La società ha dato due, massimo tre settimane di tempo al sottosegretario Delrio per ricevere risposte in tal senso: in caso di riscontri positivi, farà partire gli investimenti a suo carico; altrimenti la presenza di TCT ed Evergreen (che nel settembre del 2011 spostò nel porto del Pireo due linee su quattro del traffico merci) a Taranto si rischierà di ricordarla soltanto nei libri di storia. Non è un caso se entro fine mese ci sarà un’altra riunione di aggiornamento a Palazzo Chigi, la terza (la prima si è svolta lo scorso 30 ottobre), dove si spera saranno acquisite le autorizzazioni per la diga foranea e la sistemazione della radice del molo polisettoriale. Per quanto concerne in particolar modo la realizzazione della diga foranea, il cui intervento prevede la realizzazione di un tratto, prevista nel Nuovo Piano regolatore del Porto di Taranto, a protezione del porto fuori rada, il bando europeo non è stato ancora pubblicato e si proverà ad accelerare i tempi tecnici affinché ciò avvenga nel minor tempo possibile.
Il tratto da realizzare ha la funzione di migliorare la protezione dal moto ondoso della darsena polisettoriale e dei relativi accosti. Per i lavori sono stati stanziati 14 milioni di euro (Fondi Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – PON Reti e Mobilità 2007/2013): secondo l’Accordo del 2012 lo scorso autunno sarebbe dovuto essere pubblicato il bando di affido dei lavori. Non è un caso se la TCT ha chiesto di accelerare l’iter delle autorizzazioni proprio su questo progetto: stando ad alcune indiscrezioni che abbiamo riportato più volte nelle ultime settimane, pare infatti che l’intervento potrebbe essere realizzato dalla stessa TCT e poi “consegnato” all’Autorità Portuale: il termine dei lavori, supererebbe di alcuni mesi il termine ultimo previsto nell’ultimo crono programma sottoscritto mesi addietro, ovvero giugno 2016. Questa strada accorcerebbe comunque i tempi rispetto all’eventualità di seguire la strada tutt’altro che positiva sulla quale sono passati i bandi dei progetti per la riqualificazione della banchina del molo polisettoriale e dei dragaggi dei fondali.
Tra l’altro, legato a doppio filo alla presenza degli azionisti a Taranto e agli investimenti futuri, è il destino dei 570 lavoratori impiegati nel Taranto Container Terminal, la cui cassa integrazione straordinaria scade il 28 maggio, senza dimenticare l’indotto su cui gravitano le attività del porto pugliese. Come ad esempio quelle degli autotrasportatori, che negli ultimi anni hanno visto crollare la propria attività sul terminal pugliese. Il rinnovo della CIGS infatti sarà concesso soltanto se la società ottempererà all’80% degli investimenti previsti, ammontanti ad un totale di 7 milioni di euro. Ma vista la situazione, il sottosegretario Delrio si è fatto carico della vertenza dei lavoratori della TCT presso il ministero del Lavoro. Il che tutto è tranne un segnale positivo. I lavori a carico della TCT riguardano l’ammodernamento delle dieci gru esistenti e l’installazione delle nuove, che saranno in grado di operare sulle portacontainer di ultima generazione.
Infine, ribadiamo ancora una volta che il traffico internazionale e locale dei container rimane al palo. All’Autorità Portuale infatti, era stato detto che le risposte di Evergreen in merito alla ripresa di una minima attività del traffico merci locale, sarebbero arrivate al termine del capodanno cinese, che pur continuando per mesi, termina ufficialmente il 15 marzo. Dopo quanto dichiarato ieri dagli azionisti, è chiaro che quella del carnevale altro non era che una banale scusa per prendere tempo in vista del vertice romano (dallo scorso 21 settembre Evergreen cancellò dal suo sito istituzionale Taranto come approdo delle navi oceaniche). Intanto i container continuano ad essere dirottati in quel di Bari. Dal 1 gennaio infatti, non è arrivato un solo container. Così come la sospensione dell’operatività del terminal da parte di TCT, che dura dallo scorso ottobre, giustificata con l’inizio dei lavori alle gru in concomitanza di quelli alla banchina, altro non è stata se non un’altra scusa per prendere tempo, visto che ancora oggi la TCT non ha iniziato alcun ammodernamento degli impianti. Se infatti nelle prossime settimane ci sarà qualche possibilità di feeder (navi portacontainers di piccola stazza per il servizio merci verso i porti di ridistribuzione del traffico), certamente non riguarderanno servizi di TCT ed Evergreen.
All’indomani dell’incontro romano, il segretario generale della FILT Cgil Oronzo Fiorino, sostiene di avere “il dubbio che qualcuno stia prendendo solo del tempo per non fare gli investimenti previsti come da accordo del maggio 2012 alla Direzione Territoriale del Lavoro su Cig straordinaria per ristrutturazione. Mi riferisco alla TCT che deve investire l’80% di 7milioni di euro. Voglio ricordare che nel mese di settembre TCT preannunciava che il 4 di ottobre chiudeva il terminal per interventi strutturali e manutentivi, affinché l’azienda potesse essere pronta a ricevere il traffico a lavori ultimati. Altrimenti si rischiava che, a fine lavori non ci fossero i mezzi idonei per lo svolgimento delle operazioni.
Verifico dopo qualche giorno attraverso la stampa estera che Hutchison investe centinaia di milioni di euro a Barcellona e Marsiglia, Evergreen al Pireo, e in Italia (Taranto) per investire la bellezza di 5milioni di euro, su mezzi di loro proprietà, non si capisce cosa stiano aspettando. Nel frattempo beneficiano degli ammortizzatori sociali degli investimenti dello stato per circa 200milioni di euro, compreso il consolidamento della banchina. Tutto questo per permettere a TCT di ricevere navi moderne con pescaggio di mt 16,50 ( i progetti li ha presentati TCT), altrimenti sarebbero stati fuori mercato. Spero che queste mie preoccupazioni siano solo tali e sarei ben felice di essere smentito e pronto anche a delle scuse. Credo, anzi ne sono convinto, che solo lo Stato nella persona del sottosegretario Delrio abbia tenuto fede agli impegni e che la Taranto Container Terminal stia solo continuando a mortificare i lavoratori e la città”. Tra poche settimane capiremo, si spera definitivamente, quale sarà il destino del porto di Taranto.
Gianmario Leone
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