Aree demaniali e beni comuni: cosa intende fare il Comune di Taranto?

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areeTARANTO – Cosa intende fare il Comune delle aree cedute dal Demanio e degli innumerevoli spazi pubblici abbandonati al degrado? Con quale metodo procedere? Quali le proposte da parte delle associazioni tarantine? Questi i caldi temi sollevati nell’incontro voluto venerdì scorso in biblioteca Acclavio dalla rete di associazioni Altre Economie per Taranto. Vi ha preso parte l’Amministrazione comunale, rappresentata dall’assessore al Patrimonio Di Gregorio, dall’arch. Netti, capo servizio dello stesso assessorato e dal consigliere di maggioranza Spalluto, apparso solo a inizio lavori e poi volatilizzatosi improvvisamente. Sono intervenuti anche rappresentanti di Manifatture Knos di Lecce e di Ex Fadda di San Vito dei Normanni, senza alcun dubbio le due esperienze più proficue in termini di recupero e riutilizzo di spazi pubblici in Puglia.
Iniziamo col dire che di ricetta non ce n’è una sola, perciò ben vengano questi confronti, anche quando le opinioni sono differenti. L’entusiasmante esperienza di Manifatture Knos e di ExFadda, ad esempio, suggerisce di rompere le inefficienze e le inerzie degli enti locali mediante la richiesta di affidamenti diretti sulla base di progetti utili per la comunità. Affidamenti che – è stato  specificato – sono legalmente percorribili in caso di finalità no profit e che si suggeriva di ottenere anche attraverso la preventiva occupazione degli spazi, da riportare poi a nuova vita, sia dal punto di vista strutturale, che sociale. L’idea proposta da Altre Economie per Taranto mirava allo stesso risultato, ma attraverso una strada diversa e ancora sfiorata dalla speranza, probabilmente ingenua, che gli enti locali vogliano e sappiano valorizzare il bene comune. Pretendere cioè un maggior protagonismo del Comune, il quale dovrebbe indire bandi capaci di orientare gli affidi secondo una strategia precisa di utilizzo dei luoghi. Già, perché comunque la si pensi sta tutto qui, come al solito, il problema.
Il Comune sembra essere parte passiva di questa, come di altre partite. Non può continuare a nascondere le proprie responsabilità dietro alla solita scusa che non ci sono fondi, quando poi si scopre che Taranto non partecipa alla maggior parte dei bandi regionali/europei in grado di assegnarne, senza considerare che i soldi che ha sono spesso spesi male. Addirittura l’assessore Di Gregorio, apprezzabile per averci messo la faccia, ha lamentato la mancanza di unità fra le associazioni del territorio, come se questo impedisse al Comune di agire, coordinare, o assegnare gli innumerevoli immobili degradati della città. Occorre però una visione, che qui purtroppo manca ancora. Per i Baraccamenti Cattolica, tanto per tirare in ballo uno dei beni più discussi e appetibili, si potrebbe fare un ragionamento che riteniamo tanto semplice quanto efficace: si tratta di un’area posta in pieno centro, forse l’ultima non soffocata per intero da cemento e asfalto e ‘io’, come Comune, voglio che diventi un villaggio dei movimenti e delle associazioni, delle arti e dei mestieri, stazione di mobilità sostenibile, luogo d’incontro e di opportunità immerso nel verde. Un po’ come sta avvenendo con l’esperienza non riconosciuta delle Officine Tarantine.
 Insomma un autentico polo di attrazione culturale e sociale in grado di rilanciare anche le aspirazioni economiche del Borgo. E’ uno spazio in cui poter fare tanto, ma le uniche cose certe al momento sono l’affido di tre edifici alla Asl per farne il suo centro di prevenzione e il parcheggio multipiano nell’ampia area all’aperto. Per carità, cosa utilissima e indispensabile il laboratorio Asl ma che, in quanto attività specialistica, potrebbe trovare altrettanto valida allocazione appena fuori dal centro, se non in periferia. Ma ci sono soldi pronti da spendere e il Comune deve fare cassa a prescindere. Lo stesso principio ispirerà anche l’attribuzione degli spazi che si intende dedicare alla cultura, ma è un grave errore assegnare le aree al miglior offerente come si sta facendo. Sui parcheggi abbiamo detto tanto, ricerche alla mano, ma neppure qui nei nostri rappresentanti c’è umiltà sufficiente per comprendere. Non resta che vedere cosa verrà fuori dall’annunciato Regolamento sui Beni Comuni che il Comune discuterà probabilmente già nel prossimo Consiglio (ne abbiamo parlato QUI) e continuare, in modo costante e perfino estenuante, ad alimentare il dialogo fra cittadini, movimenti ed associazioni. Per arricchirsi delle diversità e fare fronte comune nella pretesa di cambiamento.
Massimo Ruggieri

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