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Xylella, Confagricoltura: “Nelle chiese i ramoscelli di ulivo ci saranno”

La Domenica delle Palme, il 29 marzo, non mancheranno i rami di ulivo benedetti sugli altari delle Chiese e per le famiglie, anche nel Salento, dove imperversa la terribile fitopatologia della Xylella Fastidiosa, che ha compromesso parte del pluricentenario patrimonio olivicolo”. Lo assicura il presidente della Federazione nazionale olivicola di Confagricoltura, Donato Rossi. Spiega Rossi, olivicoltore per tradizione: “È periodo di potatura, che è ancora più drastica se l’olivo è ammalato, ed è anche per questo che si è diffusa la tradizione religiosa di usare rami di olivo al posto delle palme. Gli olivicoltori hanno sempre cooperato volentieri e continueranno a farlo, consapevoli del senso della celebrazione della Domenica delle Palme e del suo significato in rapporto alla Settimana Santa di cui è preludio”.

Sino alla scoperta della Xylella Fastidiosa nel Salento – spiega Confagricoltura – la diffusione del batterio era confinata principalmente nel continente americano (Usa, Messico, Costa Rica, Brasile, Venezuela, Argentina, Perù) e anche, se in modo più limitato, in Asia (Taiwan). Il batterio viene trasmesso da insetti vettori che si nutrono succhiando la linfa dei vasi xilematici delle piante infette. La malattia è stata confermata nel Salento un anno e mezzo fa, ma è presente da almeno un anno in più. In così poco tempo i danni sono stati enormi e si calcola che siano stati già compromessi più di 30 mila ettari di oliveti.

Gli olivi del Salento – osserva il rappresentante di Confagricoltura – stanno morendo. I cordoni fitosanitari non riescono ad arginare il contagio, che si sta espandendo e sta colpendo ora anche le piante di rosmarino e altre specie della macchia mediterranea. È un problema molto serio, con gli olivicoltori in grandissima difficoltà per il loro reddito, ma non solo. È sempre doloroso abbattere un ulivo; con esso si recide uno spicchio dell’eredità culturale e spirituale della nostra terra”. “A scanso di equivoci che troppo spesso sorgono – tiene a precisare in conclusione Donato Rossi – sono compromesse le piante e la produttività, ma non le olive e il relativo olio che resta sempre di altissima qualità. Il problema è che questo patogeno porta a un completo e rapido disseccamento della pianta, quindi distrugge il patrimonio vegetativo e arboreo”.

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