quelli disponibili per lo stesso scopo”. Questo impone la necessità di promuovere in ogni modo possibile tecniche agronomiche (principalmente coltivazioni biologiche) radicalmente alternative alle attuali. In questo momento, purtroppo, in Puglia solo il 9.3% della superficie agricola utilizzata è coltivata con metodo biologico (Fonte: ISTAT, Atlante dell’Agricoltura Italiana).

Sia lo Stato che gli enti locali possono fare molto, nel rispetto di quanto indicato dalla Direttiva 2009/128/CE all’articolo 7: “Gli Stati membri adottano misure volte a informare la popolazione e a promuovere e agevolare i programmi di informazione e di sensibilizzazione e la disponibilità di un’informazione accurata ed equilibrata sui pesticidi per la popolazione, in particolare sui rischi e i potenziali effetti acuti e cronici per la salute umana, gli organismi non bersaglio e l’ambiente che comporta il loro impiego, e sull’utilizzo di alternative non chimiche”.

Indipendentemente dalle attività a livello statale, anche le singole amministrazioni comunali potrebbero avere un ruolo importante fornendo informazioni corrette sui rischi da pesticidi e informazioni sui metodi di coltivazione biologica agli agricoltori (sportello informativo e di orientamento), promuovendo e incentivando in ogni modo coltivazioni libere da pesticidi sul proprio territorio, istituendo diete biologiche per scuole, asili e altri contesti di ristorazione collettiva, adottando un regolamento comunale sull’uso dei pesticidi, richiedendo alle autorità ambientali e sanitarie controlli periodici su prodotti agricoli coltivati in area comunale e diffondendo i risultati di tali indagini alla comunità. Dal punto di vista scientifico non abbiamo bisogno di ulteriori evidenze per capire che è urgente modificare il modo di coltivare i nostri campi, soprattutto nell’interesse delle nuove generazioni, quelle che pagano le conseguenze maggiori. La scelta delle coltivazioni biologiche è una tappa ormai irrinunciabile, sia per promuovere forme di sviluppo sostenibile del territorio che al fine di rispettare la salute umana.

 Agostino Di Ciaula – Coordinatore Comitato scientifico nazionale ISDE Italia

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